15 Novembre 2024 14:24

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15 Novembre 2024 14:24

Un’imperiese in Palestina: “Terra ricca di storia, natura e di un popolo incredibile”

In breve: Per far conoscere quella realtà a chi non si trova sul posto, Susanna realizza report in cui racconta tutto ciò di cui è testimone in questa esperienza.

L’imperiese S.B.dopo l’esperienza del 2018 e del 2021 (clicca qui), è tornata in Palestina per aiutare la popolazione, devastata da continui conflitti.

Per far conoscere quella realtà a chi non si trova sul posto, realizza report in cui racconta tutto ciò di cui è testimone in questa esperienza.

“Ogni volta che ascoltiamo i racconti o siamo testimoni delle violenze incredibili inflitte ai civili dai soldati e dai coloni, ci chiediamo come i Palestinesi fanno a resistere. Sanno che tantissimi cittadini del mondo li sostengono, ma troppi governi sono schiavi degli interessi economici con Israele e gli USA e questi da sempre impediscono, con il veto all’ONU, qualunque condanna.

L’occupazione violenta che mira alla pulizia etnica di tutta la Palestina dura da più di 70 anni e la resistenza del popolo è stata ed è essenzialmente nonviolenta, ma anche quando è risposta con le armi, ricordiamo che un popolo occupato in modo violento, vittima di apartheid, ha il diritto di ribellarsi (Convenzione di Ginevra).

In allegato le foto di alcune, pochissime cose che vorrei raccontare, come il banner in una via centrale di Ramallah che è la voce dei bambini che chiedono di essere rispettati, perché portatori di diritti e chiedono la fine dell’occupazione e del razzismo. Questo perché i bambini, anche di 7 anni, vengono arrestati, terrorizzati anche nelle loro case dalle irruzioni notturne violente dei soldati che distruggono i mobili e portano via un loro familiare, perché sono assaliti dai coloni mentre vanno a scuola, perché le loro scuole e case vengono inondate della skunk water, quel liquido putrido che persiste per tantissimi giorni sulle persone e rimane sui mobili ed è nauseabonda…., perché tanti rimangono orfani e/o perdono i loro fratelli e sorelle incarcerati per anni, decenni….

Un esempio per tutti: Il 1° ottobre a Betlemme il piccolo Rayan Soliman di 7 anni (!) ha perso la vita per un attacco di cuore per il terrore mentre era inseguito dai soldati che hanno poi impedito al padre di portarlo in ospedale dove sperava l’avrebbero salvato…. Proviamo a metterci nei suoi panni… Quanti palestinesi sono morti dissanguati su un marciapiede o ad un check point perché i soldati hanno impedito ai militi della Mezza Luna Rossa di prestare soccorso!

I soldati sparano ai giornalisti che sono uno dei loro target privilegiati e a chiunque stia passando per la loro strada quando (è la loro giustificazione) semplicemente pensano che una persona – ragazzo o donna –potrebbe aver l’intenzione di assalirli con un coltello … E non sparano ad una gamba, ma al petto, alla testa. Sanno di essere assolutamente impuniti.

I giornali hanno parlato, in questi giorni, dei 4 giovani uccisi a Jenin e dei 40 feriti? E dei morti a Nablus in assalti dell’esercito alla Città antica? E il ragazzo di ieri a Hebron… e hanno dato notizia dei 900 prigionieri che dal 6 ottobre stanno continuando lo sciopero della fame per solidarietà con gli ultimi 30 imprigionati senza alcuna accusa…. (detenzione amministrativa)?

Noi, appena arrivati, abbiamo trascorso 10 giorni nel villaggio di Khalet a Dabaa, nella regione di Masafer Yatta, a Sud, nell’area C della Palestina, quella dominata amministrativamente e militarmente da Israele che dal 1948 cerca di attuare quella pulizia etnica chiesta ai suoi generali da Ben Gurion nel 1948: eliminare la popolazione araba dalla “Sua” terra.

Tutta l’area che comprende ancora 12 villaggi integri, 1200 persone (altri già distrutti ed evacuati), è stata dichiarata “Firing zone”, area di addestramento militare: è vietato l‘ingresso a chiunque e la popolazione deve andarsene, perchè nel corso delle esercitazioni cadranno bombe e arriveranno proietti e… nessuna protesta se i bulldozers arriveranno a distruggere la casa, il riparo per gli animali, la riserva di acqua!

La Corte Suprema ha deciso la demolizione di 8 villaggi e sta iniziando a rigettare tutti i loro ricorsi.

Sentenza definitiva e negativa per Khalet a Dabaa dove la gente è pronta, ma non si arrende e alcuni di loro stanno preparando le grotte dove andare a vivere… perché quella è la loro terra e non se ne andranno!!! Essere con loro è non farli sentire soli. Certo non fermiamo un bulldozer protetto dai soldati, ma si filma e si fotografa e si invia nei nostri rispettivi paesi perché la notizia si diffonda… purtroppo, poi, i grandi media tacciono. E’ stato molto bello aiutare due famiglie (in quei 10 giorni eravamo io e Valerio con un fantastico giovane inglese, Alex e ora ve ne sono altri da GB, DK, AU…). Tra l’altro, le case di Khalet che saranno demolite, sono già frutto di ricostruzione della cooperazione ONU, EU e di tanti singoli stati, anche l’Italia che ha visto tanti pannelli solari donati, distrutti dai soldati! Israele irride non solo alle leggi, ma all’intelligenza, abdica ad una totale di umanità.

Importante: nelle manifestazioni contro le demolizioni e lo sgombero siamo insieme a molti Israeliani: Associazioni, gruppi, singole persone contrarie all’occupazione. Certo, i gas dei soldati hanno lo stesso effetto su tutti, ma, in caso di arresto, il trattamento è diverso: per noi ci può essere l’espulsione, per loro solo il divieto a tornare in quell’area per 10 giorni… Invece i coloni infieriscono indistintamente su loro e noi internazionali, addirittura attaccano i soldati stessi quando non li assecondano abbastanza nei loro crimini!

Vi racconto ora al volo ciò che è accaduto ad Hafez Huraini difensore dei diritti fondiari del villaggio di At-Tuwani, Masafer Yatta, e leader del South Hebron Hills Popular Committee, un gruppo di resistenza non violenta dal 2000. At Twani, è sotto l’avamposto illegale di Ma’on dove vivono coloni estremisti che in questi anni hanno avvelenato le pecore, sgozzato muli, distrutto case, sempre protetti dai soldati e che attaccano i bambini della scuola primaria che per andare a scuola devono percorrere un sentiero sotto la colonia…

Il 12 settembre Hafez, con suo figlio di 18 anni, stava coltivando il suo orto vicino a casa quando 5 coloni armati di bastoni di ferro, pistole e un M16, lo ha assalito fratturandogli entrambe le braccia e una mano. Lui, in extremis, ha lanciato l’attrezzo con il quale lavorava la terra colpendo di striscio uno di loro. Per fortuna l’arrivo della gente del villaggio e dei soldati ha fermato gli assalitori. Decisione dell’esercito: arresto di Hafez (con le braccia rotte) con accusa di tentato omicidio, mentre i coloni se ne sono tornati a casa impuniti. Se non vi fosse stato un inequivocabile video di 23 minuti, Hafez rischierebbe l’ergastolo… Non solo: uno degli assalitori ha squarciato le gomme dell’ambulanza palestinese sotto lo sguardo consenziente dei soldati… Questa è la giustizia di Israele.

E’ arrivato oggi un nuovo volontario italiano che sta partecipando ad un Master in Storia a Gerusalemme e ci ha raccontato come in pieno centro città, sui bus, giovanissimi israeliani circolino baldanzosamente e quindi molto pericolosamente con pistoloni o M16 incoraggiati dal ministro Gandz e come ogni giorno, da quando la violenza di soldati e coloni non ha più freno alcuno, muoiono 1-2 giovani palestinesi, solo a Gerusalemme. Ma veramente qualcuno crede ancora che gli Ebrei Sionisti cerchino la pace?

Ora noi imperiesi ( Valerio e Giovanni ed io) stiamo partecipando alla raccolta delle olive a fianco dei proprietari di ulivi che hanno i loro alberi sotto le colonie, perché continuamente attaccati dai coloni con pietre, coltelli, asce… Noi, alle volte con attivisti israeliani o FAZ3A, associazione palesstinese.

Amo tantissimo questa immersione nella vita palestinese e vorrei condividere tante altre storie, ma vi chiedo di indignarvi con me quando i nostri politici vanno a stringere la mano ai ministri di uno stato di APARTHEID, come lo ha definito anche Amnesty International! E se ci si indigna, occorre agire, quindi aderiamo al BDS, alla campagna di Boicottaggio Internazionale che sta funzionando!
Chi è interessato, mi può chiedere l’elenco dei prodotti frutto del furto della terra e dell’acqua e dello sfruttamento del lavoro del popolo palestinese!

Nelson Mandela definiva l’apartheid palestinese peggiore di quello sudafricano… lui se ne intendeva…”.

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