23 Dicembre 2024 04:59

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Imperia: Sindaco Scajola indagato per abuso d’ufficio per la demolizione di un balcone. La Procura: “In corso approfondimenti”

In breve: Il Sindaco di Imperia, Claudio Scajola, è indagato dalla Procura della Repubblica di Imperia anche per peculato e abuso d'ufficio. Le indagini, per entrambe le ipotesi di reato, non sono ancora chiuse. 

Il Sindaco di Imperia, Claudio Scajola, è indagato dalla Procura della Repubblica di Imperia, oltre che per minacce a pubblico ufficiale per la vicenda Bergaminelli-Maiolino, anche per peculato e abuso d’ufficio.

Imperia: nuovi guai per il Sindaco Claudio Scajola

Nel dettaglio, per quanto riguarda l’accusa di peculato, l’ex Ministro è accusato di aver fatto accompagnare a casa un’anziana signora con l’auto blu. La Procura ha già chiesto l’archiviazione.

Più complessa, invece, la vicenda che ha portato Scajola a essere iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di abuso d’ufficio. Si tratta, in particolare, del provvedimento con cui il Comune di Imperia ha intimato, a un privato, la demolizione di un balcone sito sulla facciata di un palazzo di via della Repubblica, a Imperia. Secondo la Procura il Sindaco avrebbe fatto pressioni su un funzionario del settore Urbanistica del Comune di Imperia per ottenere la firma del provvedimento di demolizione, poi risultato illegittimo e annullato dal Tar (che condannò il Comune al pagamento di 3 mila euro di spese legali) dopo il ricorso del privato. Ad oggi è stata acquisita documentazione in Comune e sono stati sentite persone informate sui fatti.

“Facendo seguito alle notizie di stampa pubblicate in data odierna – precisa in una nota la Procura – in cui si afferma che il Sindaco di Imperia, onorevole ClaudioScajola, è indagato da questo ufficio ‘per abuso di ufficio e peculato‘ si ritiene necessario effettuare alcune brevi precisazioni: in ordine alla ipotesi di peculato è stata avanzata richiesta di archiviazione per infondatezza della notizia di reato , mentre in relazione all’ipotesi di abuso di ufficio per aver ordinato la demolizione di un balcone, sono state effettuate diverse acquisizioni documentali presso gli uffici comunali e sono state ascoltate persone informate sui fatti; allo stato, sono in corso ulteriori approfondimenti finalizzati a verificare la fondatezza dell’ipotesi di reato”.

La vicenda del balcone da demolire

Tutto ha inizio nel 2019, quando il proprietario di un appartamento in via della Repubblica presenta al Comune di Imperia una richiesta di autorizzazione, poi regolarmente rilasciata, per l’ampiamento  del proprio balcone, da una porta finestra a tre finestre. Una volta terminati  i lavori il  Comune di  Imperia, il 17 giugno 2020 dispone un sopralluogo all’esito del quale avvia il procedimento  di demolizione. Il motivo? Il balcone avrebbe “pregiudicato l’immagine del fabbricato che è prospiciente una via del centro cittadino”.

Il Tar Liguria, con sentenza breve, ha accolto il ricorso presentato dal proprietario dell’immobile annullando gli atti del Comune, condannandolo al pagamento delle spese legali, circa 3 mila euro.

Nelle motivazioni il Tribunale scrive che “non è delineato quale sia l’interesse pubblico perseguito dal Comune di Imperia, posto che il manufatto non lede l’art. 107 del regolamento edilizio, così come il precedente passo della motivazione ha escluso la sussistenza della violazione alla simmetria della facciata del palazzo”.

Cosa disse Scajola in consiglio comunale

Il caso balcone fu oggetto anche del consiglio comunale del 9 gennaio 2023, quando venne discusso il debito fuori bilancio derivante dalla sentenza del Tar che condannava il Comune al pagamento di 3 mila euro di spese legali.

“Non c’è dubbio che questa pratica nasce male. Ma nasce male per un andazzo che c’era in questo Comune per cui hanno ritenuto in tanti, destra, sinistracentro, verde, giallorosso, con le abitudini inserite da chi ha guidato il Comune e gli assessorati all’urbanistica, che la Scia fosse intoccabile. Cioè, siccome hanno fatto la Scia, hanno diritto di fare quello che vogliono secondo quanto previsto dalla Scia.

Parliamo di un palazzo che è importante, in via della Repubblica, e che ha una sua facciata con i terrazzini che sono posizionati in maniera architettonica e omogenea. Invito chiunque a passare li davanti e a vedere, con una valutazione molto leggera.

Mi è stato risposto, a me, che era abitudine invalsa, le Scia sono intoccabili. Non capendo che le Scia vogliono dire un’altra cosa, vogliono dire semplificazione. Te la guardi, se è conforme vai avanti se no interrompi e chiudi.

Non è stato fatto questo ed è nato questo pasticcio. Quella della Scia era un’abitudine di dire va bene così. Non è che uno si  può inventare che dove ha una finestra ci fa un balcone e che questo possa essere avulso da una valutazione architettonica della facciata. E non si può pensare che gli uffici pensino che va bene così perché si è sempre fatto così. E cioè di fronte a una Scia non si guarda neanche e chi presenta il progetto si fa i lavori.

Questa è la morale della vicenda. Poi c’è la pratica, la forma, abbiamo sprecato 3 mila euro. Io sono indeciso se fermarmi qua o andare avanti. Non so cosa faremo adesso. Perché la cosa gravissima è che sia invalsa l’abitudine che secondo chi presenta un progetto o sponsorizza  un progetto, questo abbia luceverde. Non è così, o almeno con questa amministrazione e da quando ci sono io non è così. Diciamo che non è più così. Ora nel caso della pratica specifica, abbiamo  impugnato. Si è un pò pasticciato, era già passato il termine. Alla fine il Comune ha perso. Se così sarà, è un dispiacere. Però mettiamo la mano qua (sul cuore, ndr)  e guardiamo ognuno di noi cosa ha fatto negli anni passati per evitare che si fosse abituati a credere che l’urbanistica dovesse essere gestita in quel modo li”.

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