22 Dicembre 2024 12:53

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Imperia: flash mob di “Non una di meno” alle Vele d’Epoca. “Femminicidi e stupri fatti strutturali di una società patriarcale”

In breve: Un corteo silenzioso con striscioni ha sfilato in Calata Anselmi, nel cuore del Raduno delle Vele d'Epoca
Un corteo silenzioso e diversi striscioni hanno attraversato in serata Calata Anselmi, sfilando davanti alle signore del mare, nel cuore del Raduno delle Vele d’Epoca in ormeggio. E’ il flash mob organizzato da “Non una di meno” per protestare contro stupri e femminicidi e contro la colpevolizzazione delle vittime.

Un corteo silenzioso con striscioni ha sfilato in Calata Anselmi, nel cuore del Raduno delle Vele d’Epoca

Spiegano le organizzatrici dell’iniziativa: “Ti rissi no, tre parole che in palermitano significano: ti ho detto di no. Sembra un concetto molto semplice da capire ed invece siamo qui, ancora una volta, come molti altri punti della Rete NUDM, a mobilitarci con flash mob, presidi, passeggiate arrabbiate. Stiamo scendendo in piazza per rispondere e lottare contro stupri, femminicidi, molestie, aggressioni, violenza istituzionale, narrazioni tossiche istituzionali e non, che si ripetono ogni giorno perché Caivano, Palermo, 80 femminicidi del 2023 non sono un fatto isolato, ma un fenomeno strutturale di questa società patriarcale e machista che vogliamo combattere tutte insieme. Vogliamo farlo senza paura e con tutta la rabbia che abbiamo perché solo noi possiamo decidere cosa fare dei nostri corpi. Come ci vestiamo, dove andiamo, cosa ne facciamo, con chi decidiamo di condividerli è una scelta solo nostra. Vogliamo essere libere di vivere le nostre vite come ci sentiamo di fare. E nessuno deve permettersi di giudicare e colpevolizzare. E invece continua ad accadere con i media, interessati spesso solo ad una narrazione morbosa e pornografica, come accaduto per Caivano e Palermo; accade nelle aule dei tribunali quando le vittime di violenza vengono trasformate in colpevoli.  E non è da meno il fenomeno Giambruno con il suo “se non ti ubriachi, non trovi i lupi”. Deve essergli sfuggito, ma non ci stupisce, che i lupi sono l’espressione del patriarcato e della “cultura” dello stupro che ne è figlia. Tutto questo si può cambiare lottando per una società davvero transfemminista, antirazzista ed anticapitalista, non certo militarizzando le città come questo governo pensa di fare alimentando il fuoco della paura e dell’allarme. Siamo noi che dobbiamo riprenderci le strade, pretendere il mantenimento e lo sviluppo di una sanità gratuita, accessibile a tutta, con personale non obiettore, con consultori attivi e funzionanti, lottare per un’educazione femminista e laica nelle scuole,  lottare per eliminare il gap gender nel mondo del lavoro e per il riconoscimento economico del lavoro di cura, che va retribuito. E magari, perché no, anche arginare il ritorno di certi religiosi, come il vescovo Suetta, che dal suo piedistallo appoggia un governo fascista e razzista, fa proclami su aborto ed eutanasia, pretende di criticare i funerali che non gli piacciono e dimentica l’umanità che invece molte di noi mettono nel combattere l’ennesimo prodotto di questo tipo di società che non vogliamo, la frontiera”.

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