Perché sentiamo parlare di foca monaca nel Mar Mediterraneo e nel Mar Ligure? Come mai ci sono sempre più video di avvistamenti, soprattutto al sud Italia, ma non solo? La verità? La foca monaca nel nostro mare c’è sempre stata!
Negli ultimi decenni, la presenza della foca monaca nel Mar Ligure non è stata confermata da avvistamenti certificati, ma la specie, considerata sull’orlo dell’estinzione nei primi anni 2000, sta lentamente tornando a ripopolare il Mediterraneo. Ne abbiamo parlato con Sofia Bonicalza, Coordinatore scientifico del Gruppo Foca Monaca APS, che da anni si occupa della conservazione di questo animale elusivo e affascinante.
Foca monaca in Liguria: avvistamenti sporadici, ma che fanno ben sperare
“Al momento, non abbiamo avvistamenti verificati di foca monaca in Liguria negli ultimi anni – spiega Bonicalza – Il più vicino risale al 2010 a Portofino, un avvistamento subacqueo. Qualche anno fa si parlò di un possibile avvistamento a Bergeggi, ma purtroppo non siamo riusciti a verificarlo con certezza”.
Nonostante la mancanza di documentazione la specie è in ripresa in tutto il suo antico areale: “Un tempo la foca monaca era diffusa in tutto il Mediterraneo, poi è arrivata quasi all’estinzione. Nei primi anni 2000 si contavano poche centinaia di esemplari e l’IUCN la classificava come ‘in pericolo critico’. Oggi le ultime stime di popolazione parlano di circa 800-1000 individui, di cui circa 350 si trovano nell’Atlantico e i restanti nel Mediterraneo orientale”.
In Italia, la situazione è diversa: “Si parlava di una popolazione localmente estinta dagli anni ’80, quando si registrò l’ultimo cucciolo a Punta Foghe, non lontano da Bosa nella Sardegna occidentale. Da allora si è persa la conoscenza locale della specie, smettendo quasi di parlarne”.
Avvistamenti in aumento: la foca potrebbe tornare anche in Liguria
Negli ultimi anni, grazie ai social e alla maggiore sensibilizzazione, gli avvistamenti stanno aumentando: “Dal 2020 raccogliamo circa 15-20 segnalazioni all’anno in Italia – afferma Bonicalza – In Liguria sono ancora sporadiche rispetto ad altre regioni, ma nell’Arcipelago Toscano ci sono, il che non esclude una sua presenza ancora più a nord”.
Un segnale importante arriva dal progetto ISPRA, che ha installato fototrappole nelle grotte di Capraia per monitorare la presenza della foca: “Questo significa che dobbiamo essere pronti. È possibile che chi va per mare in Liguria prima o poi incontri una foca monaca”.
Il DNA ambientale: una nuova frontiera per il monitoraggio
Un metodo innovativo per studiare la presenza di specie elusive come la foca monaca è il DNA ambientale. “L’idea è nata nel 2019 dalla professoressa Valsecchi dell’Università Bicocca di Milano – spiega Bonicalza – Noi disperdiamo continuamente cellule nell’ambiente e, nel mare, queste si degradano in circa 48 ore. Se troviamo il DNA della foca monaca in un campione d’acqua, significa che è passata recentemente in quella zona”.
Il processo è semplice ma efficace: “Si raccolgono 12 litri d’acqua, si filtrano per trattenere il materiale organico, e in laboratorio si analizza il DNA con la PCR, un macchinario che cerca la sequenza genetica specifica della foca monaca”.
Il progetto Spot The Monk
Il Gruppo Foca Monaca supporta attraverso il progetto di ricerca e sensibilizzazione Care4Seals la campagna Spot the Monk. L’Associazione, anche con l’aiuto del WWF Italia e della Fondazione Acquario di Genova, gestisce una rete di raccolta campioni che si avvale dell’opera di centri diving, associazioni con personale formato appositamente tra cui, a Imperia, il team di Delfini Del Ponente: “In Liguria abbiamo 5 punti di raccolta e monitoriamo le acque 8 volte all’anno. È importante farlo in modo continuativo per avere dati affidabili” spiega.
Un animale difficile da avvistare
A differenza dei delfini, che emergono in superficie con la pinna o il soffio, la foca monaca è molto più difficile da vedere: “Può respirare solo con le narici fuori dall’acqua, rendendosi quasi invisibile. Spesso viene scambiata per un subacqueo perché sporge solo testa e dorso, che negli esemplari maschi adulti è di colore grigio-nero”.
Chi la osserva deve prestare attenzione ai movimenti: “Quando si immerge, fa una sorta di capriola, mostrando la pinna caudale. Se sta mangiando in superficie, si muove di più. In generale, gli avvistamenti durano pochi secondi perché è comunque sott’acqua che trascorre gran parte della sua esistenza”.
Cosa fare in caso di incontro con una foca monaca? Per segnalare un avvistamento, esiste un form dedicato, utile per raccogliere dati scientifici e monitorare il ritorno della foca monaca nel nostro mare che tutti possiamo compilare qui https://focamonaca.it/avvistamenti/. Tuttavia, se si è in mare ad Imperia e ci si trova davanti ad un possibile avvistamento è opportuno avvisare la Guardia Costiera e il team di Delfini Del Ponente.
A cura di Selena Marvaldi
Credits Foto: Emanuele Coppola