24 Novembre 2024 07:37

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24 Novembre 2024 07:37

IMPERIA. COLPO DA 900 MILA EURO ALLA BANCA CARIGE. DAVANTI AL GUP CONDANNATO UNO DEI CINQUE RAPINATORI. PER GLI ALTRI QUATTRO…/L’UDIENZA IN TRIBUNALE

In breve: È approdata questa mattina davanti al Gup Massimiliano Raineri (PM Paola Marrali) l'inchiesta relativa alla rapina perpetrata nel febbraio del 2012 ai danni della banca Carige di San Bartolomeo al Mare.

tribunale carige

È approdata questa mattina davanti al Gup Massimiliano Raineri (PM Paola Marrali) l’inchiesta relativa alla rapina perpetrata nel febbraio del 2012 ai danni della banca Carige di San Bartolomeo al Mare. Cinque gli indagati, tutti pregiudicati e al momento in carcere per reati affini. Questa mattina uno dei cinque indagati, tutti di origine siciliana, tra i 30 e i 38 anni, ha patteggiato una pena di 1 anno e 4 mesi (difeso dall’avvocato Beneventi) . Un secondo indagato ha invece discusso con la formula del rito abbreviato.

Il legale difensore (avv. Sansone) ha chiesto l’assoluzione in quanto le prove raccolte dimostrerebbero l’estraneità ai fatti del suo assistito. L’udienza è stata rinviata.
Per quanto concerne, infine, gli ultimi tre indagati, difesi dagli avvocati Lo Cascio e Raffaella Agnese (unico legale imperiese), l’udienza è stata rinviata al prossimo 23 novembre per definire le tipologie di rito alternativo.

LA RICOSTRUZIONE DELLA RAPINA

L’attività investigativa denominata ‘Final Destination’ ha preso piede nel febbraio del 2012 quando cinque malviventi, travisati con passamontagna irrompevano all’interno della Carige di San Bartolomeo asportando contanti e preziosi custoditi nelle cassette di sicurezza del caveau per un valore complessivo di circa 900 mila euro. In quella circostanza i malviventi agirono fulmineamente ed in maniera estremamente organizzata, tanto da riuscire a perfezionare il colpo in pochi minuti, dando fin dall’inizio la sensazione agli investigatori che si trattasse di un’organizzazione ben collaudata e dove ognuno aveva un ruolo ben definito. L’esame dei filmati e la ricostruzione della scena criminis hanno successivamente confermato tali iniziali sensazioni con in più la certezza di un agire studiato fino ai minimi dettagli.

Il primo rapinatore, entrato in banca in orario di apertura della stessa, si poneva in attesa in fila presso una cassa e al momento del suo turno chiedeva all’operatore di poter cambiare una banconota da 500 euro. Il secondo rapinatore suonava con insistenza alla porta della banca chiedendo di poter entrare. Una volta riuscito nel suo intento si dirigeva verso la scrivania della Direttrice e scavalcando l’arredo , iniziava a urlare dicendo che si trattava di una rapina , manifestando il fatto di essere armati ed imponendo all’impiegata di aprire la porta a bussola al fine di far accedere all’interno un terzo complice.

Il primo rapinatore così, intento al cambio della banconota, afferrava per il bavero della giacca l’impiegato , urlando ma allo stesso tempo invitando tutti i clienti presenti nella banca a stare calmi. Ai tre soggetti presto se ne univa un quarto , anch’egli completamente travisato ed entrato all’interno della banca con un trolley nel quale portava strumenti ed arnesi che di li a poco gli avrebbero consentito di spaccare ed aprire le cassette di sicurezza del caveau. I clienti insieme agli impiegati venivano legati ai polsi con delle fascette in plastica e rinchiusi in uno stanzino interno della Filiale. I rapinatori a quel punto chiedevano ai clienti terrorizzati se vi fossero persone ad attenderli fuori. Alla risposta affermativa di una signora , uno dei malviventi aveva la freddezza di uscire all’esterno e con la scusa che la madre si stesse sentendo male, faceva entrare in filiale i figli della signora così da evitare che questi si insospettissero non vedendo arrivare la madre. Dopo aver immobilizzato tutti i presenti , i rapinatori chiedevano al personale della banca di aprire le casseforti temporizzate, ma questi prendevano tempo riuscendo a far si che le stesse non fossero accessibili.

I malviventi si facevano consegnare dalla direttrice della filiale la chiave del caveau e , mentre il quarto rapinatore restava a sorvegliare i presenti , gli altri tre accedevano al locale ove erano custodite le cassette di sicurezza. Prima di allontanarsi, i rapinatori ordinavano ai presenti di attendere e non dare l’allarme; solo dopo alcuni minuti gli impiegati con difficoltà riuscivano a liberarsi delle fascette con le quali erano stati legati e a dare l’allarme.

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