Il Consiglio regionale della Liguria ha approvato una mozione che impegna la Giunta ad attivare un servizio a sportello rivolto alle famiglie e che “costituirà – si legge nel documento – uno strumento di ascolto e di informazione pro famiglia, difendendo la libertà educativa in capo alla famiglia e andando ad arginare quei fenomeni di indottrinamento ideologico, noti come “ideologia gender””.
I Comitati Arcigay della Liguria (Genova, Savona e Imperia) esprimono il loro “massimo disappunto per un atto che intende armare una lotta contro un fenomeno fantasma, cioè qualcosa che non esiste. La propaganda “anti gender” non ha vittime né carnefici, è una strategia che ha il solo scopo di denigrare il lavoro quotidiano di associazioni che portano nelle scuole la lotta al bullismo e alle discriminazioni. Non è ammissibile che la Regione Liguria spenda risorse pubbliche non per corrispondere ai bisogni delle persone e alle tante emergenze, bensì per corrispondere alla strategia di consenso delle destre e di chi su questi fantasmi costruisce carriere politiche. A proposito di bisogni e emergenze, ricordiamo che nel 2009 la Regione ha approvato una legge importante che promuove la lotta alle discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere. Ci preme sottolineare che proprio quella Legge (n. 52/2009) prevede un finanziamento per la formazione contro le discriminazioni: quei soldi ad oggi non sono ancora stati impegnati in attività concrete. È auspicabile che l’ente dia corso a ciò che è legge, e perciò è esigibile dalla comunità, piuttosto che mettersi al servizio della propaganda”.
Per questo quanto prima manifesteremo pubblicamente il nostro sdegno e invitiamo ad unirsi a noi le forze e le associazioni della Liguria a sostegno del nostro lavoro.
“È incredibile – prosegue Gabriele Piazzoni, segretario nazionale di Arcigay – come in tempi di grandi difficoltà finanziare per gli enti locali e di emergenze reali che attendono risposte dalle istituzioni, alcune politiche, oggi in Liguria e mesi fa in Lombardia, decidano di impegnare gli sforzi delle istituzioni in un’operazione due volte ignobile: la propaganda antigender è infatti come quei venditori di fumo, che per vendere i propri rimedi truffaldini devono prima convincere le proprie vittime di avere il problema a cui quel rimedio porterebbe soluzione. Si tratta di un imbroglio clamoroso, che oltre a iniettare paura nelle persone consuma tempo e risorse degli enti pubblici, a scapito dei veri problemi. Nelle scuole esiste un’emergenza mastodontica: si chiama bullismo ed è testimoniato da numerose ricerche autorevolissime in tutto il mondo, da decine di anni. Ne sono vittima le perone lgbti e quelle percepite tali, ma anche i ragazzi e le ragazze che provengono da altre parti del mondo, quelli sovrappeso, quelli diversamente abili e perfino quelli che non si possono permettere una felpa firmata. Il bullismo è un fenomeno quotidiano nelle scuole e gli strumenti messi in campo per contrastarlo sono insufficienti e in gran parte sostenuti dal mondo dell’associazionismo. Chi oggi tenta di raccontarci che l’allarme nelle scuole si chiama libertà educativa addirittura indottrinamento, sta capovolgendo una realtà e lo fa sulla pelle dei ragazzi e delle ragazze che di quella realtà e dei bulli sono vittime ogni giorno”, conclude Piazzoni.
C.S.