Due mesi di carcere (pena sospesa e la non menzione). È questa la pena inflitta dal giudice Sonia Anerdi nei confronti di un educatore di 39 anni, A.S., accusato di abuso dei mezzi di correzione e disciplina. Nel dettaglio, l’uomo, difeso dall’avvocato Carlo Fossati, era accusato di aver strattonato, spinto contro il muro e afferrato per il collo un 13enne ospite della comunità alloggio per minori presso la quale prestava servizio. La difesa del 39enne ha sempre negato ogni addebito, specificando che l’educatore fu costretto a bloccare il 13enne per evitare che si desse alla fuga e che il giovane tentò di allontanarsi, a dimostrazione del suo stato psicologico, anche una volta intervenuti sul posto gli agenti di Polizia.
LA STORIA
I fatti, avvenuti a Imperia, risalgono al dicembre del 2013. Il 39enne, su richiesta del preside di una locale scuola media, si recò presso l’istituto per prelevare il giovane 13enne che, secondo quanto raccontato dagli insegnanti, “aveva più volte manifestato episodi di violenza verso i compagni di classe”.
Una volta arrivato sul posto, l’educatore, secondo quanto ricostruito dall’accusa, avrebbe assunto atteggiamenti violenti nei confronti del 13enne, in particolare “lo spingeva con violenza contro un muro nonostante il ragazzo gli dicesse ‘fermati mi fai malissimo’, in un secondo momento, uscito fuori dalla scuola,proseguiva l’azione violenta, lo spingeva nuovamente e con forza contro un muro, lo strattonava, gli poneva un braccio attorno al collo e gli stringeva la gola, lo trascinava in quel modo per un tratto di circa 150 metri, gli diceva ‘guardami in faccia, guardami in faccia quando ti parlo’ stringendogli con una mano le guance per fargli voltare il viso verso di lui”.
Alla scena assistette una passante che chiese immediatamente l’intervento della Polizia. Subito dopo, sempre secondo quanto ricostruito dall’accusa l’educatore “afferrava nuovamente il minore per il collo lo sollevava da terra e lo trascinava dall’altro lato della strada, dove spingeva nuovamente il ragazzo contro un muro bloccandogli le braccia: da tali fatti derivava un serio pericolo di lesioni personali in danno del minore”