“La Sentenza del Consiglio di Stato sul depuratore della Città di Imperia riconosce, per l’ennesima volta, la lungimiranza politica con cui questa Amministrazione ha operato e continua ad operare, nell’interesse dei cittadini”.
Così il Sindaco di Imperia Carlo Capacci in merito alla notizia, riportata in anteprima dal nostro giornale, della sentenza della Consiglio di Stato sui costi del depuratore.
“Il depuratore, che come è noto fa parte dell’eredità lasciata dalle precedenti amministrazioni – prosegue Capacci – Nel 1989 venne affidato con gara di costruzione e gestione alla Ferrero Attilio SpA e alla Veolia Water Technologies (in Associazione Temporanea di Impresa “ATI”). I lavori di realizzazione dell’impianto sono stati ultimati nel 2013 (24 anni dopo!) e da quel momento, per 5 anni, l’ATI avrebbe dovuto gestirlo come previsto contrattualmente; trascorsi però i tempi per la realizzazione, l’Associazione ha chiesto di riparametrare i prezzi di gestione. La reazione del Comune di Imperia è stata quella di insistere sull’applicazione delle previsioni contrattuali del 1989 , per tutelare i cittadini che avrebbero altrimenti patito, oltre al ritardo nella realizzazione dell’impianto, un incremento tariffario ingiustificato”.
LA RICOSTRUZIONE DEL CASO DEPURATORE DA PARTE DEL COMUNE
L’ATI ha avviato un contenzioso per costringere il Comune a riprendere in consegna l’impianto, liberandosi in tal modo dagli oneri di gestione dello stesso. Il Tribunale ha respinto il ricorso dell’ATI che, a quel punto, ha proceduto ad inviare una nota al Comune di Imperia in cui preannunciava di abbandonare la gestione dell’impianto.
La reazione del Comune è stata quella di ordinare all’ATI di procedere con quanto contrattualmente previsto, vale a dire con la gestione del depuratore, invece che con il suo abbandono.
L’ATI ha quindi presentato ricorso al TAR Liguria, per ottenere coattivamente la presa in consegna dell’ impianto da parte dell’ Amministrazione, cristallizzando la gestione del depuratore, secondo quanto contenuto nel contratto del 1989, che prevedeva il costo di 30.605,49 €/mese. Il ricorso è stato respinto.
Ferrero SpA (in liquidazione) e Veolia Water Technologies hanno dunque impugnato davanti al Consiglio di Stato la Sentenza del TAR chiedendone l’illegittimità. Il Comune di Imperia da parte sua ha dichiarato infondata e inammissibile la richiesta dell’ATI, chiedendo di approfondire le posizioni creditorie e debitorie delle parti sui corrispettivi legati agli oneri di gestione, vantando un credito di oltre un milione e duecento mila euro nei confronti di Ferrero e Veolia.
Il Consiglio di Stato ha infine dato ragione al Comune, rigettando il ricorso in appello dell’ATI e chiedendo la valutazione tecnico-economica sulle partite dare/avere tra il Comune e l’Associazione.
A tutt’oggi il Comune di Imperia vanta un credito di Euro 1.200.000.00 nei confronti dell’ATI, così come risultante da documenti e fatture quietanziate che saranno consegnate al CTU per le occorrenti valutazioni.
L’Assessore all’ambiente Giuseppe De Bonis commenta: “Da questa sentenza si evince che il comportamento della nostra Amministrazione è sempre stato a favore dei cittadini. Attenderemo l’esito della verifica predisposta, certi però che anche questa darà ragione al Comune di Imperia e quindi ai suoi cittadini”.
Il Sindaco Carlo Capacci conclude: “Il Consiglio di Stato ha messo la parola fine alla vicenda dei costi di gestione del depuratore di Imperia che, come sempre sostenuto da questa Amministrazione, dovevano essere quelli previsti dal contratto originario. Ancora una volta abbiamo risolto un problema ereditato dal passato. Restiamo ora in attesa che Rivieracqua prenda in carico la gestione del depuratore, come da suo preciso onere normativo. In merito al passaggio della gestione a Rivieracqua, il Consiglio Comunale di Imperia aveva deliberato già oltre un anno fa”.