Una condanna a 3 anni di reclusione e un’assoluzione. Sono queste le richieste del pubblico Ministero Alessandro Bogliolo al termine della requisitoria del processo che vede imputati Gianfranco Montali (difeso dall’avv. Maurizio De Nardo) e Bruno Paparella (difeso dall’avv. Marco Carli) per il fallimento dell’US Imperia Calcio 1923, nel 2009. Il collegio composto dai giudici Aschero, Russo e Lungaro dovrà emettere la sentenza il prossimo 2 novembre.
I fatti risalgono agli anni 2003-2009, per larga parte riconducibili alla gestione dell’Imperia Calcio da parte della famiglia Montali. Il fallimento è avvenuto il 29 luglio del 2009. Dal 2003 all’11 maggio 2008 (giorno in cui la società ha ceduto a Tradeline) l’amministratore di diritto fu Alessandro Montali e l’amministratore di fatto il padre, Gianfranco Montali, a parte un periodo limitato in cui è stato amministratore unico (definito “testa di legno della famiglia Montali” dal Pm) Yvon Franzoni. Dal maggio 2008 fino al fallimento, invece, fu Bruno Paparella (definito dal PM “testa di legno della Tradeline”).
Per Gianfranco Montali l’accusa ha chiesto 3 anni di reclusione per bancarotta documentale e patrimoniale. Per quanto riguarda la bancarotta documentale, il PM sostiene che la contabilità fosse totalmente inattendibile a fronte di un disequilibrio costante tra costi e ricavi.
“C’era infatti – ha spiegato Bogliolo in aula – la presenza di molti costi (emolumenti in nero a calciatori, 40-50 mila euro a stagione) a fronte di incassi medi e sponsorizzazioni, Artifizi e manovre contabili sui libri hanno creato bilanci inattendibili e voci anomale. La mancata presentazione della dichiarazione dei redditi ha reso impossibile la ricostruzione del patrimonio dell’Imperia Calcio”.
Per quanto concerne invece la bancarotta patrimoniale, l’accusa deriva da un episodio relativo alla cessione di un immobile di proprietà dell’Imperia Calcio a privati, i cui proventi (175 mila euro), però, non sarebbero stati utilizzati per il pagamento dei creditori.
La difesa di Montali ha concluso il proprio intervento affermando:“Non c’è la minima prova, perché il fatto non sussiste”.
Per Bruno Paparella, amministratore ed espressione della Tradeline, accusato della sola bancarotta documentale, è stata chiesta l’assoluzione in quanto, “durante la sua gestione, la società non ha fatto alcuna operazione”.