Liguria in controtendenza rispetto agli anni passati con una diminuzione complessiva dei reati a fronte però di un aumento della percezione di insicurezza da parte dei cittadini. Ad eccezione della Spezia, si registra un calo dei reati in tutte le province, soprattutto in relazione ai reati contro il patrimonio, come i furti in abitazione (-25%) che destano il maggior allarme sociale, gli scippi e i borseggi oltre che dei furti di e su auto e moto.
Sono alcuni dei dati che emergono dal 10° Rapporto sulla Sicurezza Urbana e la Criminalità in Liguria, presentato oggi nella Sala della Trasparenza in occasione della riunione del Tavolo regionale della Legalità, convocato per il secondo anno consecutivo dalla vicepresidente e assessore alla Sicurezza Sonia Viale con la partecipazione di rappresentanti delle parti sociali, del mondo dell’imprenditoria, dell’Ufficio scolastico, del Terzo Settore e tutti i soggetti che possono dare segnali importanti sotto il profilo della fermezza e dell’educazione nella lotta alla criminalità e al degrado urbano.
“Il Tavolo della Legalità – afferma l’assessore Viale – è stato istituito nel 2012 con legge regionale: si tratta quindi di un momento istituzionale, per affrontare i temi della sicurezza urbana e della lotta alla criminalità organizzata dal punto di vista dell’osservatorio sociale. Oggi presentiamo anche il Rapporto annuale sulla Sicurezza Urbana e sulla criminalità organizzata in Liguria, frutto di un lavoro annuale che Regione affida all’Università degli Studi di Genova.
Un focus è dedicato anche alla Polizia Locale, diventata strategica anche nella competenza dei sindaci nella lotta al degrado urbano, componente essenziale nella percezione della sicurezza da parte dei cittadini. Dall’analisi emerge infatti che se da un lato i dati forniti dalle Prefetture ed elaborati dall’Università rivelano una diminuzione dei reati, dall’altro si registra una percezione di insicurezza da parte dei cittadini.
È un fattore che va esaminato e approfondito: su questo credo molto nel ruolo dei sindaci in sinergia con Prefetture. Va in questa direzione il lavoro che stiamo realizzando insieme per il Patto regionale sulla Sicurezza, in sinergia con i sindaci, le Polizie Locali e le forze dell’ordine”.
Il rapporto, curato dai criminologi e docenti dell’Università degli Studi di Genova Stefano Padovano e Vincenzo Mannella, rivela l’esito della prima ricerca effettuata sulle Polizie Locali liguri attraverso la consegna di questionari ad un campione di 470 agenti: il 55% degli agenti ha un’età tra i 50 e i 60 anni, un operatore su tre è in servizio da oltre trent’anni mentre solo il 13% degli agenti ha meno di 40 anni.
Gli agenti segnalano poi l’urgenza di un aggiornamento della normativa nazionale anche per riconoscere in modo adeguato i nuovi ruoli che la polizia locale è chiamata a svolgere per garantire la sicurezza, anche in relazione ai temi dell’abusivismo o dell’immigrazione.
Il rapporto mette poi a confronto i Comuni di Rapallo e Ventimiglia, simili per dimensione ma diversi sotto molteplici aspetti: emerge, in primo luogo, il fatto che l’insicurezza sia maggiormente percepita che reale, in quanto legata non a reati subiti ma a situazioni di degrado urbano quali, ad esempio, i bivacchi notturni, avvertiti maggiormente come un problema a Ventimiglia, o le richieste di elemosina, segnalate come una criticità dai rapallesi.
Il dato positivo è che sia a Rapallo sia a Ventimiglia la quasi totalità dei cittadini (90-92%) denuncia i reati subiti, che due cittadini su tre non sono mai stati vittime di reati mentre tra le vittime di reati, il 50% circa afferma di averli subiti “almeno tre anni fa”.
Il rapporto mette inoltre in evidenza in entrambi i Comuni la corrispondenza tra i reati percepiti come pericolosi e il loro andamento sul territorio: a destare maggiore allarme sono infatti i reati maggiormente denunciati. Per quanto riguarda, poi, la presenza di profughi, sia a Rapallo sia a Ventimiglia circa la metà dei cittadini ritiene che tale fenomeno sia portatore di problemi di sicurezza mentre nella città di confine viene richiesta con forza la chiusura dei centri di accoglienza.
Allo stesso modo, l’accento sull’eccessiva occupazione di aree o strutture in disuso è più forte a Ventimiglia con una percentuale del 61% del campione che la giudica “pessima”.
Per quanto riguarda la criminalità organizzata, Padovano pone in risalto la gravità di quei fenomeni criminosi che non si misurano soltanto dal numero di omicidi consumati o dalle manifestazioni di degrado urbano, ma dall’uso della violenza, dalle intimidazioni, dalla capacità di infiltrarsi in ambiente “sani”, fino ad imporsi nel tessuto sociale.
Questa è la forza del crimine organizzato la cui potenza per troppi decenni è stata sottovalutata, accampando spesso la scusa che si trattava di fenomeni passeggeri e isolati. Oppure di piccolo cabotaggio, ascrivibili alla “folcloristica” malavita, presente nei centri storici delle città di mare, avvezza al contrabbando di sigarette, alla prostituzione di strada e al disbrigo di pratiche illegali.
“Non bisogna mai abbassare la guardia – sottolinea l’assessore Viale – e le Istituzioni, Regione in primis, devono essere in prima linea nella lotta alla mafia. Dal rapporto emerge però una scarsa attenzione a questo fenomeno di cui si parla poco, al di là di singole iniziative tra cui, pochi giorni fa a Sarzana, la Giornata Nazionale in memoria delle vittime innocenti di mafia.
Si tratta di fenomeni gravissimi ma subdoli, che pur non assumendo le caratteristiche di allarme sociale, possono essere sempre presenti a covare sotto la cenere anche in Liguria. Per questo il Rapporto comprende l’audizione tenuta presso la Commissione parlamentare antimafia da parte del Presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti circa la situazione in Liguria: le sue sono parole chiare, precise, direi scolpite sul fatto che negare la presenza della criminalità organizzata non è accettabile, che vi è stata e vi sono possibili rischi di infiltrazioni nel tessuto economico e nelle amministrazioni ed è per questo che le Istituzioni tutte devono essere impegnate con il massimo sforzo con azioni concrete di efficace contrasto e attenta vigilanza”.