Un quartiere fantasma immerso in un silenzio spettrale. È così che appare la cosiddetta “zona rossa”, ovvero tutta la parte sottostante a quel che resta del ponte Morandi, il cui crollo il 14 agosto ha causato la morte di 39 persone finora accertate.
Gli inquilini dei condomini delle vie sottostanti al ponte, oltre 600 persone, sono stati evacuati negli istanti immediatamente successivi al disastro e hanno dovuto passare la notte fuori casa, da parenti, amici o in alberghi. Successivamente, i Vigili del Fuoco hanno iniziato ad accompagnare famiglia per famiglia alle rispettive case, giusto il tempo per recuperare animali domestici ed effetti personali strettamente necessari.
Gli inviati di ImperiaPost nella “zona rossa” di Genova
Per documentare la tragedia, due inviati di ImperiaPost si sono recati sui luoghi del crollo a Genova e, scortati dai Vigili del Fuoco, hanno potuto accedere alla zona che è stata oggetto di evacuazione, in particolare la parte “est” rispetto al torrente Polcevera.
Via Porro, Via Fillak, via Perlasca, tutte strade abituate a grandi flussi di traffico e a centinaia di famiglie che ogni giorno entrano ed escono dagli appartamenti, appaiono silenziose e deserte nelle immagini catturate dalle telecamere dei cronisti.
Si notano diversi residenti che, accompagnati dai Vigil del Fuoco, si recano nei propri appartamenti, portando via valige, gabbiette con dentro animali, provviste e sacchetti, ancora increduli.
Nel frattempo continuano senza sosta le operazioni dei soccorritori per trovare tra le macerie gli ultimi dispersi, che potrebbero essere dai 10 ai 20, secondo quanto riportato dal procuratore capo di Genova Francesco Cozzi.
La diretta all’interno della “zona rossa”
—-
Le testimonianze degli sfollati
“Ho sentito urlare il mio vicino di casa che diceva:“sta crollando”, mi sono affacciata alla finestra, il ponte non c`era più. Ho sentito un tonfo e poi la gente ha iniziato a scappare verso la strada. Io abito sotto la porzione del ponte che è rimasta in piedi, non ritornerò più a casa. Sono anni che abbiamo paura, è una tragedia annunciata per noi, era solo una questione di tempo. Io sono da mia madre al momento, altri sono negli alberghi, ora vogliamo solo andare a prendere i nostri oggetti di valore e cercare di superare questo dramma”.
“Anche io sono da mia madre – racconta un altro sfollato – non sappiamo se potremmo mai tornare nelle nostre abitazioni. Il palazzo apparentemente non ha subito danni, non è stato interessato dal crollo ma non è detto che l’impatto a terra non abbia compromesso le fondamenta. Sono ore che aspettiamo di entrare nelle nostre case, le operazioni vanno a rilento anche perché siamo più di 600″.
“Quella casa è tutta la mia vita – dice Lucia – ci vivo da 47 anni. Il Ponte quando mi sono trasferita a Genova dal sud Italia c’era già, abbiamo imparato a conviverci però la paura negli ultimi anni si è fatta sempre più grande. Spero tanto di poter rientrare al più presto ma se dovranno abbattere il ponte credo che i tempi si allungheranno. Conosco una persona che è rimasta ferita, fortunatamente a lui è andata bene”.
[wzslider autoplay=”true” interval=”6000″ transition=”‘slide’” lightbox=”true”]