Il Senatore Nedo Canetti ha compiuto 90 anni lo scorso 27 luglio. Nato a Imperia nel 1929, Canetti ha ricoperto la carica di Senatore fino al 1987 facendo parte di diverse commissioni. E’ stato anche dirigente nazionale del Partito Comunista Italiano.
A contribuire agli auguri anche il politico italiano Ugo Sposetti, che ne racconta la sua storia, tramite una lettera.
Il Senatore Nedo Canetti compie 90 anni: la lettera di Ugo Sposetti
“Carissime compagne, carissimi compagni, amici che, a sorpresa, vi siete ritrovati per festeggiare l’ambito traguardo di persona, a tutti noi, molto cara.
Quella di Nedo Canetti è una biografia difficilmente replicabile nel tempo che stiamo vivendo.
La biografia di una certa Italia, quella che prende vita dopo la guerra: la fondazione della Repubblica, la ricostruzione, il mondo diviso, la lotta politica, la rinascita dei partiti e dei sindacati, le lotte operaie e contadine, la voglia di sapere, di conoscere, la scuola per tutti, il ’68 e poi gli anni di piombo, gli anni Ottanta che finiscono nella rete di “Mani Pulite”, il travaglio dei partiti, fino alla scomparsa delle loro forme storiche.
Decenni belli, anni difficili, anni di passioni e di conflitti. Nedo Canetti li ha attraversati vivendoli intensamente, sempre con serenità e tenacia, con la certezza che domani cambierà, che potrà andare meglio, che dovrà andare meglio. E quindi impegnarsi, studiare, non stare fermi mai, qualunque sia il posto che stai occupando in quel momento.
D’altronde, oggi che insieme a voi festeggia i suoi 90 anni — un traguardo, non c’è che dire — Nedo non sta fermo, coltivando e insegnando il valore della memoria, i valori di tutta una vita: la democrazia, la redenzione degli ultimi, la cultura come fattore decisivo di progresso e di liberazione dai pregiudizi, di requisito necessario per costruire una ragione critica.
Un tempo poteva accadere, anche, che un maestro delle scuole elementari lasciasse le aule e i ragazzini, e uno stipendio certo e uno status sociale non da poco, per dedicarsi alla politica e alle sue istituzioni, tessendo un cursus honorum che avrebbe portato Nedo nel Pci di Togliatti e del suo conterraneo Alessandro Natta, poi nel Consiglio provinciale di Imperia e quindi per tre legislature al Senato: la VI dal 1972 al 1976; l’VIII e la IX dal 1979 al 1987.
Senatore della città più bianca della Liguria, il feudo di Scajola. A questo proposito, Nedo ha confezionato un capolavoro che vale la pena raccontare: è senatore complessivamente per dodici anni, ma al Senato lavorerà “e vivrà” per un totale di 37 anni. Decenni di viaggi in treno, Imperia-Roma-Imperia.
Fine settimana a casa, nella sua città, nella sua famiglia, nel suo partito. Il capolavoro sta proprio qui: Nedo è riuscito a non perdere, a non allentare mai il legame con i compagni e il partito di Imperia, svolgendo con passione e consapevolezza il ruolo di dirigente saggio, fermo, saldo, sereno, combattivo, sempre disponibile all’ascolto delle ragioni degli altri, al confronto, al dialogo.
Non è soltanto questione di carattere, forse la ragione è più profonda: la convinzione che in quel partito, per quel partito, in quel tempo, il bene più prezioso era la sua unità.
Una sorta di faro d’orientamento nei momenti difficili, anche drammatici e tragici di quella grande storia collettiva che è stato il Pci. E così è stato con la sua città e i suoi cittadini. E con il mare di Imperia, una tappa obbligata nei giorni imperiesi, l’Unità in tasca, sempre tutto l’anno.
E ciò che vale per la politica, vale ancor di più per la famiglia: stare lontani e tenere insieme la sua comunità degli affetti: la moglie Carla e i figli Silvio e Valeria. Ma qui una citazione particolare spetta a Carla, donna forte e impegnatissima nel sindacato, alla quale va attribuito gran parte del merito di aver tenuto dritta la barra della
famiglia.
Dunque, il nucleo centrale della sua vita, Nedo lo trascorre a Palazzo Madama, nelle stanze del gruppo comunista (e poi i suoi eredi, fino al 2009), entrando al mattino e uscendo la sera. Da Imperia scriveva corrispondenze per l’Unità e così farà dal Senato. E inoltre il gruppo gli chiede di occuparsi anche dell’Ufficio stampa. Scriverà migliaia di articoli, con stile asciutto, senza eccedere nella retorica dell’abuso degli aggettivi e degli avverbi. Dalla sua Olivetti e poi dal computer uscivano quei pezzi che davano conto dell’attività del partito in Parlamento.
Il giornale del partito è stato per Nedo una sorta di compagno di una vita: lo leggeva tutto, dal mattino alla sera, dall’editoriale agli spettacoli e allo sport. Qui siamo inciampati in alcune delle passioni di Nedo: la lettura, il cinema, il calcio, anzi l’Inter, il ciclismo (e si che se ne intendeva se il Pci lo volle tra i dirigenti della Sezione Sport di Botteghe Oscure).
Uscire la sera dal Senato e andare al cinema, sempre: un cinefilo vero, raffinato, del cui consiglio ti potevi fidare. Queste erano le giornate romane: scrivere, leggere, discutere, il film.
E ascoltare le sollecitazioni delle compagne Senatrici e dei Senatori che aspiravano a leggere, l’indomani, una pur piccola citazione del loro intervento in commissione o in aula. Tutto per comprendere meglio e di più il proprio tempo. Questa si chiama cultura.
Frequentare, coprendo ruoli diversi, il Senato ha voluto dire anche confrontarsi e discutere con dirigenti di primissimo piano del partito. Qualche nome? Umberto Terracini, Paolo Bufalini, Emanuele Macaluso, Edoardo Perna Gerardo Chiaromonte, Ugo Pecchioli, Giuseppe Chiarante. Riconoscerete che non tutti
avevano un carattere facile. Ma se c’è una cosa difficile che accada a con Nedo è litigare. Discutere sempre, litigare mai.
E voi che lo conoscete da molti anni, e tanti di voi hanno lavorato con Nedo, sapete che non è stato possibile!
Un forte abbraccio, tanti cari auguri e un brindisi anche a nome mio. Caro Nedo presto sarò a Imperia per salutarti e abbracciarti”. – Ugo Sposetti