23 Novembre 2024 09:51

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23 Novembre 2024 09:51

Coronavirus: il monito del Papa. “Avidi di guadagno e frastornati dalla fretta, non abbiamo ascoltato il nostro pianeta”

In breve: Con un emozionante discorso, e un'aspra critica alla società moderna, Papa Francesco, in una piazza San Pietro deserta, ha parlato al mondo intero nel pieno dell'emergenza Coronavirus. 

Con un emozionante discorso, e un’aspra critica alla società moderna, Papa Francesco, in una piazza San Pietro desolatamente deserta, ha parlato al mondo intero nel pieno dell’emergenza Coronavirus. 

Coronavirus: le toccanti parole del Papa. “Impauriti e smarriti, su questa barca ci siamo tutti. Signore non lasciarci in balia della tempesta”

Davanti alle televisioni di tutto il pianeta, collegate in diretta per un evento senza precedenti, Papa Francesco ha ascoltato il passo del Vangelo di Marco che racconta dello smarrimento e della paura dei discepoli quando in barca sono sorpresi da una improvvisa tempesta. Gesù dorme e loro, prima che le acque si calmino, vacillano.

Il Papa, in un silenzio surreale, prima della benedizione Urbi et Orbi, recita un’omelia nel corso della quale non risparmia una dura critica alla società moderna.

“Da settimane sembra che sia scesa la sera, fitte tenebre si sono addensate sulle nostre piazze, strade e città. Si sono impadronite delle nostre vie, riempiendo tutto di un silenzio assordante e di un vuoto desolante, che paralizza ogni cosa al suo passaggio. Si sente nell’aria, si avverte nei gesti, lo dicono gli sguardi. Ci siamo trovati impauriti e smarriti. Come i discepoli del Vangelo, siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa. Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati. Ma nello stesso tempo importanti e necessari. Tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca ci siamo tutti, tutti. Ci siamo accorti che non possiamo andare avanti ciascuno per conto suo, ma solo insieme.

Con la tempesta è caduto il trucco di quegli stereotipi con cui mascheravamo i nostri ‘ego’ sempre preoccupati della propria immagine; ed è rimasta scoperta, ancora una volta, quella appartenenza comune alla quale non possiamo sottrarci. L’appartenenza come fratelli.

Siamo avidi di guadagno, ci siamo lasciati assorbire dalle cose e frastornare dalla fretta. Non ci siamo fermati davanti ai tuoi richiami, non ci siamo ridestati di fronte a guerre e ingiustizie planetarie, non abbiamo ascoltato il grido dei poveri e del nostro pianeta gravemente malato. Abbiamo proseguito imperterriti, pensando di rimanere sempre sani in un mondo malato. Ora, mentre siamo in un mare agitato, ti imploriamo: ‘Svegliati Signore!’.

E’ il tempo di scegliere che cosa conta e che cosa passa, di separare ciò che è necessario da ciò che non lo è. In questi giorni possiamo guardare a tanti compagni di viaggio esemplari, che, nella paura, hanno reagito donando la propria vita. È la forza operante dello Spirito riversata e plasmata in coraggiose e generose dedizioni.

È la vita dello Spirito capace di riscattare, di valorizzare e di mostrare come le nostre vite sono tessute e sostenute da persone comuni, solitamente dimenticate, che non compaiono nei titoli dei giornali e delle riviste, né nelle grandi passerelle dell’ultimo show ma, senza dubbio, stanno scrivendo oggi gli avvenimenti decisivi della nostra storia. Medici, infermieri e infermiere, addetti dei supermercati, addetti alle pulizie, badanti, trasportatori, forze dell’ordine, volontari, sacerdoti, religiose e tanti ma tanti altri che hanno compreso che nessuno si salva da solo.

Quanta gente esercita ogni giorno pazienza e infonde speranza, avendo cura di non seminare panico, ma corresponsabilità. Quanti padri, madri, nonni e nonne, insegnanti mostrano ai nostri bambini, con gesti piccoli e quotidiani, come affrontare e attraversare una crisi riadattando abitudini, alzando gli sguardi e stimolando la preghiera. Quante persone pregano, offrono e intercedono per il bene di tutti. La preghiera e il servizio silenzioso sono le nostre armi vincenti.
 
Da questo colonnato che abbraccia Roma e il mondo, scenda su di voi, come un abbraccio consolante, la benedizione di Dio. Signore, benedici il mondo, dona salute ai corpi e conforto ai cuori. Ci chiedi di non avere paura. Ma la nostra fede è debole e siamo timorosi. Però Tu, Signore, non lasciarci in balia della tempesta. Ripeti ancora ‘Voi non abbiate paura’. E noi, insieme a Pietro, ‘gettiamo in Te ogni preoccupazione, perché Tu hai cura di noi'”.

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