Reggio Calabria – Continua a trapelare il contenuto dei verbali dell’interrogatorio di Claudio Scajola. L’agenzia di stampa Ansa ha pubblicato la trascrizione dell’audio della “testimonianza” che è stata depositata questa mattina presso il tribunale di Reggio Calabria.
ECCO LE TRASCRIZIONI
Il rapporto tra Speziali e Dell’Utri:
“Speziali mi disse che aveva incontrato diverse volte Dell’Utri. Io ho sempre arguito che lui (Speziali, ndr) per la sua candidatura dovesse cercare gli sponsor che poteva quindi anche Dell’Utri poteva essere utile. Forse dopo il casino di Dell’Utri, lui dice è tantissimo tempo che non lo vedevo”. Vincenzo Speziali, nipote omonimo dell’ex senatore del Pdl, è l’imprenditore catanzarese che vive in Libano che, secondo l’accusa, si sarebbe mosso per far spostare Amedeo Matacena da Dubai, dove si trova, a Beirut e fargli avere l’asilo politico per sottrarlo all’estradizione.
Il consiglio alla Rizzo sulla latitanza del marito Amedeo Matacena:
“In una telefonata io fui molto duro nel dirle quale era secondo me la via che avrebbe dovuto scegliere e cioè il marito sarebbe dovuto venire qua. Avrebbe sofferto ma comunque il marito latitante è peggio che in prigione”. ‘Lei avrebbe potuto cercarsi un lavoro, è una bella donna faceva la modella poteva trovare la possibilità di fare qualcosa. Io l’avrei aiutata come l’ho aiutata facendole dare una collaborazione”. ‘Diventò un po’diverso (l’atteggiamento, ndr) da parte mia dall’episodio scatenante della macchina’. Il riferimento è alla Porsche Cayenne che aveva la Rizzo – sulla targa della quale Scajola fece fare accertamenti dalla sua scorta – e che lei, nel suo interrogatorio, ha detto che le era stata regalata da Francesco Caltagirone Bellavista.
La delusione per l’esclusione delle liste europee da parte di Berlusconi:
“Non credevo, e ho detto la mia delusione nei confronti di Berlusconi, non credevo che Berlusconi non mi mettesse in una lista di 21 persone dove eri scelto con le preferenze.
Il linguaggio nelle telefonate tra Scajola e Chiara Rizzo:
“Se avessi parlato più chiaro non ci sarebbe tutta questa roba qua”, dice Scajola ai pm. “Pensavo – spiega – di non fare niente di male e quindi non avevo preoccupazione col telefono anche se potevo sospettare che lei (Chiara Rizzo, ndr) potesse essere controllata. Usavo un linguaggio che ha creato solo casino”
La motivazione per la candidatura:
Il “bisogno” politico “di mettermi alla prova per vedere la mia gente cosa pensa di me” dopo la vicenda della casa con vista sul Colosseo ed anche “per accontentare” Chiara Rizzo “perché ero riuscito a darle una collaborazione con Abbrignani e dico, casomai le posso trovare il modo di avere .. perché la mia idea era che questa qui potesse trovarsi un suo lavoro, facesse una sua cosa”. Così l’ex ministro motiva la sua volontà di candidatura alle elezioni europee del maggio scorso.
‘Pensavo che questa qui potesse trovarsi un suo lavoro’
Il commento sulla vicenda della casa con vista sul Colosseo:
“Sulla vicenda della casa” a Roma davanti al Colosseo, “sono politicamente morto, per due motivi: uno perché la cosa era eclatante e spaventosa, secondo per la mia verità che è diventata la verità nella motivazione della sentenza di primo grado”.
“Tutta ‘fuffa’ quando parlavo di Libano con Rizzo”
”Vi continuo a dire che era fuffa il Libano”, spiega l’ex ministro ai pm. ”Io non ho fatto nulla (…) io non ho mai cercato Gemayel (l’ex presidente libanese, ndr)”, ha aggiunto Scajola, chiarendo che il suo proposito era solo quello ”di cercare che questa qui”, ossia Rizzo, ”si metta a far qualcosa, a lavorare”.