23 Novembre 2024 09:29

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23 Novembre 2024 09:29

Scuola, Dad: si infiltravano nelle lezioni online in tutta Italia. Tre giovani indagati da Polizia Postale Genova

In breve: Tutti gli indagati hanno subito ammesso le condotte contestate e dovranno ora rispondere dei reati di interruzione di pubblico servizio e accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico.

Pianificavano incursioni virtuali per disturbare e interrompere le lezioni in didattica a di stanza su tutto il territorio nazionale. La Polizia postale di Genova individua e indaga tre giovani che dovranno ora rispondere deireati di interruzione di pubblico servizio e accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico.

Genova: interrompevano le lezioni in Dad, indagati tre giovani

Un gruppo di ragazzi si era strutturalmente organizzato per la sistematica interruzione delle lezioni di diverse scuole su tutto il territorio nazionale, svolte in modalità Dad (didattica a distanza) sulle piattaforme informatiche di videoconferenza.

Dopo mesi di indagini, i poliziotti del Compartimento polizia postale di Genova hanno ricostruito la struttura del gruppo, individuandone gli organizzatori ed amministratori, identificando tre ragazzi, di cui uno minorenne, residenti nelle province di Milano e Messina, che facevano parte di gruppi Telegram ed Instagram, creati appositamente con la finalità di disturbare i docenti e provocare la sospensione delle lezioni.

Già dal primo lockdown erano state presentate numerose denunce ad opera dei dirigenti scolastici di Istituti di diverso ordine e grado, i cui elementi sono stati messi a fattor comune dagli investigatori, per ricostruire le tracce informatiche lasciate dagli autori delle incursioni.

A condividere i codici di accesso alle video lezioni spesso erano gli stessi studenti, anch’essi individuati dai poliziotti, che si sentivano al sicuro per via della apparente percezione di anonimato che sembra essere garantito dalle piattaforme social, riuscendo a pianificare attacchi durante le interrogazioni programmate. Tra i messaggi, erano presenti anche delle considerazioni sull’operato delle Forze dell’ordine: “intanto la Polizia postale non ha tempo da perdere nel cercare di trovarci”.

Tutti gli indagati hanno subito ammesso le condotte contestate e dovranno ora rispondere dei reati di interruzione di pubblico servizio e accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico.

Durante le perquisizioni, eseguite con l’ausilio del Compartimento polizia postale di Milano e della sezione di Messina, con il coordinamento del Servizio polizia postale e delle comunicazioni, sono stati sequestrati computer, tablet e smartphone che verranno analizzati dagli specialisti della Polizia per valutare la posizione degli altri giovani iscritti nelle chat utilizzate per i raid alle lezioni.

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