Sono residenti nel comprensorio dianese, a Cervo e Diano Marina, padre e figlia indagati per il reato di usura nell’ambito di un’inchiesta condotta dalla Guardia Finanza di Imperia.
Usura: indagati padre e figlia dianesi
L’uomo, A. A., 72 anni, di Cervo, imprenditore del ramo immobiliare, in pensione, si trova agli arresti domiciliari, mentre la figlia, 46 anni, G. A., di Diano Marina, impegnata nel settore scolastico e in quello turistico-ricettivo, è destinataria di un obbligo di dimora.
La vicenda
Secondo i finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Imperia, coordinati dalia Procura padre e figlia si sarebbe resi colpevoli del reato di usura perpetrato nei confronti di una coppia di coniugi di Sanremo, in difficoltà economiche.
Le indagini originano da una denuncia presentata presso la Compagnia di Sanremo dai due coniugi i quali rappresentavano di aver dovuto richiedere prestiti a condizioni usurarie a seguito dell’acquisto di un immobile in Costa Azzurra, adibito ad albergo, con l’iniziale intento di subentrare nell’attività imprenditoriale in questione.
Il tentativo di subentro tuttavia falliva e le vittime decidevano di dare vita ad un progetto di ristrutturazione dell’immobile per la creazione di appartamenti, che avrebbe dovuto essere attuato alla naturale scadenza del contratto di locazione in essere con la società alberghiera. Per finanziare tale impresa, i coniugi si rivolgevano ad un istituto di credito che finanziava circa la metà dell’importo necessario. Per la restante parte, veniva richiesto l’apporto di risorse proprie per circa 400.000 euro.
Non disponendo di questa ulteriore somma, e dovendo far fronte anche a sopraggiunte spese giudiziarie nate dal contenzioso con la società locataria dell’immobile acquistato, la coppia finiva cosi nelle mani dei due usurai, padre e figlia, che si proponevano come finanziatori privati.
Come ricostruito dalle indagini, in soli tre anni gli usurai arrivavano a prestare la somma complessiva di 595.000 euro a tassi fino al 29% su base annua e, sfruttando lo stato di bisogno in cui nel frattempo erano sprofondate le vittime, generato dalla necessità di far fronte al mutuo bancario ed alle spese giudiziarie, le convincevano anche a firmare una serie di negozi giuridici che servivano, da un lato, a giustificare formalmente i trasferimenti di denaro mascherando gli interessi usurari e, dall’altro, a garantirsi dai mancati pagamenti, mediante l’iscrizione di ipoteche su beni immobili delle vittime, nel tempo strumentalizzate con numerose azioni giudiziarie eseguite presso le Autorità Giudiziarie civili sia italiane che francesi.
Le Fiamme Gialle hanno operato un sequestro, sui conti correnti dei due indagati, per complessivi 207 mila euro quale profitto del reato, consistente negli interessi usurari pagati dalle vittime e negli ulteriori vantaggi usurari conseguibili dall’esecuzione forzata degli immobili oggetto di contenzioso civilistico.