“Quanta amarezza scoprire che il colore dei capelli, nel 2021, può creare dei problemi sul posto di lavoro”. Lo afferma Greta Viola, imperiese di 21 anni, commentando l’esperienza recentemente vissuta lavorando per un’azienda della provincia di Imperia (Bennet, ndr).
Greta ha deciso di rendere pubblica la vicenda per affrontare la problematica del peso che ha l’aspetto esteriore nel mondo del lavoro, un argomento molto dibattuto specialmente dai giovani di oggi.
Ecco il suo racconto.
Imperia: la storia della 21enne Greta. “Il mio colore di capelli contestato a lavoro”
“Nei mesi scorsi ho svolto un periodo di prova come apprendista presso un’azienda della provincia di Imperia – racconta Greta a ImperiaPost – al termine del quale non sono stata assunta. Essendo un periodo di prova l’azienda non era tenuta a spiegare le motivazioni di questa decisione, ma non è questo il punto del mio discorso. A prescindere dai motivi per cui non sono stata assunta, mi preme raccontare cosa è accaduto durante quel periodo di prova, perchè mi ha molto toccato.
Durante quel lasso di tempo, circa un mese e mezzo, sono stata convocata due volte dall’azienda al termine del mio turno, e in entrambi i casi mi è stato contestato il colore dei miei capelli. Il loro colore naturale, infatti, sarebbe il castano, ma, dopo il colloquio, li ho tinti di rosso. Una scelta che non è piaciuta all’azienda, nonostante sul regolamento, che ho letto attentamente, non fosse presente nessun limite in questo senso, tanto che mi è stato chiesto di scurirli.
Sebbene fossi un po’ titubante, poichè ritenevo che la questione toccasse la mia sfera privata, ho deciso di scurirli per venire incontro alle richieste dell’azienda, dato che tenevo molto a questa possibilità. Ciò non è bastato e, alla seconda convocazione, mi è stato detto che non rientravo nei canoni estetici dell’azienda.
Io, nonostante tutto, ho continuato a lavorare con professionalità e impegno, fino alla fine del periodo di prova. Con grande amarezza mi è stato poi comunicato che non mi avrebbero tenuto. Per me questo lavoro era importantissimo perchè, come tanti della mia età, ne ho bisogno per iniziare ad essere indipendente, andare a vivere da sola e cominciare a costruirmi la mia vita.
Ci tengo a precisare che non voglio accusare nessuno, perchè non posso dire con certezza di essere stata lasciata a casa per questo motivo. Le persone dell’azienda con cui ho parlato non erano i vertici della stessa, seguivano solo le direttive e hanno provato ad aiutarmi in ogni modo possibile, specialmente considerando il fatto che facevo bene il mio lavoro, come più volte mi è stato detto.
A prescindere dal motivo per cui non mi hanno assunta, trovo inopportuno che a un lavoratore possa essere richiesto un colore di capelli, in quanto si tratta di un aspetto che va a invadere la sfera privata di una persona e che certamente non ne pregiudica la professionalità o la produttività.
Ho voluto raccontare questa vicenda anche perchè siamo in un periodo in cui i giovani vengono accusati di non voler lavorare, mentre questa storia dimostra il contrario. Vorremmo solo poter entrare nel mondo del lavoro e avere la nostra possibilità, senza discriminazioni, grandi o piccole che siano”.