IMPERIA – “Dopo settimane di indiscrezioni e balletti è infine giunto in porto il rimpasto, o forse sarebbe meglio chiamarlo il rimpolpamento, visto l’annunciato allargamento, della giunta comunale di Imperia. Ad osservare le modalità e l’esito della crisi politica che ha attraversato la maggioranza che sostiene il sindaco Capacci non si può non rimanere disorientati dalla distanza tra le problematiche politiche poste dai protagonisti della vicenda (in primis Strescino) e l’esito finale dell’accordo concluso”.
A scrivere è l’esponente di Sel Carla Nattero che prosegue: “Chi avrebbe potuto immaginare che le critiche mosse dal capo locale del Nuovo Centro Destra sulle gestione della vicenda portuale, sui rifiuti e sulla viabilità fossero un diversivo per aggredire il vero nodo politico dolente della giunta Capacci, ovvero il settore cultura e manifestazioni? Se non fosse così non si potrebbe spiegare il gran rifiuto di Strescino delle deleghe di peso propostegli forse provocatoriamente da Capacci e la richiesta invece di quelle in carico all’assessore Serafini.
Ovviamente l’evocazione dei veri problemi di Imperia, nonché la denuncia delle incapacità amministrative, era strumentale ad altri fini.
Ecco quindi che ci troviamo di fronte al più classico dei colpi di teatro della politica imperiese, ovvero una crisi politica apparentemente legata ai problemi gravi ed irrisolti che vive la città che si chiude con un valzer più impudente che malinconico di poltrone ed incarichi, ovvero con l’ennesima riproposizione della cosiddetta cultura di (sotto)governo che già tanto ha “regalato” ad Imperia. Il tutto con il corollario scenico di un principe-piazzista dagli occhi azzurri premiato con lo scettro di una presidenza a cui fa’ da contraltare l’aspirante, deluso e tradito ancora una volta, nel ruolo del brutto anatroccolo e di un cavaliere orgogliosamente nero pronto a sacrificare al cospetto delle proprie glorie i propri sottoposti, con l’unico caso nella storia della letteratura di un cavaliere che disarciona una dama per prenderne il posto.
Si potrebbe continuare oltre su questo tenore ma la grave condizione che vive la città di Imperia impone di uscire dal libro delle favole tragicomiche e parlare della realtà per come appare.
Il primo dato che questa vicenda segna è la presa d’atto dei nuovi pesi, dati dalla trasformazione della lista civica di Strescino nel Nuovo Centro Destra, all’interno della maggioranza politica di Capacci. L’adesione del gruppo consiliare del Laboratorio per Imperia (la lista civica trasversale e apartitica, ci viene da ricordare) al Nuovo Centro Destra aveva già definitivamente svelato il taglio non civico ma prettamente politico di questa amministrazione che ricalca appieno le dinamiche dei governi delle larghe intese nazionali con buona pace di coloro che in campagna elettorale negavano le colorazioni politiche della coalizione Capacci.
Viene da chiedere al Partito Democratico che cosa prova a governare con un alleato così influente che declina la propria audacia in politica rivendicando quale merito il glorioso (per lui) percorso politico giovanile nelle file di organizzazioni neofasciste.
Pensare che tale mutazione non comportasse conseguenze e necessità di riequilibri politici nella maggioranza era da ingenui e puntualmente ciò è avvenuto. La cosa drammatica è che tale dinamica si sia in primo momento motivata sulle grandi questioni aperte in questa città (porto-rifiuti-viabilità-opere pubbliche-occupazione) ma che poi si sia rivelata solo come una schermaglia legata alla conquista di posti di potere con conseguente girandola di nomi sui prescelti.
Da tale logica non si possono ritenere indenni neanche le altre forze politiche della maggioranza già pronte a conquistare gli spazi che tale rimpolpamento, pardon rimpasto, della giunta consente.
Che si tratti di “sottogoverno” inteso nel senso più tradizionale e deteriore del termine si capisce anche dalla sproporzione tra il numero degli assessori e il peso, il numero e l’importanza delle loro deleghe.
Come son lontani i tempi del “sindaco imprenditore” che riduceva assessori e compensi e annunciava l’uso del cartellino di presenza anche per i componenti della giunta. Forse un po’ meno di populismo e retorica allora renderebbe lo scenario attuale meno deprimente.
Nei prossimi giorni il domino delle nomine avviatosi giungerà a compimento ma nulla lascia presagire che avvenga in ragione degli interessi della città. Sembra proprio che il cambio di vento promesso dal sindaco Capacci abbia invece portato il vascello della maggioranza sulle secche”.
C.S.