È iniziato oggi, giovedì 23 marzo, all’alba, il mese di “Ramadan”. Il mese sacro per quasi due miliardi di musulmani nel mondo dedicato al digiuno, alla carità e alla spiritualità.
Nella città di Imperia, la comunità musulmana conta oltre 2 mila persone, quella più numerosa è quella di origine turca seguita dai tunisini e marocchini. Negli ultimi ha registrato arrivi anche una folta comunità cingalese e di migranti di origine Africana.
Il mese di Ramadan è vissuto attraverso momenti di preghiera collettiva serale durante la quale si legge tutto il Corano.
Recita il libro santo dei musulmani: “O voi che credete, vi è prescritto il digiuno come era stato prescritto a coloro che vi hanno preceduto. Forse diverrete timorati; [digiunerete] per un determinato numero di giorni. Chi però è malato o è in viaggio, digiuni in seguito altrettanti giorni. Ma per coloro che [a stento] potrebbero sopportarlo, c’è un’espiazione: il nutrimento di un povero. E se qualcuno dà di più, è un bene per lui. Ma è meglio per voi digiunare, se lo sapeste!”
In questo versetto c’è il precetto e lo spirito con il quale dev’essere assolto, le condizioni e le esclusioni possibili. Il mese sacro, il nono del calendario lunare che retrograda rispetto a quello solare di 11 giorni (o dodici giorni all’anno), è iniziato al tramonto di ieri e finirà al tramonto del 22 aprile 2023. La festa della fine del mese di Ramadan si svolgerà il giorno dopo.
I musulmani che sono in grado di espletare il precetto divino, sono religiosamente tenuti ad astenersi dal cibo, da ogni bevanda (acqua compresa) e dai rapporti sessuali dalla prima luce dell’alba (dalle nostre parti alle 5 circa all’inizio del periodo, dalle 6 con il cambio d’ora) fino al tramonto del sole, verso le 18.44 all’inizio e alle 20.17 alla fine del mese.
Contrariamente a quanto sostiene la diceria orientalista poco seria, la notte non è fatta per bagordi liberatori e compensativi ma per veglie di preghiere e meditazione. Poi, un’ora prima dell’ora d’inizio la famiglia musulmana fa il “sahur” l’ultima colazione, e si prepara alla giornata di digiuno.
Digiunano i puberi, sani di mente e di corpo, maschi e femmine e fino alla vecchiaia quando il precetto non è più vincolante. Non digiunano quindi i bambini, i malati, le donne incinte o che allattando temano per la loro salute o quella del nascituro o lattante.
Possono non digiunare i viaggiatori, i soldati in guerra e, in generale tutti coloro che non si sentano in grado di farlo. In tal caso avranno un anno di tempo, prima del Ramadan successivo per recuperare i giorni non assolti o, non potendo comunque farlo, dovranno versare un’elemosina ben precisata nella forma e nella quantità.
Com’è evidente da questa sommaria giurisprudenza del precetto si tratta di qualcosa di vincolante ma legato alle condizioni del credente, il quale non ha nessun permesso da chiedere se non si sente in grado di digiunare, per qualsiasi, seria, ragione di forza maggiore, anzi, chi volesse digiunare senza averne la forza e la condizione incorre in un peccato perché il Profeta Muhammad ebbe a dire saggiamente “Il digiuno è per l’uomo e non l’uomo per il digiuno” (stigmatizzando il caso di un musulmano che pur di non interrompere era stato molto male).
La storia e la cronaca sono piene di episodi di straordinarie performances dei musulmani durante il mese di Ramadan, grandi battaglie vinte, imprese sportive ecc. Quello che talvolta la secolarizzata società occidentale fatica a comprendere è l’energia spirituale che il digiuno sviluppa e che da forza e resistenza altrimenti impensabili.
Condizione sine qua non la sincerità del credente, che digiuna per ottenere la soddisfazione di Dio…poiché per quelli che digiunano per imitazione pedissequa o per non dispiacere alla propria comunità di riferimento, c’è un detto del Profeta Muhammad (pbsl) “Ci sono persone che del digiuno avranno solo la fame e la sete”.