26 Dicembre 2024 23:08

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Uccise la ex al karaoke a Savona: Domenico Massari strangola il compagno di cella dopo una lite

In breve: Secondo quanto ricostruito finora, Massari lo avrebbe prima colpito con un oggetto e poi lo avrebbe strangolato.

Domenico Massari, detenuto al carcere Opera di Milano per l‘omicidio della sua ex moglie nel 2019 a Savona, è tornato a commettere un omicidio. Secondo quanto ricostruito, lo scorso giovedì sera avrebbe ucciso Antonio Magrini, che scontava una pena per narcotraffico, al culmine di una lite per gli spazi condivisi in cella. L’autorità giudiziaria è al lavoro per condurre approfondite indagini sull’omicidio.

Uccise la ex al karaoke a Savona: in carcere Domenico Massari uccide il compagno di cella

Domenico Massari, detto “Mimmo”, sta scontando l’ergastolo per l’omicidio dell’ex moglie Deborah Ballesio avvenuto a Savona il 13 luglio 2019. Quella notte entrò nei bagni Aquario di Savona mentre l’ex moglie era intenta a cantare, durante la serata karaoke, e sparò sei colpi di pistola dopo aver gridato “Ti ricordi di me?”. Nella sparatoria rimasero ferite altre tre persone, tra le quali una bambina, fortunatamente in modo non grave. Dopodichè si diede alla fuga. Da lì scattò la caccia all’uomo estesa in tutta la regione, compresa Imperia, fino a quando lo stesso Massari si presentò intorno a mezzanotte del giorno successivo presso l’istituto penitenziario di Sanremo.

Nel maggio del 2020 Massari è stato condannato all’ergastolo dalla Corte d’Assise di Savona e negli ultimi quattro mesi condivideva la cella al carcere Opera di Milano con Antonio Magrini. Una convivenza non pacifica che, lite dopo lite, è terminata con la morte di quest’ultimo. Secondo quanto ricostruito finora, Massari lo avrebbe prima colpito con un oggetto e poi lo avrebbe strangolato.

Secondo Calogero Lo Presti, coordinatore Fp Cgil polizia penitenziaria della Lombardia, “il motivo scatenante sarebbe una discussione per ragioni banali tra i due detenuti riguardante la condivisione degli spazi detentivi. Il sovraffollamento unito alla carenza di personale di polizia penitenziaria, personale medico, educatori e assistenti sociali determinano un ambiente estremamente difficile e pericoloso per i detenuti e per il personale che vi lavora”.

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