27 Dicembre 2024 12:21

27 Dicembre 2024 12:21

Imperia, CPR: in consiglio la mozione di Alleanza Verdi e Sinistra. “Centrodestra preoccupato per danni di immagine e non per l’evidente violazione dei principi della nostra costituzione”

In breve: La mozione del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra Imperia - Sinistra Italiana.

“Porteremo in discussione nel Consiglio Comunale di Imperia una mozione per motivare la contrarietà alla realizzazione del CPR non solo per la sua possibile collocazione nel territorio dianese della provincia di Imperia ma perché non venga realizzato in Liguria come invece vorrebbe il presidente Toti”. Lo comunica il gruppo Alleanza Verdi e Sinistra Imperia – Sinistra Italiana.

CPR: la mozione di Alleanza Verdi e Sinistra Imperia – Sinistra Italiana

“Nella giornata di celebrazione della liberazione dal regime fascista e dall’occupazione delle truppe di occupazione nazista del 25 aprile in molti degli interventi degli oratori è stata rimarcata la ritrovata libertà che la lotta partigiana antifascista ha riconsegnato a tutti noi.

Una preziosa eredità che si ritrova nei principi di uguaglianza e libertà sanciti nella nostra costituzione antifascista, tanto bella quanto ancora da attuare, che ha nell’articolo 3 un passaggio fondamentale dove recita “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.

Nel dibattito di questi giorni sulla notizia emersa in merito alla possibile collocazione nella ex caserma Camandone di Diano Castello di un Centro Per i Rimpatri dei migranti si è molto discusso sul danno all’immagine turistica del golfo dianese che questa scelta comporterebbe, ma ben poco si è discusso sull’impatto negativo che queste strutture hanno sulla reale condizione dei diritti costituzionalmente garantiti.

Il governo Meloni ha programmato un piano di moltiplicazione di dette strutture (attualmente sono dieci ma non tutti funzionanti) prevedendo la creazione di un CPR per ogni regione, proposta che ha visto la contrarietà di molti presidenti di regioni anche di centro-destra e invece la piena disponibilità da parte del presidente Toti per la Liguria.

Ora che la collocazione del CPR Ligure sembra aver trovato una possibile soluzione, la stessa classe politica di centro-destra che ha promosso a livello nazionale la moltiplicazione di queste strutture, fa a gara per mobilitarsi contro il CPR nel dianese nel momento in cui si prevede di realizzarlo nel proprio territorio.

Quella degli esponenti locali di centro-destra è una contraddizione e strumentalizzazione doppia perché motiva la contrarietà alla realizzazione del CPR solo alimentando paure legate ad aspetti di immagine del territorio o al pericolo di moltiplicazione di presenze sul territorio di migranti, paure assolutamente strumentali se si considera cosa sono realmente queste strutture.

I CPR non sono infatti strutture di assistenza per i migranti presenti nel territorio italiano, ma vere e proprie strutture detentive dove vengono recluse, anche sino a 18 mesi, in un regime assolutamente analogo a quello carcerario, persone che non sono responsabili di alcun reato ma solo destinatarie di un provvedimento di espulsione in quanto responsabili di essere entrati nel nostro paese senza un permesso di soggiorno o perché non risulta essere stata accettata la domanda di asilo per ragioni umanitarie.

Considerando che per i cittadini di tanti paesi, risulta praticamente impossibile ottenere un regolare permesso di soggiorno per l’ingresso in Italia per l’assenza di un sistema organizzato di regolazione dei flussi migratori o di canali umanitari dai paesi in guerra, con fenomeni di oppressione politica o con crisi umanitarie e della difficoltà a farsi riconoscere lo status di rifugiato, la condizione di “irregolare” che oggi viene di fatto criminalizzato è stata la condizione comune di molti degli immigrati.

Parliamo di persone che in passato sono state anche destinatarie di provvedimenti amministrativi di espulsione ma hanno poi nel tempo potuto regolarizzare la loro posizione, lavorano, hanno messo su famiglia nel nostro paese e sono diventati in molti casi anche cittadini italiani.

L’idea che nel nostro paese, ed addirittura anche fuori del nostro paese come previsto nel progetto per i centri in Albania, si realizzino strutture analoghe a carceri, ma senza le garanzie che nelle carceri sono tenute a garantire, dove rinchiudiamo, sino a 18 mesi, persone “colpevoli” solo di non avere le carte in regola per “autorizzare” la loro speranza di farsi un futuro, dovrebbe interrogare sul danno “all’immagine” che questo comporta per la evidente violazione dei principi che la nostra costituzione sancisce.

Il sistema dei CPR è stato oggetto di censura per la violazione dei diritti fondamentali dell’uomo da parte della Corte di Giustizia Europea, molte inchieste giornalistiche hanno testimoniato gravi carenze di queste strutture con un diffuso uso e abuso dell’uso farmacologico a fini di costrizione e molti fenomeni di autolesionismo e suicidi (ricordiamo quello del giovane Moussa Balde che si è tolto la vita nel CPR di Torino dove è stato rinchiuso dopo essere stato vittima di un brutale pestaggio a Ventimiglia).

I CPR sono lo strumento peggiore di un sistema punitivo per il quale vengono peraltro investiti moltissimi soldi pubblici per cui la destra però non denuncia lo scandalo come per quelli destinati alle strutture di accoglienza ed integrazione dei migranti, un sistema anche inefficace considerati i dati reali delle espulsioni effettivamente realizzate rispetto ai provvedimenti di espulsione emessi.

Queste strutture sono il frutto di una cultura politica che ci allontana dai principi di libertà che la resistenza ci ha consegnato e dovrebbero essere rifiutate con la stessa determinazione con le quali si respinge ogni tentativo revisionista sui valori costituzionali dell’antifascismo che hanno risollevato il nostro paese dal ventennio che partorì tra l’altro anche le leggi razziali.

Per queste ragioni porteremo in discussione nel Consiglio Comunale di Imperia una mozione per motivare la contrarietà alla realizzazione del CPR non solo per la sua possibile collocazione nel territorio dianese della provincia di Imperia ma perché non venga realizzato in Liguria come invece vorrebbe il presidente Toti”.

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