30 Gennaio 2025 20:53

Imperia: processo per il travel lift del porto a Dolla e Lugaresi. L’accusa chiede condanna a tre anni. Per la difesa “Il reato non sussiste”

In breve: Questa mattina, dopo gli interventi di accusa e difese, disposto il rinvio al 17 aprile per repliche e sentenza

Una condanna a tre anni di reclusione e il pagamento di una multa di 900 euro ciascuno: queste le richieste del Pm avanzate questa mattina in Tribunale a Imperia nell’ambito del processo che vede alla sbarra Giancarlo Dolla e Michele Ottavio Lugaresi, imprenditori della cantieristica navale, accusati di turbativa d’asta nell’ambito dell’aggiudicazione del servizio di travel lift e carrellone del porto turistico imperiese.

La requisitoria del Pm e la richiesta di condanna dei due imputati

Secondo il Pubblico Ministero, l’aggiudicazione del servizio, risalente al 18 agosto del 2020, all’associazione temporanea di imprese formata dalla Imperia Yacht Service di Dolla e dalla Gente di Mare di Lugaresi sarebbe stata viziata da irregolarità, tanto che il TAR Liguria successivamente la annullò, parlando di “slealtà e scorrettezza” nella procedura.

Il PM ha sottolineato come il bando venne pubblicato nella settimana di Ferragosto, con tempistiche estremamente ristrette, con il chiaro obiettivo di favorire due soggetti specifici: Giancarlo Dolla e Michele Ottavio Lugaresi. Un altro elemento chiave dell’accusa riguarda la piena consapevolezza degli imputati. Il PM ha sostenuto che l’operazione sia stata realizzata attraverso “mezzi fraudolenti”, con la creazione di un soggetto giuridico appositamente costituito per partecipare alla gara e alterare il regolare svolgimento della procedura.

Da qui la richiesta di condanna per Dolla e Lugaresi, alla quale si è accodata anche la parte civile, che rappresenta gli interessi del Copi, il consorzio della cantieristica del porto turistico imperiese, chiedendo anche il riconoscimento del danno di immagine e delle spese per il ricorso al Tar che portò all’annullamento della gara.

La difesa di Lugaresi: “Quadro falso costruito a tavolino”

Per la difesa di Michele Ottavio Lugaresi è intervenuto in aula l’avvocato Renato Giannelli, che ha controbattuto all’accusa, parlando di un “quadro falso e costruito a tavolino. Corrado Giancaspro (all’epoca presidente del Copi – ndr) ha mentito. Dichiarazione falsa. Cade in mille contraddizioni”. Secondo la difesa tutti i testi non hanno saputo confermare nulla in merito a quel famigerato accordo.

”Non c’è un consorzio e le due consorziate che fraudolentemente presentano un’offerta – dichiara l’avvocato Giannelli – se avessero conosciuto l’offerta, avrebbero fatto poi un’offerta differente. COPI non ha mai presentato una valida offerta. Quindi nessuna concorrenza. Dopo le dimissioni di Giancaspro, Lugaresi voleva traghettare il COPI in acque tranquille. Qui si creano due fazioni. Il PM dice che si sarebbe integrato ai mezzi fraudolenti: la creazione dell’associazione temporanea di servizio non nasconde nulla e non ha mezzi fraudolenti. Giancaspro tiene nascosto il contratto per il carrellone e il travel lift, malgrado il servizio fosse sospeso. Perché? L’unico motivo è che non voleva condividerlo con Lugaresi e Dolla.

Alla luce di questo, chiediamo preliminarmente di rivalutare l’istanza di acquisizione tabulati e la trascrizione della riunione del 18 febbraio. Chiediamo l’assoluzione perché il fatto non sussiste e in subordine perché non costituisce reato”.

La difesa di Dolla: “Testimonianze difformi e conflittuali”

Per la difesa di Giancarlo Dolla è intervenuto invece l’avvocato Fabio Di Salvo. Che dice: “Sul punto della famigerata offerta carpita dagli imputati ce lo dice solo Giancaspro. Il Presidente Giancaspro è la stessa persona che teneva nel cassetto un contratto su cui andavano apposte 7 firme ai consociati e non è mai successo. Questo ha dell’incredibile. Il fatto che Giancaspro mandi una pec è un portarsi avanti come per dire che “erano tutti d’accordo”. È paradossale che mandi questa pec, che 5 minuti dopo mandi anche quella di Go Imperia e non chieda un riscontro come aveva fatto mesi prima.

Dove abbiamo la certezza che ci siano stati incontri, interlocuzioni e intese per stabilire una cifra che gli imputati avrebbero carpito per agire illegalmente? La certezza non la fondiamo certo sulle dichiarazioni di Giancaspro, ma non c’è altro.

Le contestazioni nei nostri confronti si basano su testimonianze difformi, conflittuali, con dubbi sulla veridicità, non ci sono elementi per ritenere comprovata questa accusa. Non si può che arrivare alla conclusione che il reato non sussiste”.

Il processo è stato quindi rinviato al 17 aprile alle 9.15 per le repliche e la sentenza dopo la Camera di consiglio.

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