19 Marzo 2025 16:18

Operaio muore cadendo da una scala, a processo anche il figlio: “Dovevamo fare solo un sopralluogo”/ La testimonianza degli imputati

Si è tenuta oggi presso il Tribunale di Imperia una nuova udienza del processo per la morte dell’operaio deceduto a Ventimiglia dopo essere caduto da una scala durante un intervento lavorativo. Nel corso dell’udienza sono stati ascoltati il perito incaricato e alcuni testimoni, chiamati a ricostruire la dinamica dell’incidente e le eventuali responsabilità.

Viene sentito subito l’ingegnere Marco Sartini, consulente della difesa dell’avvocato Marco Bosio: “Ho visionato gli atti e ho eseguito un sopralluogo nella zona dove è avvenuto il fatto. Dal secondo o terzo gradino della scala l’uomo poteva esporsi in sicurezza e ispezionare l’area. La scala poi non è caduta, se fosse stata in bilico sarebbe caduta insieme all’uomo. In ultimo ho analizzato le condizioni del muro che non presenta muschio, rotture o elementi che possano far pensare che non fosse in grado di tenere la scala”.

“Le mie conclusioni – chiosa il consulenteSono che le omissioni che l’ispettore dell’ASL aveva evidenziato per dare una responsabilità all’imputato, non hanno nesso causale con l’evento. Viene anche meno il discorso di salire sul muro perché era stretto non si poteva salire sopra”. Sollecitato dal PM in merito al palo a cui si era aggrappata la vittima il consulente spiega: “Sicuramente la vittima si è appoggiata a questo palo, forse per darsi sicurezza e stabilità, forse per salire ancora un gradino della scala? Secondo me è stata sua precisa volontà. Però entriamo nelle ipotesi.

Subito dopo viene sentita una parente che spiega che la vittima aveva avuto alcuni problemi con le agenzia delle entrate e, proprio per questo, aveva deciso di intestarla al figlio

“Nonostante la ditta fosse intestata al figlio era sempre il padre a prendere le decisioni e ad organizzare il lavorospiega la testimone – Mio marito lavorava con loro, quindi so come funzionava la dinamica. La vittima era attiva sia come operaio sia come organizzatore”.

Parla il proprietario di casa “Dovevamo fare solo un sopralluogo

Successivamente viene sentita la compagna del committente dei lavori, dei collaboratori e il titolare della ditta coinvolta nella realizzazione di lavori di ristrutturazione a casa del committente: “Abbiamo fatto dei lavori di muratura dentro la casaspiega – quando il committente mi ha chiesto se conoscessi qualcuno per installare i condizionatori ho dato il numero del collega (la vittima ndr). Io non c’ero quando è accaduto l’incidente. Sono accorso perché mi ha chiamato il proprietario di casa per avvisarmi”.

Segue poi il committente dei lavori nonché il proprietario della casa che spiega: “Abbiamo preso un appuntamento con la ditta dell’imputato e della vittima per capire il da farsi, per un sopralluogo per capire come mettere un ponteggio per installare il climatizzatore. Era dicembre, ci eravamo già trasferiti nella casa nuova. La mattina dell’appuntamento sono stato svegliato dalle urla di chi, dopo, ho scoperto essere il figlio che chiedeva soccorsoAiuto sta morendo”, me lo ricorderò per sempre”.

La testimonianza dell’imputato: “La ditta era intestata a me solo per problemi economici. Quando è caduto non ho visto niente ero lontano

Viene poi sentito il figlio della vittima, nonché imputato nel processo per la morte del padre. “La ditta, specializzata nel l’installazione di ponteggi, era a nome mio solo perché mio papà aveva avuto dei problemi economici, tuttavia che prendeva le decisioni, gestiva e contattava i tecnici erano in mano a mio padre. Io ero un operaio come tutti gli altri. Aveva dei debiti non poteva intestarsi niente

“Quel tragico giorno dovevamo fare un sopralluogo per valutare come e se montare un ponteggio. Io non ho visto cosa è successo, ero girato, vicino al camion. Ho sentito delle grida da parte degli altri operai e sono accorso. Mio padre era a terra, la scala era rimasta attaccata al muro e non l’ho toccata”.

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