24 Novembre 2024 00:29

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24 Novembre 2024 00:29

IMPERIA. PORTO TURISTICO, CALTAGIRONE OSPITE DI PORTA A PORTA SU RAI 1: “L’ACCUSA CONTRO DI ME TUTTA UN’INVENZIONE”/L’INTERVISTA

In breve: "I fatti dimostrano che un Pubblico Ministero, non parliamo di un discorso globale, un Pubblico Ministero ha portato avanti 300 pagine di accuse di ogni genere, supportato anche da una stampa che seguiva ovviamente le accuse"

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Francesco Bellavista Caltagirone, l’imprenditore romano finito sul banco degli imputati, e poi assolto la scorsa settimana perché “il fatto non sussiste”, con l’accusa di truffa ai danni dello Stato nell’ambito del processo relativo al porto turistico di Imperia, ieri sera è stato ospite del salotto di “Porta a Porta”, il talk show condotto da Bruno Vespa e in onda su Rai Uno. Caltagirone è intervenuto nella seconda parte della trasmissione, dedicata alle vicende giudiziarie di 4 imprenditori, sottoposti al regime di carcerazione preventiva e successivamente assolti dalle accuse.

ECCO COSA HA DETTO CALTAGIRONE

Il motivo unico della mia assoluzione è che non c’era assolutamente niente e questa è una cosa molto grave. L’accusa contro di me era un’invenzione. I fatti dimostrano questo, dimostrano che un Pubblico Ministero, non parliamo di un discorso globale, un Pubblico Ministero ha portato avanti 300 pagine di accusa, di accuse di ogni genere, supportato anche da una stampa che seguiva ovviamente le accuse del Pubblico Ministero. Gip e Tribunale del Riesame? Voglio aprire una parentesi. Solo chi è passato da questa cosa sa cosa vuoldire. Il Tribunale del Riesame, per qualcuno che è detenuto in carcere, ha 5 giorni per rispondere. Il Pubblico Ministero presenta delle accuse che in questo caso sono composte da 300-400 pagine. Accuse di aver rubato 100-200 milioni, apro parentesi, non si sa dove potevano essere rubati in quanto tutti i finanziamenti venivano dalla parte nostra, tutti privati, non c’era un soldo pubblico, però questa era l’accusa. Allora quando un Tribunale del Riesame è chiamato a rispondere in 5 giorni di un’accusa per cui ci sono voluti 2 anni di dibattimento processuale, lei capisce che è difficile entrare dentro tutte le problematiche di un’accusa di questo genere. Di solito l’accusa prevale, perché questa è la verità. La verità è che è molto difficile in 5 giorni poter analizzare tutto quello che riguarda un’accusa così varia e racchiusa in 300 pagine”.

“Sono state completate le opere a mare. Le opere a terra sono iniziate, ma non finite, a causa di tutto quello che è successo. Perché quando c’è stato il mio arresto, il Pm non si è limitato solo al mio arresto, ma ha decapitato l’azienda, completamente, arrestando l’amministratore delegato, il direttore finanziario e il direttore della tesoreria. A quel punto l’azienda, che era già in crisi a causa del momento economico difficile, è andata completamente in crisi, cioè concordato preventivo e quindi l’azienda è stata costretta a licenziare. 500 persone, direttamente, che sono per strada, e 2 mila persone indirettamente perché erano quelle che rappresentano l’indotto. Io voglio dire che questo è qualcosa di assolutamente inutile, non c’è bisogno di arrivare a questo. Parliamo sempre della carcerazione preventiva, riferendoci alla carcerazione vera e propria, che è sofferenza fisica e mentale. C’è un altro aspetto di cui nessuno parla, ovvero che la difesa è messa in una condizione totalmente subalterna all’accusa. Mentre l’accusa continua a perquisire, a indagare, la difesa non si può difendere. Perché quando l’imputato è in carcere non può difendersi. E ve lo dice un privilegiato che aveva un avvocato che veniva almeno una volta a settimana a vistarmi. Ma molti imputati non hanno questa possibilità, non hanno nessuna possibilità di difesa. Allora questo mette l’accusa nell’impossibilità di difendersi e questo mi pare che anche dal punto di vista costituzionale non sia previsto”.

“Nel corso di questa mia vicenda ho avuto modo di conoscere direttamente o indirettamente molti magistrati. Mi sono reso conto che certi magistrati sono da considerare eccezioni, fuori dalla regola, fuori dalla norma. Perché la stragrande maggioranza dei magistrati invece è molto serie, conscia del ruolo che ricopre. Io credo che quando si verificano situazioni come quella del sottoscritto, debba essere il sistema ad intervenire. Il sistema deve fare in modo che chi è andato fuori dalle righe venga rimesso in riga. Per sistema intendo il Consiglio Superiore della Magistratura, l’Associazione Nazionale Magistrati e in ultima analisi, se non basta, il Parlamento. Questo è il punto, trovare la maniera perché le cose vengano rimesse a posto. Ci sono varie proposte di legge, questa è una mio opinione, io non credo che sia positiva la proposta della responsabilità civile dei giudici, perché io penso che un magistrato debba giudicare serenamente, senza avere minacce pendenti. Cosa intendo per mettere in riga? Dove ci sono delle situazioni abnormi come la mia e come altri casi, ci vuole l’intervento di uno dì questi tre organi che ho menzionato”.

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