A un giorno di distanza dalla notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati di Raffaella Paita, con l’accusa di “mancato allarme”, nell’ambito dell’inchiesta relativa all’alluvione del 9 ottobre scorso a Genova, il candidato del centrosinistra alla presidenza della Regione Liguria ha deciso di rompere il silenzio.
“Questa vicenda mi ha colpito dal punto di vista umano – si legge in una nota stampa – In queste ore per me è stata molto importante la fiducia e il sostegno del mio partito a tutti i livelli e i messaggi delle tante persone che in queste ore mi hanno dimostrato la loro vicinanza. Quello che più sorprende è il merito di quanto mi viene contestato: la mancata allerta.
L’allerta meteo non compete in alcun modo agli assessori, come ho avuto modo di spiegare. Il punto dell’intera questione sta qui: l’assessore non ha alcun potere organizzativo, gestorio e provvedimentale.
Mi viene contestata la cosiddetta “condotta omissiva” per il fatto di non aver dato l’allerta. Su questo punto bisogna essere chiari e le nostre leggi lo sono: la condotta omissiva può esserci solo se c’è un obbligo di azione che nella fattispecie non c’è. Facciamo un esempio che può aiutare a capire la mia situazione: è come se l’assessore alla sanità, a fronte di un paziente a cui non vengano fatti degli esami, avesse il potere di imporli superando la responsabilità del medico. Nel mio caso, per dare l’allerta, avrei dovuto commettere un illecito amministrativo, un abuso di potere; perché dare l’allerta non era e non è in alcun modo in mio potere, come non è nel potere di un assessore alla sanità imporre degli esami ad un paziente. Lo confermano anche i documenti sulle allerte firmate in questi anni. Sono state firmate 100 allerte negli ultimi 10 anni: nessuna è firmata dall’assessore.
Come ho detto dalle prime ore, io sono certa di aver agito con la massima meticolosità e in modo assolutamente conforme al mio runolo di assessore. Ho fatto tutto quello che un assessore in una situazione analoga ha la responsabilità e il dovere di fare. Il mio vero dolore è che, nonostante questo, siano accaduti fatti drammatici che mi hanno profondamente segnata.
Ci tengo moltissimo ad essere chiara: non cerco scappatoie. Tutti sanno quanto io tenga al senso di responsabilità: sempre, anche sulle piccole cose. Ma credo che se passa il principio che l’assessore è colpevole di una azione che non le compete, non si capisce poi più come funziona la macchina delle decisioni.
Non si tratta di interpretazioni, e non lo dico per cavillare, ma perché mi pare sia fondamentale: parlano chiaro gli articoli dello Statuto della Regione. L’art.41 dice che l’assessore regionale ha responsabilità di tipo politico nelle materie delegate dal Presidente e non è organo della Regione. Gli organi sono quelli indicati dall’art 121 della Costituzione: il Consiglio Regionale, la Giunta e il suo Presidente. All’art.69 dello Statuto regionale si dice poi chiaramente che i poteri amministrativi, organizzativi e gestorii spettano ai dirigenti in via esclusiva. Sempre in quell’articolo, c’è scritto che gli uffici sono stabiliti per legge regionale, ovvero per delibera di Giunta regionale. Quindi, ribadisco: l’assessore non ha alcun potere organizzativo, gestorio e provvedimentale.
Non è una questione che riguarda solo Lella Paita: se passa il principio che i politici hanno le responsabilità dei tecnici, è la fine della politica. Questa questione tocca a me, ma riguarda tutti gli amministratori.
Allo stesso modo, sulla Protezione Civile: le procedure sono stabilite da norme dello Stato, della Regione e da linee guida della Giunta che distribuiscono le funzioni nel sistema di protezione civile. Esistono precise linee guida per l’emergenza. Gli accertamenti meteoreologici, la valutazione e la segnalazione al servizio regionale di Protezione Civile sono fatte da ARPAL. E sulla base di tali valutazioni, è il dirigente di protezione civile ad essere competente per decidere su emanazione e gerarchia dell’allerta. Il dirigente è individuato con delibera di Giunta.
Mercoledì è stata una giornata lunga e difficile. Ho voluto prendermi il tempo di riflettere. Cose così importanti non si affrontano a cuor leggero, anche perché non coinvolgono solo Lella Paita.
C’è un tempo per riflettere e un tempo per prendere decisioni difficili. Supportata dal mio partito, dai militanti e da tanti cittadini che credono in me, ho deciso di andare avanti con ancora maggiore convinzione. E posso dirlo? Nella giornata di mercoledì per me umanamente così dura, ho trovato il senso più vero della politica: quello di una comunità di donne e uomini che, proprio nei momenti difficili, sanno essere uniti.