La delegazione di “Per non dimenticare… il diritto al ritorno” era partita per raggiungere l’ospedale di A Awda lungo la Striscia di Gaza, ma da tre giorni, è bloccata nella capitale egiziana per, dicono, motivi di sicurezza.
“Una delegazione di 34 italiani è da tre giorni al Cairo in attesa di potersi recare a Gaza. La delegazione ha l’obiettivo di portare a Gaza aiuti per l’ospedale Al Awda e manifestare solidarietà con il popolo palestinese ribadendo il diritto a poter tornare alle loro terre d’origini. Da tre giorni, invece siamo bloccati nella capitale egiziana, in balia di notizie contradditorie. In pratica da tre giorni viviamo sulla nostra pelle, seppur in millesimi, quello che quotidianamente vivono i nostri amici palestinesi. Tutto questo nonostante la delegazione “Per non dimenticare… il diritto al ritorno” abbia richiesto da mesi tutte le autorizzazioni fornendo all’ambasciata italiana i documenti richiesti. Comprendiamo le difficoltà che sta vivendo l‘Egitto, in questi giorni abbiamo potuto toccare con mano la tensione e il timore che il paese possa cadere nella spirale della violenza. Rispettiamo il suo travaglio e non vogliamo fare nessun tipo di ingerenza sulle scelte interne di questa nazione. Rivolgiamo alle donne e agli uomini dell’Egitto la nostra piena amicizia e solidarietà.
Questa nota si propone di parlare agli italiani. Lo vogliamo fare proprio in questi giorni di festa, nei quali molti nostri cittadini sono bombardati da false notizie tendenti ad istillare un clima di ovattata felicità e serenità, in assoluto contrasto con una realtà fatta, sia in Italia che nel mondo, di continui soprusi, di negazione di diritti e di attacchi alla democrazia e alle libertà. Temiamo che nessun appello in questa direzione arriverà dalla massima autorità dello Stato italiano, il Presidente Napolitano che, al contrario di quanto 31 anni fa fece un ben altro presidente, Sandro Pertini – quando denunciò senza mezzi termini i responsabili dell’eccidio di Sabra e Chatila – non spenderà una parola sulle ingiustizie a cui è condannato il popolo di Palestina. Vogliamo in questo modo essere megafono di quanti normalmente non hanno voce: quelle donne e quegli uomini che vivono tanto a Gaza e in Cisgiordania quanto nei miseri campi in Libano, Siria e Giordania. Tutto questo accade nel più assoluto silenzio della comunità internazionale che in questo modo si rende complice e responsabile di quanto accade in questa parte del mondo. Un silenzio a cui non si sottrae il nostro Paese. Il governo italiano che si vanta di avere rapporti eccellenti con i Paesi dell’area, che stringe le mani dei vari capi di stato di questa regione e firma accordi con un Paese, Israele, che non rispetta i diritti umani e civili, ha qualcosa da dire in merito a questa situazione? Ritiene normale che a suoi cittadini possa arbitrariamente essere impedito il movimento da uno Stato “amico” senza ricevere nessuna spiegazione?
Noi in tutta sincerità riteniamo che non sia assolutamente accettabile tutto ciò e che quindi è necessario che si levi con forza una voce di protesta e di condanna!!!”
Per non dimenticare… il diritto al ritorno (per info 00201202057062 – tuttiagaza2013@gmail.com)