23 Dicembre 2024 07:33

23 Dicembre 2024 07:33

CARABINIERI NON RITIRARONO LA PATENTE AL MARITO DEL PROCURATORE CAPO. COLPO DI SCENA IN TRIBUNALE A TORINO. IL GIUDICE…/ECCO COSA E’ SUCCESSO

In breve: La vicenda, alquanto complessa, ha origine in Sardegna, quando Cabiddu commise un’infrazione del codice della strada che avrebbe...

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Il Gup del Tribunale di Torino Maria Cristina Domaneschi ha dichiarato questa mattina la propria incompetenza territoriale, accogliendo le eccezioni presentate dalla difesa, e condivise dal Pm, nel corso dell’udienza preliminare relativa all’inchiesta sul presunto mancato ritiro della patente, da parte dei Carabinieri di Imperia, a Gianfrancesco Cabiddu, marito dell’ex Procuratore Capo Giuseppa Geremia.

Non sarà dunque il Tribunale di Torino a giudicare i tre indagati per abuso d’ufficio, Gianfranco Cabiddu, il Maggiore dei Carabinieri David Egidi e il Colonnello dei Carabinieri Luciano Zarbano, entrambi in servizio a Imperia all’epoca dei fatti. 

Tutti gli atti processuali saranno trasmessi alla Procura della Repubblica di Imperia  per competenza territoriale. il fascicolo verrà assegnato a un nuovo Magistrato che dovrà decidere se avviare nuove indagini, chiedere l’archiviazione, o chiedere il processo. 

LA VICENDA

La vicenda, alquanto complessa,  ha origine in Sardegna, quando Cabiddu commise un’infrazione del codice della strada che avrebbe comportato il ritiro della patente per l’esaurimento dei punti. Il provvedimento sarebbe stato notificato presso la Caserma dei Carabinieri di Imperia. Ed è da quel momento che il procedimento è finito sotto gli occhi della Procura di Torino.

Secondo l’ipotesi accusatoria, sostenuta dal P.M. Marco Gianoglio, il provvedimento di ritiro della patente sarebbe rimasto chiuso in un cassetto dell’ufficio del Maggiore Egidi, su ordine dell’allora Colonnello Zarbano, e notificato a Cabiddu lo stesso giorno, nel novembre del 2015, in cui quest’ultimo aveva terminato l’iter di revisione della patente, ovvero quando ormai aveva perso di efficacia.

In particolare, secondo l’accusa, i due ufficiali avrebbero atteso che il marito del Procuratore Capo si sottoponesse a un intervento chirurgico agli occhi (per via di un problema alla vista), atto propedeutico al completamento dell’iter di revisione della patente.

Un ritardo nella notifica che, di fatto, avrebbe evitato al marito del Procuratore il ritiro della patente. Il sospetto è che Cabiddu abbia ricevuto un trattamento di favore grazie al fatto di essere il marito di una delle massime autorità in provincia.

Il Colonnello Zarbano, in un primo momento estraneo alla vicenda, sarebbe stato iscritto nel registro degli indagati solo dopo che il Maggiore Egidi lo avrebbe chiamato in causa dichiarando al P.M. di “aver eseguito un ordine del suo diretto superiore”. Versione, quest’ultima, da sempre respinta dal colonnello Zarbano che si è fatto interrogare due volte dal PM e che ha negato ogni coinvolgimento.

L’inchiesta, avviata alcuni mesi fa, e nel corso della quale sono stati sentiti diversi militari in servizio a Imperia, tra i quali il comandante della Stazione Paolo Gianoli, oltre all’ex Procuratore Capo di Imperia Giuseppa Geremia, mai iscritta nel registro degli indagati, si è chiusa con la richiesta di rinvio a giudizio per abuso d’ufficio.

 La vicenda nacque a seguito di un’intercettazione telefonica tra il Vpo, il vice procuratore onorario Maria Carmela Curcio e l’allora direttore del dipartimento di Medicina Legale dell’Asl1 di Imperia Simona Del Vecchio con la quale la prima chiedeva lumi sulla vicenda riferendole di stare attenta alle conversazioni telefoniche. La Curcio, anche lei inizialmente indagata, fu poi archiviata dalla stessa Procura torinese.

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