23 Novembre 2024 21:27

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23 Novembre 2024 21:27

IN TRE A PROCESSO PER LA RAPINA ALLA BANCA CARIGE DI SAN BARTOLOMEO. UNA CLIENTE: “QUANDO SI ACCORSERO CHE ERO INCINTA…”/L’UDIENZA

In breve: Nuova udienza questa mattina in Tribunale a Imperia del processo che vede sul banco degli imputati Salvatore Ciancio , 38 anni, Gaetano Di Mariano, 41 anni, e Francesco Busicelli, 34 anni, tre dei cinque uomini del commando che...

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Nuova udienza questa mattina in Tribunale a Imperia del processo che vede sul banco degli imputati Salvatore Ciancio, 38 anni, Gaetano Di Mariano, 41 anni, e Francesco Busicelli, 34 anni (difesi dagli avvocati Raffaella Agnese e Turrisi), tre dei cinque uomini del commando che, il 27 febbraio 2012, rapinò la Banca Carige di San Bartolomeo al Mare. Gli altri due componenti del commando, Carmelo Sole e Giuseppe Nicolaci, sono stati condannati rispettivamente a 1 anno e 3 mesi di reclusione, con la formula del patteggiamento, e a 3 anni e 4 mesi, con la formula del rito abbreviato.

Davanti al collegio composto dai giudici Aschero, Ceccardi e Trevia, sono sfilati tre testimoni, A.R., dipendente della Banca Carige, V.R., cliente vittima del commando di rapinatori, e Carmelo Sole, uno dei cinque banditi del commando.

DIPENDENTE BANCA

“Lavoravo allo sportello, in una posizione un pò defilata rispetto all’ingresso. Mi occupavo di consulenze. Poco prima dell’orario di chiusura, le ore 16, mi accorsi che c’era un pò di trambusto. Fuori dalla banca c’era un uomo che si agitava e chiedeva di entrare. Ricordo che indossava un cappellino blu. Una volta entrato, prese per il colletto uno dipendenti della banca, dopo aver scavalcato il bancone. Intimò alla direttrice di aprire le porte della banca.

All’interno c’era un complice, indossava una coppola e un paio di occhiali con la montatura spessa. Entrò poi una terza persona, con un passamontagna. Ci fecero spostare in una stanza e ci legarono con delle fascette da elettricisti. Un solo nostro collega rimase ‘libero’. Accompagnò i banditi al caveau e assistette allo scasso. Noi sentimmo il rumore forte di ferraglia, di martellate. Stavano forzando le cassette di sicurezza. I rapinatori dissero di essere armati, ma non ne vedemmo. Non ci fu alcuna minaccia, anche perché noi non opponemmo mai resistenza, obbedendo a tutte le richieste. 

Nel frattempo i rapinatori, con un escamotage, fecero entrare dentro la banca i parenti delle persone che si trovavano all’interno dell’istituto di credito e che stavano aspettando fuori. Successivamente arrivò uno dei rapinatori e disse ‘sta arrivando un vigile urbano’. Lasciarono tutto immediatamente e si allontanarono con il bottino”.

CLIENTE BANCA

Io ero parcheggiata fuori dalla banca e aspetto mia suocera. In macchina, insieme a me, c’era mio suocero. Vidi degli uomini che trafficavano con il cellulare all’interno di un’auto posteggiata poco distante. Subito dopo uscì un uomo dalla banca e disse che mia suocera si era sentita male. Entrammo immediatamente. Una volta all’interno mi venne incontro un uomo e messe ‘vai di la, vai di la, vai di la’. Non mi fu subito chiara la situazione, non pensavo fosse una rapina. Rimasi sconvolta quando, arrivata in una stanza, trovai mia suocera e diverse altre persone legate. I rapinatori legarono anche me e mio suocero. Poco dopo mia suocera disse che ero incinta. I rapinatori allora mi diedero un bicchier d’acqua e mi fecero sedere su una sedia. 

Dissero di stare tutti tranquilli, che non sarebbe successo nulla. Anche un prete si sentì male, venne liberato e legato nuovamente, ma con le mani davanti al petto. Improvvisamente dissero che stava per arrivare un Vigile Urbano. In poco tempo i rapinatori si allentarono e dissero di stare tranquilli, che appena andati via avrebbero chiamato loro i Carabinieri”.

RAPINATORE

Il Pm ha esordito spiegando che Carmelo Sole ha patteggiato una pena di 1 anno e 3 mesi di reclusione, consegnando al giudice uno scritto confessorio nel quale ha ammesso di aver preso parte, in compartecipazione, alla rapina, e di averlo fatto per problemi di natura economica.
“E’ stata una confessione per ottenere una riduzione della pena – ha spiegato l’imputato in sede di testimonianza – Io mi sono accusato, ma solo per quello che ha fatto io. Io solo ho fatto la rapina. Complici? Io non so niente. Ciancio? Di Mariano? Busicelli? Non so chi siano queste persone, mai viste ne sentite”.
Pm e giudici hanno così incalzato Sole, facendogli presente che sarebbe andato incontro al reato di calunnia o, eventualmente, di falsa testimonianza, visto che in sede di patteggiamento aveva dichiarato di aver preso parte alla rapina insieme ad alcuni complici. “Lei allora ha calunniato gli odierni imputati. Ha detto il falso allora? O lo sta dicendo adesso?”.
“Siete voi i giudici – ha replicato Sole – sta a voi decidere se sto commettendo qualche reato. A me non interessa, io queste persone di cui parlate non le conosco”.
 

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