Quattro anni e 10 mesi di carcere oltre a 4500 euro di multa. È questa la sentenza pronunciata questa mattina dai giudici Aschero, Russo e Lungaro nei confronti di Francesco Mazza, 71 anni, accusato di estorsione aggravata e atti persecutori ai danni dei vicini casa, nonché proprietari dell’appartamento dove Mazza viveva in affitto. I giudici hanno invece assolto la compagna di Mazza, Elena Timpau per la quale il PM, Francesca Sussarellu, aveva chiesto la condanna a 2 anni e 1500 euro di multa.
LA REQUISITORIA DEL PM
Il Pm nel corso della propria requisitoria ha accusato Mazza di “aver utilizzato l’espediente di una fantomatica violenza sessuale, compiuta dal vicino di casa sulla Timpau, per adottare una tecnica ricattatoria”.
“Una ricostruzione dei fatti – ha spiegato il Pm – artatamente orchestrata da Mazza per mettere spalle al muro l’ex padrone di casa, che in realtà aveva rivolto solo un complimento alla Timpau, e la sua famiglia. Tutto ha preso il via dalla denuncia di violenza sessuale presentata dalla Timpau. I vicini di casa si sono trovati accerchiati da Mazza e dalla compagna, ridotti in una condizione di profondo malessere, di forte ansia.
Mazza ha anche spesso proferito frasi ad alta voce, per farsi sentire, come ad esempio, dare fuoco alla casa, venire con le pistole, per mettere paura ai vicini di casa. Mazza risulta coinvolto in vari episodi simili, tutti con lo stesso modus operandi, ovverochiedere soldi partendo da un fatto falso”.
La vicenda ha preso il via quando le vittime hanno affittato un appartamento di loro proprietà, adiacente alla propria abitazione, sulle alture di Imperia, a Mazza e alla Timpau.
LA RICOSTRUZIONE DELLA VICENDA NEL RACCONTO DI UNA DELLE VITTIME, IL PADRE DI FAMIGLIA
“Ho conosciuto Mazza tramite un avvocato. Mi telefonò per dirmi che c’era un mio appartamento in affitto che gli interessava. Gli diedi appuntamento. Sembrava interessato. Chiesi una fideiussione, ma lui si oppose, perché disse che non voleva avere a che fare con le banche. Aggiunse che per lui poteva garantire l’avvocato che, da me contattato, mi disse che in effetti poteva garantire perché aveva in mano una pratica che avrebbe portato nelle casse del suo cliente oltre 200 mila euro.
Successivamente accettarono la fideiussione. Dopo avermela consegnata, però, rifiutai. C’era scritto di non farla vedere mai a nessuno, pena una penale di circa 2 mila euro. Mi presentarono così una seconda fideiussione, senza penali, ma sempre con la clausola di non mostrarla mai a nessuno. Firmammo il contratto di affitto.
Tutto andò bene sino al mese di febbraio. Con Mazza avevo buoni rapporti. Si lamentava per il suo stato salute. Mi sembrava una persona bisognosa di aiuto, per questo decisi di aiutarlo. Inizialmente passandogli frutta e verdura del mio orto, successivamente con somme di denaro.
Contestualmente conobbi la moglie (in realtà è la compagna, ndr) di Mazza. Io nella mia vita ho sempre lavorato a contatto con le donne. Faccio lavori di vario genere nelle case e spesso dunque mi trovo a confrontarmi con le donne. Ho sempre avuto la brutta abitudine, ma lo dico ora, dopo tutto quello che è successo, di fare complimenti. Con la moglie di Mazza erano ricambiati. Era una specie di ‘gioco’ tra di noi. Da parte mia divenne un modo di tenere buona una situazione che dopo un pò di tempo aveva iniziato a complicarsi, in quanto Mazza e la moglie iniziarono a non pagare più l’affitto.
Quando chiesi spiegazioni sul perché non pagavano, mi dissero che fino a quel momento aveva pagato l’avvocato Alberti, ma che aveva smesso dopo aver avuto alcuni problemi con la giustizia. Mazza di diceva comunque di stare tranquillo, che avrebbero pagato e che piuttosto sarebbero andati a dormire sotto un ponte.
Nel frattempo io chiesi a Mazza di disdire il contratto di affitto presso l’Agenzia delle Entrate perché non volevo pagare le tasse su affitti che non avrei incassato. Mazza mi disse che lo avrebbe fatto. Io chiesi di portarmi la ricevuta, ma questo non avvenne.
Io iniziai così a lasciare il mio motocarro davanti all’uscita dell’abitazione di Mazza e della moglie, cosicché si dovessero per forza fermare. Un giorno incontrai la moglie di Mazza. Le chiesi della disdetta, ma lei mi rispose che il marito lo lasciava andare all’Agenzia delle Entrate. Chiacchierammo, lei mi disse di essere stanca della sua vita, che si vergognava. Quando la accompagnai sino alla porta, feci il mio solito complimento. Lei si girò, lo ricordo bene, e mi fece un gesto come un bacio.
Il giorno seguente Mazza mi fermò e mi disse che non dovevo più permettermi di fare avances a sua moglie. Mi disse di aver visto e sentito tutto dalla finestra e di aver registrato la conversazione.
Rividi la moglie di Mazza il giorno seguente. Mi disse di stare tranquillo, che si scusava per il comportamento del marito e che comunque la questione era chiusa. Le dissi di dirlo al marito che avevamo parlato così da evitare altri fraintendimenti. Evidentemente lei non lo fece, perché alla sera mi arrivò una mail di Mazza in cui mi diceva che ero innamorato di sua moglie e che dovevo lasciarla stare. Mi accusava inoltre di non aver fatto dei lavori all’interno dell’abitazione dove vivevano.
Mazza mi chiese più volte un aiuto economico. Inizialmente gli diedi 4 mila euro, prima per aggiustare il frigo, poi alcune slot machines con le quali, lui diceva, mi avrebbe poi ripagato tutti i crediti. Iniziò poi a tempestarmi di messaggi, chiedendomi continuamente somme di denaro. Una volta mi diede in pegno una borsa con all’interno monete e medaglie. La portai ai Carabinieri, perché ero preoccupato. Mi dissero di non prestare più soldi a Mazza e di stargli lontano.
Mazza provò anche a darmi in pegno un’auto, che solo successivamente scoprii essere sottoposta a pignoramento, e due cambiali.
Un giorno mentre stavo lavorando, vidi arrivare la moglie di Mazza. Le chiesi di avvicinarsi per chiederle ancora una volta dell’Agenzia delle Entrate. Lei invece di venire da me, entrò in casa. Si avvicinò e mi mise le mani sulle spalle. Io misi le mie sulle sue braccia. Lei mi disse, ‘guarda che c’è il cellulare’. Io la mandai via di casa.
Poco dopo mia figlia e il mio genero ricevettero dal Mazza una mail con la quale quest’ultimo sosteneva che io avessi sequestrato sua moglie e avessi tentato di violentarla. Chiamammo immediatamente i Carabinieri.
Mazza venne da me nei giorni successivi. Posò due cellulari sul tavolo e iniziò a dirmi che avevo provato a violentare sua moglie dopo averla sequestrata. Discutemmo animatamente, gli dissi che volevo parlare con sua moglie. Lui disse di no e aggiunse ‘non abbiamo ancora deciso se denunciarla o no’.
Nel frattempo io avevo continuato ad aiutare Mazza per quel che potevo. Gli dissi anche che avrei chiesto un fido in banca. Ebbi però dei problemi e non mi fu concesso. Ricordo che quando glielo comunicai si infuriò. ‘Vedrai che fine fai pezzo di merda. Porta qui tua moglie e tua figlia’. Dopo qualche giorno passò da casa mia. ‘Tu e tua figlia siete morti che camminano”. Chiamai i Carabinieri. Ero esasperato.
Nei giorni successivi la situazione degenerò. Fuori da casa mia, su pali della luce e muretti, comparsero dei volantini. In uno c’era scritto ‘questa famiglia prima di guardare gli altri dovrebbe lavarsi con l’acido muriatico per togliersi la merda che ha addosso’ e nell’altro ‘qui vive un maniaco sessuale’, con il mio nome e cognome.
Sono stati mesi tremendi. Andavo avanti a ansiolitici e persi 7 kg. Avevo paura per me stesso e per la mia famiglia”.