5 Novembre 2024 17:16

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5 Novembre 2024 17:16

PORTO DI IMPERIA SPA ALL’ATTACCO DEL COMUNE: RICHIESTA DANNI DA 75 MILIONI DI EURO. NUOVE TENSIONI CON L’AVVENTO DI SCAJOLA/GLI SCENARI

In breve: L'impressione è che con l'avvento del nuovo Sindaco, forse anche per le sue dichiarazioni, non del tutto pro Comune in campagna elettorale, il clima si sia nuovamente inasprito

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A poco meno di un mese di distanza dalla lettera di intenti sottoscritta dai soggetti interessati nella vicenda portuale e il Comune di Imperia, i curatori fallimentari della Porto di Imperia Spa hanno fatto pervenire al Comune una richiesta di risarcimento danni pari a 75 milioni di euro. Al centro della controversia l’atto di decadenza della concessione demaniale in capo alla Porto di Imperia Spa firmato nel 2015, Sindaco Carlo Capacci, dal dirigente del settore Porti e Demanio Pierre Marie Lunghi.

Le cause e le dichiarazioni di Scajola

L’atto di citazione è pervenuto al Comune di Imperia il 27 giugno, giorno stesso dell’insediamento del neo Sindaco Claudio Scajola. Lascia per lo meno perplessi il fatto che la curatela fallimentare firmi con il Comune una lettera di intenti per mettere fine alle controversie legali sul porto turistico di Imperia per poi, pochi giorni dopo, notificare allo stesso Comune una richiesta di risarcimento danni da 75 milioni di euro. Una strategia per sedersi nuovamente al tavolo e strappare condizioni migliori al neo Sindaco? O semplicemente un atto dovuto, nell’ottica della tutela dei propri creditori, come avvenuto nelle scorse settimane con il ricorso per revocazione contro la sentenza del Consiglio di Stato che aveva confermato l’atto di decadenza della concessione demaniale?

La richiesta danni sarebbe stata calcolata in base all’ammontare del mancato indennizzo per opere già realizzate dalla Porto di Imperia Spa.

Il 18 dicembre è fissata la prima udienza in Tribunale a Imperia.

L’impressione è che con l’avvento del nuovo Sindaco, forse anche per le sue dichiarazioni, non del tutto pro Comune in campagna elettorale, il clima si sia nuovamente inasprito.

Il 15 giugno scorso, in conferenza stampa, Scajola dichiarava: “Uno firma un atto notarile, paga, e poi gli arriva una lettera che gli dice, mi dispiace, siccome ci siamo levati da soli la concessione, visto che il Comune aveva un terzo della Porto di Imperia Spa, il posto barca non più tuo. Lei andrebbe a comprare da un negoziante he le ha fatto uno scherzo così? Prima di dire che il porto deve tornare al Comune di Imperia, ma scusate, perché il Comune di Imperia il porto non se l’è costruito da solo? Perché non aveva i soldi.

Ma questi qui dei posti barca secondo Lei non faranno cause, dicendo, scusate, chi è che ha fatto decadere la licenza del Comune di Imperia? Benissimo, io ti faccio causa perché voglio il risarcimento. Cioè, dico, non è che i soldi che ci ho messo li perdo e va bene così. Se uno ci ha messo dei soldi dice, l’atto notarile c’era, io faccio valere i miei diritti. Poi vediamo se me li danno. Quindi cosa succederà? Contenziosi a non finire. Ecco perché abbiamo l’obbligo di risolvere i contenziosi.

Il Tribunale di Roma ora è socio a un terzo e deve garantire lo Stato. Deve pagare i creditori? Quindi è evidente che anche il Tribunale di Roma…I soci sono Comune di Imperia, Tribunale di Roma, industriali locali con Carli che ha la maggioranza. Lei pensa che il Tribunale di Roma dica, si, si, prendetevelo io ve lo regalo? Il lavoro è pulire i contenziosi e formare un tavolo di lavoro, ma dove ci vuole un Comune autorevole”.

Il 16 giugno, davanti ai titolari di posti barca dell’Appi, Scajola dichiarava: “Perché il porto non è compiuto? Perché agli imperiesi ha fatto piacere farsi male da soli, sono partite denunce, esposti, blocco dei lavori, fino ad arrivare al punto che chi detiene il 33 % ha deciso di cancellare il proprio 33%, e senza spiegazione. Dovuto a ignoranza, cattiveria, invidia e mistificazione delle cose […] La città di Imperia non si può permetter di lasciare il porto in queste condizioni. Bisogna aggiustare le magagne. Bisogna capire di quali risorse possiamo disporre. Prima di tutto ci sono quelli che hanno finanziato il porto, poi c’è la società Porto di Imperia Spa. Il tribunale di Roma ha un terzo delle quote e ha il dovere di riuscire a realizzare il meglio per pagare i creditori. Il Comune di Imperia ha fato karakiri creando il problema e infine ci sono gli imprenditori locali”.

Dichiarazioni che, forse, vista la situazione giù di per sé piuttosto delicata, con in corso un tavolo di trattativa tra il Comune di Imperia e tutte le parti attrici, potevano essere più ponderate. Di fatto, a pochi giorni dalle dichiarazioni dell’ex Ministro, l’Appi ha deciso di non sottoscrivere la lettera di intenti con il Comune di Imperia, mentre la curatela fallimentare, che invece ha regolarmente firmato la lettera di intenti, ha citato in giudizio il Comune di Imperia.

Dopotutto, sedersi al tavolo con un Sindaco che difende l’operato del Comune, assumendo una posizione a volte anche troppo intransigente, con un Sindaco che invece ne condanna le scelte, cambia radicalmente il quadro.

Se poi la posizione critica di Scajola verso il Comune si rivelerà una strategia vincente nella trattativa con le parti attive dell’affaire Porto Turistico, sarà la storia a dirlo.

 

 

 

 

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