23 Novembre 2024 23:49

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23 Novembre 2024 23:49

IMPERIA: STOP AI BUONI PASTO QUI! TICKET IN SUPERMERCATI, BAR E RISTORANTI. ESPLODE LA PROTESTA DEI LAVORATORI, I SINDACATI:”SITUAZIONE COMPLESSA”

In breve: La situazione si sta verificando in tutta Italia e anche a Imperia, tra i malumori sia dei commercianti, che non ottengono i rimborsi dalla società, sia dei lavoratori, che non possono usufruire dei ticket di cui hanno diritto.

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Sono mesi che si registrano problemi per i mancati rimborsi da parte di “Qui! Group”, società genovese che fornisce i “Qui! Ticket” a quasi 1 milione di dipendenti pubblici, ma anche privati, in diverse regioni del nord-centro Italia, a causa dei problemi economici che sta attraversando.

Sempre più supermercati, bar e attività, di conseguenza, hanno iniziato a non accettare più i buoni pasto, per evitare di vedersi negati il rimborso, facendo scoppiare le lamentele dei lavoratori che non hanno più la possibilità di utilizzare i ticket.

Cosa sono i Qui!Ticket

I Qui! Ticket sono i buoni pasto che i datori di lavoro, pubblici e privati, consegnano ai dipendenti che ad esempio superano un certo tot di ore o che lavorando durante la pausa pranzo, a seconda delle condizioni previste dal contratto. Il loro valore va dai 5 ai 10 euro.

La crisi di Qui! Group

A causa della mancanza di liquidità della società genovese, è scoppiato il caos dei buoni pasto, poiché i commercianti, non venendo più rimborsati, hanno iniziato a non accettare più i ticket dei lavoratori, con un grave disagio per tutte entrambe le parti.

La situazione si sta verificando anche a Imperia, accentuandosi negli ultimi giorni, dato che ormai più nessuna attività accetta i ticket, scatenando grandi malumori.

Consip, la centrale d’acquisto della Pubblica Amminstrazione, ha deciso di sospendere la convezione con la “Qui! Group” per “reiterato, grave e rilevante inadempimento delle obbligazioni contrattuale”.

L’avvio dell’inchiesta

Nelle ultime ore, la Procura di Genova ha aperto un’inchiesta sull’insolvenza della Qui! Group, a quanto trapelato, con l’ipotesi di reato di falso in bilancio e bancarotta fraudolenta. Il fascicolo si trova al momento sul tavolo del sostituto procuratore Patrizia Petruzziello. Al momento si stanno acquisendo i decreti ingiuntivi dei creditori.

I commercianti di Imperia non accettano più i buoni pasto Qui! Ticket

Anche a Imperia i buoni pasto non sono più accettati dai commercianti, sia che si tratti di supermercati, ristoranti, botteghe o bar. La motivazione è semplice, non ottenendo rimborsi da tempo, per loro sarebbe una perdita economica troppo elevata.

 “Abbiamo ricevuto, e continuiamo a ricevere, molte lamentele da parte dei consumatori che vogliono usare i buoni – spiegano i commercianti – Non possiamo più accettarli perché non ci torna indietro la spesa che sosteniamo. Purtroppo non dipende da noi, ci dispiace molto”.

Il punto della situazione con Claudio Bosio, segretario generale Cisl Imperia-Savona

“La situazione è molto complessa perché è Qui! Group è un’azienda che ha diffusione a livello nazionale, con oltre 100 lavoratori occupati.

I ticket, esentasse fino a 7 euro, sono spendibili per un certo periodo di tempo e sono legati a un certo tipo di contrattualità. Sono uno strumento contrattuale molto diffuso soprattutto per i dipendenti pubblici, ma anche tra i privati. In seguito è arrivato anche il ticket elettronico, che si ricarica e funziona come una sorta di bancomat.

Da qualche mese la società è in sofferenza. I ristoratori e i supermercati quando vanno a depositare in banca i ticket spesi per avere il rimborso, non ottengono soldi perché la società non ha liquidità. C’erano già state criticità a marzo-aprile, ora da 1 mese e mezzo quasi tutti gli operatori non li ricevono più per timore di non avere il rimborso.

Anche a Imperia è così, così come a Genova, Savona, Torino, Milano e molti altri posti in Italia. Non li accetta più nessuno, bar, ristoranti, supermercati.

Per ora non c’è una soluzione, bisogna aspettare per vedere se vanno in porto delle trattative per rilevare il marchio o per immettere liquidità. È ancora difficile capire esattamente a quanto ammonta il debito.

Occorrerebbe fare un “inventario”, per stabilire quanti ne sono stati emessi e già spesi e quanti ancora sono nelle tasche dei lavoratori, senza poter essere usati.  Il debito è sicuramente elevato.

Essendo un grosso aiuto per i dipendenti va necessariamente  influire sul reddito disponibile, poiché, mediamente, rappresentavano 100 euro al mese da spendere in cibo, ovvero il 10 % della retribuzione media”.

 

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