22 Novembre 2024 23:02

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22 Novembre 2024 23:02

Imperia: “Lucky”, stop ai panini dopo 30 anni. “Mi prendo una pausa. Ho servito fino all’ultimo cliente con passione”/La storia

In breve: Lucky è sempre stato uno dei punti di riferimento dei giovani (e meno giovani) imperiesi in cerca di un panino e due chiacchiere.

Dopo 30 anni di panini, Luciano Pellicari, noto in città come “Lucky”, ha deciso di prendersi una “pausa” dal mondo della ristorazione, lasciando la paninoteca in Spianata Borgo Peri, che avrà una nuova gestione, di cui era titolare da 11 anni.

Imperia: “Lucky” si prende una pausa dai panini

Dalla paninoteca sotto i portici di Oneglia, passando per Borgo Marina, arrivando fino a Borgo Peri, Lucky è sempre stato uno dei punti di riferimento dei giovani (e meno giovani) imperiesi in cerca di un panino e due chiacchiere, anche a notte fonda. Il suo, però, non è un addio, ma una pausa per schiarirsi le idee e progettare qualcosa di nuovo.

Nel frattempo, ImperiaPost ha deciso di intervistarlo per conoscere qualcosa di più della sua esperienza decennale nel campo della ristorazione e anche per svelare qualche curiosità.

Quando ha iniziato a lavorare nel mondo dei “panini”?

“Nel ’91, all’età di 20 anni. Essendo un cuoco amavo lavorare nella ristorazione, ma odiavo stare chiuso in cucina tra quattro muri. Per questo ho deciso di aprire una paninoteca sotto i portici di Oneglia, dove potevo cucinare ed essere a contatto con il pubblico allo stesso tempo. Da lì non mi sono più fermato. Ho preso la spaghetteria in via XXV Aprile, poi la paninoteca a Borgo Marina, e molte altre attività. Infine, 11 anni fa, ho aperto la paninoteca “Lucky” sulla Spianata. Avere a che fare con il cliente non è sempre facile, ma porta moltissime soddisfazioni. Spesso sono diventato l’amico, lo zio o il confidente di molte persone”.

In tutti questi anni ha servito diverse generazioni di imperiesi.

“Sì. Già dalla prima paninoteca, i miei locali sono diventati un po’ il punto di riferimento dei giovani. Oltre al ricambio generazionale, però, ho mantenuto negli anni molti clienti, rimasti affezionati, che, una volta cresciuti continuavano a venire con i loro figli”.

Ha notato dei cambiamenti nei giovani con il passare degli anni?

“Purtroppo ne ho notati, ma in peggio. Le generazioni di una volta erano più educate e rispettose. Adesso mi capita di notare in molti giovani, non tutti ovviamente, episodi di menefreghismo e maleducazione. Nel mio locale cercavo di mantenere un clima di educazione, sia per il mio lavoro sia per il rapporto con il vicinato”. 

È stato difficile prendere la decisione di lasciare la paninoteca? Quali sono i motivi?

“È stata una decisione difficile e sofferta. Alla fine, però, mi sono convinto. A volte una pausa serve per avere chance migliori in futuro, per guardarsi attorno. Anche i clienti non erano felici della notizia. Avevano organizzato una petizione su Instagram per non farmi andare via e avevano ottenuto 700 firme.

I motivi sono tanti. Uno di questi è il fatto di non riuscire a trovare dei dipendenti che abbiano seriamente voglia di lavorare. È una triste verità”.

Una curiosità, da dove arriva il soprannome “Lucky”?

“È nato quando sono partito per il militare in missione di pace a Sharm El Sheik. Ero nella base MFO di cui fa ancora parte l’Italia. Quando mi sono presentato ai superiori ho detto il mio nome, Luciano, e subito lo hanno abbinato al famoso mafioso italiano “Lucky Luciano”. Da quel momento tutti hanno iniziato a chiamarmi così.

Non mi è mai dispiaciuto, perché, oltretutto, “Lucky” significa “Fortunato” in inglese, e io mi ritengo molto fortunato nella vita”.

La domanda che si faranno gli imperiesi adesso è: tornerà Lucky?

“Il mio lavoro mi è sempre piaciuto tantissimo e non potrei abbandonarlo. La risposta è sì, tornerà. Ho deciso di prendermi una sorta di “pausa”, di “anno sabbatico”, ma ho in mente di tornare, magari con delle novità”.

Un messaggio per i tuoi clienti affezionati?

“Ho servito fino all’ultimo cliente con amore e con passione. Mi mancheranno perché ormai li conoscevo bene e sapevo le loro abitudini. Molti mi dicevano che da me si sentivano “a casa”.  Li saluto e li ringrazio tutti con tutto il cuore per tutti questi anni insieme”.

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