Uno studio realizzato da infettivologi e immunologi degli Ospedali Gaslini e Galliera di Genova, ha testato l’efficacia e la sicurezza di un farmaco, l’anakinra, in grado di spegnere l’esagerata risposta infiammatoria a livello polmonare causata dal Covid-19.
Questo farmaco è da utilizzare nei primissimi giorni dalla comparsa della severa polmonite da Covid-19, come valida alternativa all’utilizzo del tocilizumab.
Lo studio è stato pubblicato sulla più prestigiosa rivista internazionale nel campo dell’immunologia clinica, Journal of Allergology and Clinical Immunology.
Lo studio evidenzia sicurezza ed efficacia dell’uso precoce di Anakinra
Si tratta di un farmaco anti-infiammatorio che può rappresentare una valida alternativa a tocilzumab, da utilizzare nei primi giorni dalla comparsa della severa polmonite da COVID-19.
L’Anakinra è un inibitore di interleuchina-1, una delle molecole più dannose prodotte nel corso della risposta infiammatoria più dannose a livello dei tessuti. Fin dalle prime settimane di emergenza è stato siglato un accordo di collaborazione specificatamente rivolto alla lotta contro l’infezione al COVID-19 tra l’E.O. Ospedali Galliera, uno degli ospedali di Genova maggiormente coinvolti nell’epidemia, e l’IRCCS Istituto Giannina Gaslini.
“Sinceri complimenti agli specialisti che hanno elaborato questo studio, con risultati positivi e incoraggianti tra i pazienti affetti da Covid. Un ulteriore esempio di collaborazione tra le aziende del sistema sanitario regionale, fondamentale nella lotta a questa pandemia” commenta la vicepresidente e assessore alla Sanità di Regione Liguria Sonia Viale.
Il Gaslini rappresenta un centro di eccellenza per lo studio delle malattie infiammatorie, con una grande esperienza nell’uso dei farmaci sopra indicati, per condizioni di tempesta infiammatoria molto simili a quella osservata nei pazienti con polmonite da COVID-19.
Lo studio è stato coordinato dall’equipe degli infettivologi dell’Ospedale Galliera diretti dal dottor Giovanni Cassola e dal dottor Emanuele Pontali unitamente al gruppo di ricerca diretto dal dottor Marco Gattorno, direttore del Centro per le Malattie Autoinfiammatorie e Immunodeficienze dell’Istituto Gaslini, coadiuvato dal dottor Stefano Volpi.
Da anni questo Centro del Gaslini ha focalizzato la sua ricerca sull’interleuchina-1 e sulle implicazioni cliniche legate all’inibizione di questa molecola.
“Siamo soddisfatti dei risultati di questo studio – sottolineano i direttori generali del Gaslini Paolo Petralia, e del Galliera Adriano Lagostena – che si riferisce ad una prima esperienza pilota, mirata a verificare la sicurezza e ad ottenere i primi dati di efficacia dell’uso precoce di alte dosi di anakinra, nei pazienti appena giunti in ospedale con un grave quadro respiratorio associato a infiammazione severa. Attraverso questo studio, si consolida ancora di più la collaborazione scientifica tra l’Istituto Gaslini e l’ospedale Galliera“.
In questo studio si descrive in modo dettagliato l’effetto del farmaco in 5 dei primi pazienti trattati
In tutti i pazienti l’uso del farmaco ha determinato la scomparsa della febbre, una drastica riduzione dei parametri infiammatori e un netto miglioramento del quadro respiratorio severo con cui i pazienti si erano presentati, liberandoli rapidamente dalla ventilazione assistita. Nelle settimane che hanno preceduto l’introduzione di questo trattamento, la maggior parte dei pazienti che arrivavano in ospedale in condizioni analoghe erano destinati al ricovero in rianimazione e all’intubazione. I pazienti descritti in questo primo studio sono stati invece dimessi dopo 7-13 giorni, senza presentare effetti collaterali di rilievo, soprattutto altre infezioni batteriche sovrapposte. L’analisi più completa e approfondita dell’efficacia del trattamento, in tutti i pazienti trattati al Galliera con lo stesso approccio terapeutico nel corso della pandemia, è attualmente in corso e in attesa di pubblicazione.
Come si è arrivati a “testare” il farmaco Anakinra?
“Ci sono sempre maggiori evidenze che la complicanza più severa dell’infezione da COVID-19 è legata ad una esagerata risposta infiammatoria a livello polmonare, e che i farmaci anti-infiammatori utilizzati nelle malattie reumatiche hanno un ruolo cruciale nel ridurre l’impatto di questa terribile complicanza” spiega il dottor Marco Gattorno direttore del Centro per le Malattie Autoinfiammatorie e Immunodeficienze dell’Istituto Gaslini.
“Il primo farmaco di questo tipo ad essere utilizzato è stato un inibitore di interleuchina 6, il tocilizumab, sulla base dell’evidenza di più elevati livelli circolanti di interleuchina 6 nel sangue dei pazienti affetti da polmonite. Nel corso delle prime settimane di pandemia questo farmaco è stato ampiamente utilizzato. L’enorme afflusso di pazienti nel mese di marzo ha determinato una drammatica riduzione della disponibilità di tale farmaco” prosegue il dottor Emanuele Pontali infettivologo dell’Ospedale Galliera.
“Su queste basi in diversi ospedali si è valutato l’impiego di farmaci anti-infiammatori con caratteristiche simili al tocilizumab, già ampiamente utilizzati in situazioni infiammatorie analoghe osservabili in Reumatologia” conclude Gattorno.