8 Novembre 2024 02:19

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8 Novembre 2024 02:19

Camorra: droga e estorsioni, blitz Carabinieri anche in provincia di Imperia. Arrestato 47enne/L’operazione

In breve: I Carabinieri del Comando Provinciale di Napoli infliggono un duro colpo alla criminalità organizzata

I Carabinieri del Comando Provinciale di Napoli infliggono un duro colpo alla criminalità organizzata nella città di Poggiomarino e nei comuni limitrofi. Ventisei le persone finite in manette, con sequestri per circa 50 milioni di euro. Documentati anche contatti con le ‘ndrine calabresi per l’approvvigionamento della droga. L’operazione ha interessato varie province (Napoli, Salerno, Cosenza, Ancona, Reggio Emilia) tra cui anche Imperia, dove i militari hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare. Si tratta di Elia Giosafatte Giuseppe (nato a Rosarno il 19.05.1974), fermato a Sanremo.

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I Carabinieri del Nucleo Investigativo di Torre Annunziata hanno eseguito un’ordinanza di applicazione della misura cautelare della custodia in carcere emessa dall’ufficio G.I.P. del Tribunale di Napoli su richiesta della Procura della Repubblica di Napoli – Direzione Distrettuale Antimafia- nei confronti di 26 soggetti, gravemente indiziati, a vario titolo, di aver fatto parte di due distinte organizzazioni criminali.

L’odierno provvedimento trae origine da un’ampia ed articolata attività d’indagine, strutturata anche sul profilo patrimoniale, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli e sviluppata dal Nucleo Investigativo Carabinieri di Torre Annunziata nell’arco temporale compreso tra la fine del 2016 e febbraio 2020, che ha riguardato due sodalizi criminosi operanti su Poggiomarino, in lotta tra loro per l’egemonia sul medesimo territorio, ma capaci di ricercare e trovare un sostanziale equilibrio nell’approvvigionamento comune di sostanze stupefacenti su larga scala.

Al clan storicamente già riconosciuto su quel territorio, riconducibile a Giugliano Antonio ‘o’savariello’, luogotenente del clan Fabbrocino detenuto presso il Carcere di Nuoro, si è affiancata e contrapposta una nuova entità criminale sorta a seguito della scarcerazione del pregiudicato Giugliano Rosario, o’minorenne, solo omonimo di Giugliano Antonio.

Storico sicario del clan Galasso, Giugliano Rosario rientrava sul territorio di Poggiomarino a partire dal 2016 fruendo dapprima di alcuni permessi premio e poi ottenendo la liberazione al termine di una lunga pena detentiva.

L’obiettivo di Giugliano Rosario era di ricercare occasioni e spazi criminali per affermare l’autonomia di un clan autoctono, proprio nella consapevolezza che il clan dominante su Poggiomarino era capeggiato da Giugliano Antonio proveniente da Palma Campania ed imposto sul territorio dal ras Fabbrocino Mario.

Desideroso di appoggi criminali, Giugliano Rosario intraprendeva alleanze con i Batti di San Giuseppe Vesuviano e con gruppi criminali dell’agro nocerino sarnese, in particolare con i Ferraiuolo di Pagani mentre, in virtù dell’ascendenza con il potente clan Moccia di Afragola, ha rivendicato maggiori spazi operativi arrivando più volte allo scontro con il clan di Giugliano Antonio, retto dal figlio Giugliano Giuseppe Giuliano.

È emblematico di tale situazione di fluidità criminale l’agguato organizzato da sodali del clan di Giugliano Rosario in danno della Caffetteria Giugliano l’11.03.2017 in pieno centro a Poggiomarino, mediante spari esplosi ad altezza d’uomo. Il commando ha agito nella convinzione che il predetto Giugliano Giuseppe Giuliano fosse all’interno del bar ed allo scopo di ridimensionare la sua figura criminale.

Il clan costituito da Giugliano Rosario, che per lungo tempo ne ha coordinato le attività dal carcere attraverso la compagna Caputo Teresa, portaordini del ras verso i promotori liberi, era composto dallo stesso Giugliano Rosario, nel ruolo di vertice e promotore, unitamente ai suoi più diretti fiduciari Manzella Alfonso, Sorrentino Cristian, promotori ed organizzatori dell’associazione, e sovrintendenti alle attività illecite nel campo delle estorsioni e del commercio di stupefacente. In posizione subalterna, Iervolino Antonio e Iervolino Salvatore, curavano il raccordo tra i vertici del gruppo e le altre componenti del clan dedite al controllo del territorio ed al commercio dello stupefacente, tra cui è opportuno menzionare Orefice Giovanni, Nappo Giuseppe e Marano Domenico Gianluca, costituenti, tra l’altro, il braccio armato del clan, deputato a commettere azioni di fuoco ed atti intimidatori.

Con particolare riferimento all’associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, promanazione dello stesso clan capeggiato da Giugliano Rosario ed a cui è stata attribuita l’aggravante dell’agevolazione mafiosa cui all’art. 416 bis c.p., è emersa una fitta rete di spaccio di cocaina e marijuana, approvvigionata rispettivamente da esponenti del clan Formicola di San Giovanni a Teduccio (Urio Giovanni e suo figlio Pasquale) e dalla famiglia Batti. Le cessioni di narcotico avvenivano mediante una fitta rete di pusher anche nella Piana del Sele e nel Cilento ed attraverso persone insospettabili (Mingo Giuseppe guardia giurata, Del Regno Giuseppe titolare di pizzeria, Cioffoletti Antonietta addetta presso un’impresa di pulizie).

L’indagine ha consentito di riscontrare il traffico di stupefacenti attraverso il sequestro di ingenti quantitativi di marijuana e di hashish, con la partecipazione anche di alcune donne e minorenni in qualità di custodi dello stupefacente da smerciare.

Nella parte conclusiva dell’attività d’indagine era peraltro emerso che Giugliano Rosario, sottoposto alla sorveglianza speciale di P.S., aveva spostato l’asse dei traffici illeciti a Pagani, avvalendosi della complicità del figliastro Manzella Alfonso, cantante neo melodico, che attraverso le proprie canzoni reclutava sodali e lanciava invettive verso Forze dell’Ordine e Magistratura.

Il clan di Giugliano Giuseppe Giuliano è risultato operativo soprattutto nel campo dell’approvvigionamento di sostanze stupefacenti ed è risultato in contatto con la ’ndrina calabrese dei Pesce-Bellocco della Piana di Gioia Tauro, dalla quale si riforniva di marijuana attraverso Elia Giosafatte Giuseppe. Il narcotico veniva poi trasportato e custodito da incensurati insospettabili quali De Michele Francesco e De Filippo Adriano, i quali utilizzavano anche furgoni di copertura per la distribuzione del caffè quali vettori per movimentare lo stupefacente.

Altro settore nel quale è risultato ben inserito il clan Giugliano è il riciclaggio di denaro sporco all’interno di numerose aziende ubicate anche al dì fuori dei confini regionali.

Le indagini patrimoniali, estese ai nuclei familiari degli indagati Giugliano Rosario, Viesti Domenico, Caputo Teresa, Vorraro Francesco, Orefice Giovanni, Iervolino Antonio, Iervolino Salvatore Tommaso, Manzella Alfonso, Mingo  Giuseppe, De Michele Francesco, Nappo Mario, Giugliano Giuseppe Giuliano, De Filippo Adriano, Sorrentino Cristian e Pisciotto Elia hanno consentito di evidenziare l’effettiva sussistenza di disponibilità economiche e flussi monetari con reinvestimenti, anche immobiliari, ritenuti sproporzionati ai redditi dichiarati, documentando le sperequazioni risultanti al momento di ogni singolo acquisto e quella maturata negli anni.

Sulla base delle risultanze investigative, è stato pertanto emesso un decreto di sequestro preventivo relativamente a beni mobili (7 autoveicoli e 3 motocicli), immobili (14 appartamenti e 8 terreni), rapporti finanziari (88 rapporti finanziari e 8 polizze assicurative), imprese (1 ramo d’azienda, 5 quote di capitale sociale nonché i beni aziendali e strumentali di 13 società), per un valore complessivo stimato in circa 50.000.000,00 euro.

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