“Regione Liguria resta in zona bianca per la prossima settimana e fino al prossimo monitoraggio, ma non mi faccio illusioni sulla possibilità di rimanere bianchi per l’intero periodo natalizio – Lo ha detto il presidente di Regione Liguria e assessore alla sanità Giovanni Toti, facendo il punto sui vaccini e sulla quarta ondata della pandemia.
Covid, Liguria: contagi in aumento, parla il presidente Giovanni Toti
“Il parametro che ci tiene ancora in zona bianca è quello degli ospedalizzati in area medica in generale, ma l’afflusso nei nostri ospedali è piuttosto importante infatti nelle ultime ore supera i 30 pazienti al giorno su base regionale quindi anche di fronte a una capacità di cura importante dei nostri professionisti e a un turn over che cerchiamo di tenere sotto controllo, è possibile che nel prossimo report Regione Liguria, come altre, possa transitare in una fase di zona gialla che, sulla base di quanto stabilito dal ministero lo scorso 6 dicembre, non cambia comunque le nostre abitudini in quanto prevede solo la mascherina all’aperto”.
Il presidente Toti ha ricordato la partenza, la prossima settimana, delle vaccinazioni pediatriche dai 5 agli 11 anni e l’incontro previsto giovedì prossimo all’Istituto Gaslini con gli specialisti che risponderanno alle domande delle famiglie.
Filippo Ansaldi, direttore generale di Alisa
“Continua l’ascesa dell’incidenza, seppur con una accelerazione leggermente diminuita. L’incidenza nelle diverse province è abbastanza simile, con un’elevata circolazione nella provincia di Imperia che risente dell’’impatto della circolazione del virus, in particolare nel Dipartimento della Costa Azzurra. Il driver di questa quarta ondata è rappresentato dalla fascia pediatrica, sia nella fascia 6-12 anni sia nella fascia 13-19 anni, caratterizzate da un’incidenza decisamente più elevata.
Nella fascia di popolazione più anziana, dove la copertura vaccinale è più elevata l’incidenza è aumentata in modo modesto, sottolineando la grande efficacia del vaccino. I tassi di copertura vaccinale hanno raggiunto valori importanti per le prime dosi e nelle ultime settimane osserviamo un incremento importante anche di terze dosi nelle fasce dei soggetti più fragili, dove rispetto a due settimane fa siamo cresciuti di oltre il 16%”.
Matteo Bassetti, responsabile del Dipartimento regionale Interaziendale di Malattie Infettive e direttore della Clinica di Malattie Infettive del San Martino.
“È stata una settimana molto difficile non solo per le Malattie Infettive ma, in generale, anche per l’area metropolitana di Genova e per l’Ospedale Policlinico San Martino. Ci troviamo in questo momento, a livello di ricoveri, in piena quarta ondata.
Siamo molto vicini al picco, essendo anche un po’ stanchi: il personale sanitario e quello delle Malattie Infettive è ormai da 22 mesi continuativamente coinvolto nella gestione del Covid, che avremmo sperato di poter vedere meno rappresentato grazie alle vaccinazioni. Purtroppo, continuiamo invece a ricoverare pazienti che, deliberatamente, hanno scelto di non vaccinarsi.
Solo in questa settimana abbiamo avuto 10 accessi di soggetti tra i 50 e 60 anni, oltre ad alcuni accessi di soggetti più avanti con l’età; una signora di novant’anni e, ieri, un signore di cento anni, entrambi non vaccinati. Questo significa che abbiamo ancora una forte spinta e pressione da parte dei soggetti non vaccinati, che rappresentano oggi, per noi, la forma più grave di assistenza, in quanto richiedono grande lavoro.
La situazione è, in questo momento, di numerosi posti letto disponibili e di elevato turnover, ma i casi gravi che abbiamo in ospedale, i 7 pazienti in terapia intensiva ai quali si sommano quelli del reparto di Malattie Infettive, riguardano soggetti non vaccinati. Abbiamo continuato, anche questa settimana, ad utilizzare molto gli anticorpi monoclonali.
Li utilizziamo non solo per evitare che soggetti al di fuori dell’ospedale necessitino di essere ricoverati, ma anche nei soggetti già ricoverati. Ricordiamo che oggi i monoclonali sono approvati non solo per prevenire il ricovero in ospedale, ma anche per l’utilizzo in chi ha già forme più impegnative della malattia”.