23 Dicembre 2024 04:47

23 Dicembre 2024 04:47

Peste Suina: in Liguria il punto sulla situazione. “8 casi su 50 capi testati. A breve vademecum per dare indicazioni su aree accessibili e comportamenti consentiti”

In breve: Così il presidente e assessore alla Sanità di Regione Liguria, Giovanni Toti,  durate il punto stampa dopo il tavolo regionale sulla peste suina.

Entro 36 ore emetteremo una ordinanza di natura esplicativa o una faq per garantire a tutti i sindaci e ai cittadini dei Comuni compresi nell’area oggetto dell’ordinanza governativa di sapere in modo chiaro quali siano i comportamenti consentiti e quali quelli vietati: senza derogare dalle indicazioni ministeriali, si tratterà di una sorta di vademecum di ciò che si può oppure non si può fare, dei luoghi dove è possibile o non è possibile recarsi, ad esempio per consentire la frequentazione dei parchi urbani recintati”.

Così il presidente e assessore alla Sanità di Regione Liguria, Giovanni Toti,  durate il punto stampa dopo il tavolo regionale sulla peste suina.

Peste Suina: il punto stampa di regione Liguria

“La preoccupazione è moltissima – aggiunge Toti – perché si tratta di una malattia molto grave per i suini, per cui non esiste alcun vaccino: in caso di diffusione del virus, le regole europee che tutelano il mercato ci costringerebbero ad azioni altamente impattanti sulla produzione delle carni suine nel nostro paese, un mercato che vale oltre 6 miliardi di euro all’anno.

A fronte di questa situazione, l’ordinanza interministeriale era dunque improntata a criteri di massima prudenza, con la perimetrazione di un territorio probabilmente più ampio di quello interessato dal focolaio per evitare che il virus, che ha una fortissima resistenza, possa diffondersi in luoghi in cui gli allevamenti di maiali sono assai più numerosi rispetto al territorio attualmente colpito”.

È necessario ricordare che la peste suina non è trasmissibile o pericolosa per l’uomo.

“Entro tre settimane – aggiunge Toti – il piano di monitoraggio della pandemia, con la modifica conseguente dell’ordinanza ministeriale, che comprenderà il piano di abbattimento selettivo dei capi.

Nel frattempo – conclude Toti – abbiamo già chiesto ai ministri della Salute Speranza e delle Politiche agricole e forestali Patuanelli di prevedere una serie di adeguati risarcimenti per tutte le persone e le attività che avranno danni economici a causa dei divieti, coinvolgendo anche la Camera di Commercio per perimetrare l’ambito dei ristori”.

“Il nucleo di esperti che riunisce principalmente Regione, Asl e Istituto Zooprofilattico – spiega il vice presidente con delega all’Agricoltura e Allevamento Alessandro Pianasi è formato sin dalle prime segnalazioni perché il fattore tempo è indispensabile per arginare l’emergenza epidemiologica.

La priorità è quella di circoscrivere il fenomeno per scongiurare la trasmissione del virus dalle specie selvatiche agli allevamenti, che nella nostra Regione sono prevalentemente a conduzione familiare e allo stato semi-brado. L’area delimitata prevede misure di biosicurezza obbligatorie e come secondo step abbattimenti selettivi, una volta circoscritta l’area critica.

Ci stiamo confrontando con le Associazioni agricole per stimare i danni economici del settore e proporre i conseguenti ristori”.

“Il monitoraggio in Liguria come in Piemonte era attivo da tempo, ed è proprio grazie ad esso che è stato possibile riscontrare il primo caso positivo, il 5 gennaio a Ovada – aggiunge Angelo Ferrari, direttore generale dell’Istituto zooprofilattico di Liguria, Piemonte, Valle d’Aosta – Al momento sono 8 i casi su circa 50 capi testati.

La vera sfida è monitorare con grande attenzione questa ampia area andando a rinvenire le carcasse presenti sul territorio. Saranno particolarmente importanti le prossime 2 settimane perché serviranno a delimitare con maggiore precisione l’area infetta. Serve tempo e serve conoscere meglio questo virus, di cui non sappiamo quale sia il grado di patogenicità: più sarà patogeno e più il focolaio ci chiuderà in breve. Non conosciamo la genotipizzazione del virus: sappiamo che non è di origine sarda”.

“Da domani inizieremo con le battute in collaborazione con gli ambiti di caccia e squadre di cacciatori, senza cani né armi: andremo sul territorio nell’area interessata dall’ordinanza per individuare l’eventuale presenza di cinghiali morti– conclude Roberto Moschi, responsabile del Servizio Veterinaria di Alisa – Lavoriamo anche con le associazioni e società sportive che saranno impiegate nelle aree-parco. Abbiamo preparato un vademecum per le regole da seguire in sicurezza: le persone coinvolte che batteranno le aree, senza toccare gli animali, scatteranno una foto con la geolocalizzazione, e invieranno il tutto al servizio di veterinaria”.

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