Un 26enne, titolare di una ditta edile, è finito a processo davanti al giudice monocratico del Tribunale di Imperia Eleonora Billeri con l’accusa di omicidio colposo nei confronti del padre, morto nel 2022 a seguito di un incidente sul posto di lavoro. Sul banco degli imputati anche un altro imprenditore edile e il proprietario dell’immobile dove è avvenuta la tragedia.
Il 26 febbraio sono stati sentiti svariati testimoni che hanno ricostruito la dinamica cercando di far chiarezza sul come e perché sarebbe avvenuta la morte del 51enne.
La ricostruzione dell’accaduto, la tesi del Pubblico Ministero della difesa
La vittima, un 51enne, era caduto da una scala mentre si apprestava ad eseguire quello che sembrava essere un sopralluogo finalizzato al montaggio di ponteggi per poi procedere all’installazione di un climatizzatore in un appartamento di Ventimiglia. Secondo la Pubblica Accusa gli imputati hanno violato le norme in materia di sicurezza e prevenzione degli infortuni sul lavoro e sono stati negligenti sotto svariati punti di vista.
Secondo la difesa, rappresentata dall’avvocato Marco Bosio, gli imputati invece non si sarebbero macchiati di nessuna colpa e la morte del 51enne sarebbe stata solo una tragica fatalità.
Le testimonianze delle forze dell’ordine e dei membri dell’ASL del dipartimento di prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro
Nell’udienza odierna sono stati sentiti diversi testimoni tra cui un brigadiere, allora in servizio ed intervenuto sul posto. L’uomo ha ricostruito la dinamica dell’incidente, avanzando l’ipotesi che il 51enne, dopo aver raggiunto la sommità del muro si sia aggrappato a una rete metallica per guardare al di là e perdendo l’equilibrio sarebbe precipitando nel vuoto. “Quando siamo arrivati l’uomo era a terra, cosciente, ma gravemente ferito e non riusciva a comunicare”.
La testimonianza poi degli ispettori della ASL di Imperia preposti proprio alla prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro ha sollevato diverse anomalie soprattutto in relazione alla scala utilizzata dalla vittima. Secondo le dichiarazioni dell’ispettore dell’ASL, infatti, la scala sarebbe stata troppo bassa per permettere al 51enne di operare in sicurezza e quindi non idonea. Inoltre sembra che non vi fossero nemmeno i caschi di sicurezza specifici per lavori di questo genere.
Nel corso delle testimonianze da parte dei testi del Pubblico Ministero sono emerse poi ulteriori problematiche relative, ad esempio, all’effettiva idoneità della ditta dell’imputato ad eseguire questa tipologia di lavori. Ma non solo, anche l’assenza di un coordinatore del progetto è stata portata all’attenzione del giudice come elemento cruciale per la tesi del PM.