23 Novembre 2024 18:59

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23 Novembre 2024 18:59

IMPERIA. CASO AGNESI, SERVALLI (IBC): “SPIRAGLI INCORAGGIANTI OTTENUTI CON LA DETERMINAZIONE DEGLI OPERAI, MA NON E’ FINITA”

In breve: Nonostante l'accordo siglato sia un segnale incoraggiante, però, la vertenza Agnesi e tutt'altro che vicina ad una conclusione positiva.

SERVALLI

Sono state settimane molto importanti per la vertenza Agnesi, con fatti molto significativi che meritano alcune una riflessioni. Ecco dunque il pensiero di Mauro Servalli, Imperia Bene Comune

L’incontro tra azienda e sindacati svolto lo scorso venerdì è stato sicuramente un passaggio importante, che ha permesso ai lavoratori e ai loro rappresentanti di prendere un po’ di tempo, spostando l’arresto della produzione di pasta e la definitiva chiusura dello stabilimento dal 31 ottobre 2015 alla fine del 2016. Una piccola boccata d’ossigeno che apre spiragli incoraggianti rispetto alla situazione disperata registrata fino a poche settimane fa.

Un risultato ottenuto esclusivamente grazie alla determinazione delle operaie e degli operai Agnesi, alla loro forza nel sostenere uno sciopero di dieci giorni pesantissimo dal punto di vista economico, alla loro capacità di riportare la vertenza al centro dell’attenzione pubblica e farla diventare un caso nazionale. In questo contesto, risulta particolarmente odioso l’atteggiamento di chi ha cercato di intestarsi, pur non avendone minimamente, il merito di questo parziale risultato, disconoscendo di fatto l’importanza e l’efficacia della lotta intrapresa dai lavoratori e dalle organizzazioni sindacali.

Nonostante l’accordo siglato sia un segnale incoraggiante, però, la vertenza Agnesi e tutt’altro che vicina ad una conclusione positiva. Troppi sono ancora i punti oscuri nel futuro dello stabilimento imperiese. In primo luogo, le decisioni finora assunte dalla proprietà ricadranno interamente sugli operai: un anno di contratti di solidarietà ed un anno di cassa integrazione determineranno una contrazione enorme dei redditi dei lavoratori, con ricadute pesantissime sulla loro vita e su quella delle loro famiglie. Anche se posticipata alla fine del 2016, inoltre, rimane ancora in campo la drammatica prospettiva dell’arresto della produzione di pasta e della chiusura lo stabilimento. Il gruppo Colussi non ha ancora presentato un piano industriale dettagliato e organico, né un piano finanziario di alcuna natura, non ha dato certezze di investimenti sullo stabilimento e sul mantenimento dei livelli occupazionali, non ha detto niente di preciso su quello che intende fare dopo il 2016. Dalla proprietà, insomma, ancora una volta non una parola di chiarezza, non una certezza, nessun impegno preciso sul futuro dello stabilimento.

Se il quadro è questo, una domanda sorge spontanea: cosa aveva da sorridere il Sindaco Capacci dopo l’incontro con Colussi. Forse, il Primo Cittadino dovrebbe cambiare strategia nei confronti di un soggetto più interessato a fare profitto nell’immediato che non a fare impresa, un soggetto che finora si è dimostrato un interlocutore assolutamente inaffidabile. E, forse, dovrebbe ascoltare maggiormente quanto richiesto da lavoratori e sindacati. Insomma, per usare le parole della segretaria generale dello CGIL Susanna Camusso, “trovare un imprenditore che rilanci questa attività”.

Sono ancora convinto, infatti, che per arrivare a una soluzione positiva della vertenza tutte le Istituzioni debbano impegnarsi, a ogni livello, nella ricerca di un soggetto realmente interessato a fare industria e a produrre pasta, utilizzando i mezzi  a propria disposizione per premere in tal senso sull’attuale proprietà. Chiudere lo stabilimento, tenendo il marchio per continuare a produrre magari in Russia o in Romania, è un giochino a cui gli imprenditori italiani ci hanno tristemente abituati e che la politica ha il dovere di contrastare in ogni modo. Per questo, fino a un impegno preciso del gruppo Colussi, dobbiamo evitare di concedere alcunché, sia in campo fiscale che in campo urbanistico.

Un fatto sicuramente impostante, è la notizia comunicata dalle RSU di un imprenditore che parrebbe interessato ad investire nella fabbrica e nel marchio. Significa che, a dispetto della crisi dipinta da Colussi e dalla presunta obsolescenza dell’impianto, lo stabilimento di Imperia ha ancora un grande valore attrattivo e fortissime potenzialità.

Sarebbe importante ripartire da qui e lavorare, tutti, in questa direzione, a partire dall’incontro in Regione previsto mercoledì”.

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