23 Novembre 2024 23:28

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23 Novembre 2024 23:28

IMPERIA. TRAGICA ESCALATION DI SUICIDI. LA PAROLA ALL’ESPERTO. “NON SI TRATTA SOLO DI PATOLOGIE, DISAGIO SOCIALE E SOLITUDINE PREVARICANO”/L’INTERVISTA

In breve: Roberto Ravera, primario di psicologia clinica della Asl 1 di Imperia: "Viviamo in un'epoca di alte aspettative, ognuno di noi pretende molto dagli affetti e dalla vita e quando ci si scontra con le difficoltà e le criticità alcune persone non reggono"

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Imperia. L’escalation di sucidi in provincia negli ultimi mesi ha sconvolto un’intera comunità. Le ultime notizie di ragazzi che hanno deciso di togliersi la vita, oltre ad un grande vuoto, ha lasciato anche scorrere molte domande nella mente degli imperiesi. Una fra tutte è semplicemente “Perchè?”. Per provare a dare una risposta Imperiapost ha contattato Roberto Ravera, primario del servizio di psicologia clinica della Asl 1 di Imperia

D: Le ultime notizie di giovani nel pieno della vita che hanno deciso di suicidarsi hanno sconvolto tutti. Crede sia solo una questione psicologica?

R: “Si tratta di un aspetto complesso e vorrei rifuggire dalle banalizzazioni che forse serviranno alla buona coscienza borghese di alcuni per provare a risolvere le cose. Il sucidio non si può collegare solo alla condizone patologica di una persona, ci sono aspetti etologici complessi da analizzare. Viviamo in una realtà sociale in cui, chiaramente il depresso, il melanconico, il paziente con una forma psichiatrica conclamata rischia di più, ma qui parliamo di una costellazione di persone che sono apparentemente sane e, guardando anche i dati di incidenza di suicidi in provincia, ci deve essere un malessere antico”

D: Un disagio sociale dunque…

R: “C’è un disagio dovuto forse a una non buona o pessima integrazione nel rapporto tra comunità politica, sociale e territorio. C’è molta solitudine e sempre meno spazi di condivisione. Sono trent’anni che lavoro in questo campo, ho una visione ampia gestendo diverse realtà e la mia sensazione è che già nei bambini compaiono sensi di disagio. Viviamo in un’epoca di alte aspettative, ognuno di noi pretende molto dagli affetti e dalla vita e quando ci si scontra con le difficoltà e le criticità alcune persone non reggono. Se si buttano dalla finestra la filosofia, la religione, l’ideologia politica cosa rimane? Il centro commerciale? Se inanelli insoddisfazioni potrebbe essere facile non vedere futuro”.

D: Noi giornalisti, che diamo spazio a queste notizie, potremmo in qualche modo danneggiare delle persone già deboli e che pensano al suicidio mostrandogli casi simili?

Forse esiste un effetto epidemico, ci sono stati casi di suicidi nei giovani e buona regola sarebbe non dare troppo eco a queste cose per evitare un fenomeno di contagio emozionale, però mi rendo conto che  ci vuole anche la capacità di un’elaborazione più complessa da parte della politica. Non è il caso di disperati che si suicidano, qui c’è un corpo sociale che grida aiuto e credo la politica abbia una responsabilità enorme soprattutto.

D: Come mai la politica?

Se smantelliamo il welfare riduciamo i servizi alla persona andiamo a restringere tutte le possibilità di intervento che sono alla base di ogni fenomeno di prevenzione, non solo al suicidio. Si è tagliata la parte vitale che tiene insieme le persone rispetto alla fragilità e alla debolezza. Credo che se continuiamo così saremo soverchiati dal punto di vista antropologico dalle popolazioni che avranno una tolleranza alla frustrazione più alta della nostra. Io lavoro anche in Africa e là hanno una tolleranza al dolore incredibile, non esiste il suicidio. Questa è una riflessione che va fatta”.

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