E’ durato otto ore l’interrogatorio del Governatore della Regione Liguria Giovanni Toti, arrestato il 7 maggio scorso con l’accusa di corruzione, davanti ai Pubblici Ministeri Luca Monteverde e Federico Manotti, affiancati dal procuratore aggiunto Vittorio Ranieri Miniati.
Toti, nella Caserma della Guardia di Finanza di Molo Giano, blindata per l’occasione, ha risposto alle 180 domande formulate dalla Procura depositando, tramite il proprio legale Stefano Savi, anche una memoria difensiva lunga 17 pagine nella quale nega ogni addebito (“nel mio percorso politico ho sempre perseguito l’interesse pubblico […] tutte le mie azioni, anche quelle contestate, sono state ispirate, certamente dalla giusta attenzione verso le imprese operanti sul territorio, ma nell’unica prospettiva della tutela dell’interesse collettivo e del suo progresso“).
Liguria: otto ore di interrogatorio per Giovanni Toti, ecco la memoria difensiva
L’introduzione della memoria
Ad integrazione dell’interrogatorio, deposito questo mio scritto con il quale è mia intenzione spiegare le linee politiche e morali che, da quanto ho assunto l’onore di guidare Regione Liguria, hanno sempre informato l’attività perseguita dalla Giunta regionale nella unica prospettiva di servire il bene e l’interesse comune dei cittadini liguri e delle loro istituzioni. Non è mia intenzione sottrarmi al Vostro esame, ma oggi, così come in futuro, vi è da parte mia la ferma volontà di collaborare, con trasparenza ed onestà, alla ricostruzione della Verità nel supremo interesse della Giustizia, per restituire alla mia figura di uomo e di servitore dello Stato la Dignità che ho costantemente cercato di preservare.
Nel mio percorso politico ho sempre perseguito l’interesse pubblico il quale è il fine unico ed ultimo della mia azione politica; tale fine è seguito, come costantemente rivendicato dal programma politico della maggioranza che mi sostiene, non già mediante la contrapposizione con le rivendicazioni dei privati, quanto piuttosto attraverso la veicolazione di queste verso l’interesse della collettività e del territorio, modalità con la quale si realizza la migliore essenza dell’interesse pubblico.
Il pensiero Liberale, che rappresenta il faro della nostra azione politica, vede, infatti, nell’attività privata non già un fattore egoistico da contrastare ma una risorsa che, lasciata crescere nel rispetto delle regole, rappresenta un valore aggiunto per la collettività quale primario elemento di sviluppo sociale ed economico.
Nell’ordinanza di custodia cautelare, così come nell’intero impianto accusatorio si analizza solo una limitatissima parte dei rapporti tra amministrazione, Presidente, e mondo del lavoro e delle imprese. E di tale limitatissima parte si fa paradigma per tutto il resto. Al contrario, l’atteggiamento e l’animus dei rapporti e dei contesti analizzati dovrebbe invece essere esaminato ed interpretato alla luce della generalità e molteplicità dei rapporti di un lunghissimo periodo.
È da una visione di ampio respiro, che abbracci tutto l’arco della mia presidenza, che si può apprezzare la nostra visione politica e comprendere appieno come tutte le mie azioni (anche quelle contestate) siano state ispirate, certamente dalla giusta attenzione verso le imprese operanti sul territorio, ma nell’unica prospettiva della tutela dell’interesse collettivo e del suo progresso.
La politica di apertura verso il mondo della Impresa, la necessità di rendere più celeri e semplici gli investimenti, sia pubblici che privati, considerati interesse pubblico del territorio, l’importanza di modernizzare il Porto di Genova, anche in collaborazione e concorso con i grandi operatori della logistica (che in un mercato competitivo debbono essere invogliati ad utilizzare lo scalo ligure) l’attenzione con cui l’amministrazione monitora e ove necessario sollecita il disbrigo delle pratiche (ovviamente nel pieno e trasparente rispetto della legge e delle procedure), l’esigenza di aprire alla concorrenza il mercato, anche della grande distribuzione, insomma accelerare la crescita economica del territorio e il suo benessere anche attraverso specifiche politiche di attenzione ben volute e spesso reclamate dai cittadini e dal mondo delle imprese, sono questi tutti elementi del programma politico di amministrazione ritenuti di interesse pubblico e rivendicati in ogni sede, compresa quella legislativa e di controllo del Consiglio Regionale.
In tal senso, prendendo a riferimento il periodo stesso delle indagini, o un qualsiasi ambito temporale della amministrazione, sarebbe stato facile dimostrare che tutte le imprese, le associazioni di impresa e ogni altro soggetto portatore di istanze economiche sia stato trattato con la medesima attenzione, nel postulato assoluto per cui ogni iniziativa imprenditoriale, purché non in contrasto con le leggi o con regole di mercato codificate, si possa considerare di interesse pubblico, portando sul territorio ricchezza e lavoro, in forma diretta ed indiretta.
L’attenzione verso il mondo privato e dell’impresa è stata messa in campo con ogni genere di attività economica e quale che fosse la sua origine, senza alcuna discriminazione: aziende e persone fisiche sostenitrici della mia propria parte politica sono state ascoltate esattamente come soggetti notoriamente con orientamenti politici diversi o politicamente non esposti. Lo stesso dicasi per aziende e persone fisiche che nel tempo hanno contribuito ai comitati elettorali di Toti come aziende e persone fisiche che mai lo hanno fatto. Una rapida analisi della mia agenda quotidiana basterà a darne conferma. La medesima attenzione era riposta senza distinguere per dimensioni e tipologie di impresa, cercando, ove possibile, come si evince anche dalle indagini, di comporre per quanto possibile anche le divergenze da imprese dello stesso settore evitando conflitti e contenziosi, specie di tipo legale, che normalmente rallentano ogni investimento.
Non ho mai travalicato le specifiche competenze degli enti e degli uffici preposti, mai ho ingerito nelle libere scelte e decisioni dei soggetti coinvolti mai ho fatto pressioni verso alcun soggetto, mai ho servito un interesse particolare in danno di quello collettivo.
Mai tale attenzione si è estrinsecata nel superare o modificare il parere dei propri uffici o le istruttorie degli organismi terzi, vedi gli uffici di autorità portuale. Il mio intervento in sede politico/funzionale si è sempre limitato strettamente al percorso autorizzativo tracciato dagli uffici preposti in ogni campo, circoscrivendosi a chiedere una attenzione coerente con le esigenze di rapidità del mercato, o di realizzazione delle opere sollecitate dagli altri organi amministrativi e di Governo (Porto, strutture Commissariali del sindaco Bucci) ovvero a sollecitare, all’interno dei percorsi amministrativi e legislativi, la solerzia e l’attenzione dei Comuni Liguri nel realizzare i piani strategici regionali.
In tutti questi casi, ogni mio intervento è stato esclusivamente teso a realizzare un primario interesse pubblico tanto da essere contenuto in provvedimenti di Legge o nei piani strategici della Regione, nonché rivendicato come realizzazione del programma elettorale premiato dai cittadini nelle urne
Come visto, la mia azione si è sempre limitata, quando la stessa fosse possibile e comunque nel rispetto della legge, a sollecitare analisi e risposte dai soggetti coinvolti nell’ambito e all’interno dei confini già tracciati dai percorsi amministrativi e autorizzativi in essere, vagliati e istruiti dai competenti uffici.
Queste sollecitazioni sono vitali per avere un’amministrazione efficiente che possa dare risposte in tempi ragionevolmente brevi ad istanze legittime.
Avere un’amministrazione efficiente è un requisito fondamentale per essere competitivi rispetto alle altre regioni ed attrattivi per le imprese che già investono o che intendono investire e portare di conseguenza ricchezza e sviluppo al territorio.
Trasparenza e indipendenza della mia azione
La mia azione politica è sempre stata tesa alla tutela della dignità e del lustro della Regione e delle sue istituzioni. Ciò passa attraverso una gestione trasparente della cosa pubblica e della politica. Così come ogni intervento a favore delle iniziative economiche è stato pubblico, spesso attraverso specifiche comunicazioni (si vedano le innumerevoli esternazioni sugli equilibri portuali da raggiungere per interesse pubblico), anche ogni dazione di denaro è avvenuta nella massima trasparenza. Ciò è riconosciuto dagli stessi atti di accusa ove si fa riferimento a bonifici effettuali ai Comitati politici, gestiti nei principi legali della massima trasparenza, con obiettivi e organismi statutari e bilanci pubblicati a norma di legge.
Ogni dazione di denaro è stata accreditata con metodi tracciabili e rendicontata. Del pari tutte le spese sostenute (sia a sostegno della mia attività politica come leader della Lista Toti presente in Consiglio Regionale e in molte amministrazioni municipali, sia per sostenere Sindaci, Liste e candidati collegati e coerenti alla linea politica della Lista Toti, sia per quanto riguarda le iniziative della Coalizione di Governo) sono stati rendicontati e pubblicizzati in termini di legge e anche oltre.
I bilanci e i rendiconti sono stati (e sono ancora) pubblicati sui siti internet delle organizzazioni politiche a mio sostegno. Ogni euro incassato ha avuto una destinazione politica: nessun contributo ha prodotto arricchimento o utilità personale a me, agli altri appartenenti al mio partito o a terzi privati. E proprio per fugare ogni minimo possibile sospetto e garantire massima trasparenza e possibilità di controllo, particolare attenzione è stata posta nel separare ogni aspetto economico della mia vita privata da qualsiasi attività economica legata alla politica, tanto da separare anche i conti correnti personali ed utilizzare per l’attività politica esclusivamente conti dedicati e ‘trasparenti’, con strumenti di accredito e spesa tracciati, tracciabili e sempre rigorosamente documentabili.
Negli atti di indagine si è parlato diffusamente delle cene organizzate per sostenere l’azione politica del mio partito. Questi incontri dimostrano esattamente quanto appena riferito: basti ricordare che alla citata cena tenutasi a Villa Zerbino nel marzo ultimo scorso, quando il contributo di partecipazione era sotto i 500 euro (soglia richiesta dalla legge per la pubblicazione del donatore), si è provveduto a garantire libero accesso agli organi di stampa all’evento, proprio per consentire all’opinione pubblica e ad ogni soggetto interessato la massima possibilità di trasparenza e pubblicità. Tale prassi si è ripetuta in ogni evento legato al finanziamento della attività politica. Gli articoli tratti da giornali e siti internet presenti in atti ne sono una chiara dimostrazione. Chi compie un delitto o ritiene che la sua azione possa configurarsi come tale non si prodiga esso stesso per darne visibilità ed anche prova documentale.
La conciliazione tra il perseguimento dell’interesse collettivo e la trasparenza della mia azione politica si è manifestata negli anni, per limitarci ai soli temi portuali, nell’interlocuzione costante con le diverse realtà ivi presenti per comprenderne le esigenze ma garantendo al contempo un’azione amministrativa imparziale ed efficiente.
Benché non agli atti della misura, per quanto concomitanti, sono gli incontri tra me, gli armatori Grimaldi e il Direttore Generale di Asso-armatori. Questi incontri avevano come fine quello di permettere l’ingresso del più importante armatore di bandiera italiana (Grimaldi, appunto) nel porto di Genova dopo che esso aveva pubblicamente lamentato, in vista dello spostamento dei depositi chimici al Ponte San Giorgio, una propria penalizzazione circa la possibilità di lavorare nello scalo. Poiché ritenni di interesse pubblico non perdere il traffico generato da Grimaldi nonostante l’intenzione del Comune di spostare i depositi chimici, mi attivai in una serie di incontri volti a incrociare le esigenze e i piani di sviluppo di vari soggetti del porto dal momento che la regione riteneva di pubblico interesse anche per il lavoro che i traffici di Grimaldi portavano alla Compagnia Unica.
Potrei ricordare uguale attenzione e interessamento per l’area strategica del Porto di Voltri-Prà, interessato da un piano di espansione delle sue aree a terra caldeggiato dall’azionista, Singapore Port Authority, con cui molte volte nel corso dei mesi ci siamo confrontati, valutando gli interessi pubblici di quel progetto privato. È da sottolineare che tale mio interessamento, analogo a quello per la vicenda oggetto delle indagini, avveniva senza che i due soggetti (Singapore Port Authority e Grimaldi) fossero contributori del comitato Toti, ma, al contrario, sia Grimaldi, attraverso la partecipazione a manifestazioni politiche, sia l’azionista italiano di Psa, per storia, venissero attribuiti alla parte politica avversa. Quanto al confronto sul futuro Piano Regolatore portuale, rilevato che le competenze regionali non ineriscono alla fase programmatoria bensì alla successiva fase autorizzativa, ritengo opportuno specificare che l’attività di confronto è stata costantemente portata avanti con tutti i soggetti della Comunità Portuale, senza favoritismi e parzialità alcuna.
Come potrebbe risultare dalla sola lettura degli atti, il dialogo non è mai stato prerogativa specifica né tanto meno esclusiva del Gruppo Spinelli. Per corroborare l’assenza di qualsiasi collegamento tra dazioni di denaro e la mia attenzione politica a temi di pubblico interesse sarebbe sufficiente incrociare la mia agenda con la rendicontazione dei versamenti denunciati. In questo modo apparirà evidente che l’attenzione e l’impegno da me profuso nelle politiche di ascolto e di lecita agevolazione degli investimenti privati è stato totalmente scollegato da ogni contributo ricevuto. Mi preme ribadire ancora una volta che l’attività di sostegno e ascolto alle iniziative private non aveva quale presupposto né fine quello della vicinanza politica o personale o, ancora, della presenza di una contribuzione (ancorché in tutto e per tutto legittima); l’unica ragione del mio agire è stata quella di aiutare l’iniziativa privata per far crescere la Liguria.
Allo stesso modo, non mi sono mai sentito debitore nei confronti di chi aveva contribuito alla mia iniziativa politica: il fatto di essere contributore o comunque politicamente vicino non ha mai rappresentato un titolo per ricevere da parte mia favori o trattamenti preferenziali; del pari non vi è mai stato alcun mio atteggiamento che potesse in qualche modo dare adito a tale pensiero. Vi era semplicemente una visione ampia e diffusa da parte dei privati circa l’utilità, civica ed economica, di sostenere un’amministrazione che vedeva nell’investimento privato, all’interno delle regole, un mezzo per perseguire un interesse pubblico, oltreché privato. Visione corrisposta dal massimo impegno amministrativo nel sostenere e se possibile agevolare le attività di investimento e di impresa a prescindere dal colore politico delle imprese stesse.
Di seguito a titolo meramente esemplificativo e solo per citare gli ultimi episodi cronologicamente occorsi, una serie di casi in cui imprenditori hanno incontrato e sono stati incoraggiati e sostenuti a prescindere se facessero parte o meno dei donatori liberali alla attività politica di Toti:
- Fratelli Colaninno, ditta Intermarine, (On. Matteo ex Parlamentare PD) incontrati per risolvere pratica urbanistica del capannone sul fiume Magra per poter produrre, come da contratto, imbarcazioni per la Marina. Organizzata riunione con dirigenti e assessore al fine di disbrigare pratica in tempi celeri coerenti con l’appalto in questione. Azienda mai rientrante nell’elenco degli erogatori liberali.
- Società Agri Peq, Famiglia Luzzati, accompagnati da legale di Fiducia Dello Strologo, promotore e richiedente l’incontro. Per illustrare le proprie attività di sviluppo agricolo nell’area di Andora e chiedere il disbrigo più celere possibile per la trasformazione di un compendio immobiliare in albergo e attività turistica (Villa Isnardi). Azienda mai rientrante nell’elenco degli erogatori liberali.
- Vari incontri e visite in stabilimenti a Spezia del Gruppo Ferretti (amministratore Alberto Galassi) più volte sostenuto sia ai tempi del Covid con apposite norme per la consegna delle imbarcazioni sia per i lavori nello stabilimento. Azienda mai rientrante nell’elenco degli erogatori liberali.
- Gruppo Baglietto. Visita e riunioni per seguire la pratica del rinnovo del cantiere nautico. Azienda mai rientrante nell’elenco degli erogatori liberali
- Gruppo Italian Naval Group. Incontri per salutare l’arrivo del Gruppo a Spezia tramite l’acquisto di Perini yacht e illustrazione dei progetti di cambiamento dello stabilimento che richiedono pratiche ambientali e amministrative. Azienda mai rientrante nell’elenco degli erogatori liberali.
- Incontri con vertici italiani del Gruppo Contship principale terminalista spezino. Intensa attività svolta per agevolare l’inizio di un importante cantiere di ammodernamento del terminal indispensabile a lasciare spazio alla stazione crociere. Il cantiere prevede anche investimenti regionali di messa in sicurezza idraulica. Azienda mai rientrante nell’elenco degli erogatori liberali.
- Incontri con vertici italiani dei principali operatori di crociere mondiali (Costa, Royal Msc) per la realizzazione e la gestione della stazione marittima di Spezia e per dirimere con Stazione marittima di Genova le attività di utilizzo della stessa a loro dire penalizzata dal management di stazione marittima Genova. Aziende mai rientrante nell’elenco degli erogatori liberali.
- Webuild, Pizzarotti, Fincantieri: principali aziende di costruzione italiane con miliardi di appalti sul territorio. Decine e decine di incontri per agevolare il rapido disbrigo di ogni genere di pratica e accelerare la partenza di ogni cantiere. Azienda mai rientrante nell’elenco degli erogatori liberali.
- Incontro con i rappresentati della nuova proprietà dell’ ex Hotel Kulm di Portofino (ceduto da Unipol assicurazioni): Meeting organizzato per chiedere attenzione di Regione per la costruzione di una piscina e lo spostamento di antenne di emissione collocate nei paraggi, attività ritenute indispensabili all’investimento. Ci siamo attivati per garantire rapidamente un costruttivo dialogo con gli uffici di Regione e del Parco di Portofino, ritenendo la riqualificazione dello stabile ormai diroccato e la sua destinazione turistica un arricchimento del territorio. Azienda mai rientrante nell’elenco degli erogatori liberali
Questo elenco potrebbe durare a lungo visto il fitto lavoro svolto dalla Presidenza di Regione per agevolare ogni cantiere ed investimento pubblico e privato. Così come numerosissimo è l’elenco delle persone fisiche e giuridiche che hanno sostenuto l’attività politica del Movimento Politico e della coalizione di forze che governa la Liguria e molte amministrazioni civiche collegate.
Il breve elenco, meramente esemplificativo, tende a dimostrare che non vi è stata una ‘messa a disposizione’ della carica differenziata tra datori di elargizioni liberali e non. E neppure alcun trattamento preferenziale su base politica.
Temi portuali
Prima di analizzare nello specifico il merito delle accuse a mio carico, mi preme sottolineare che nella ricostruzione di alcuni fatti l’impianto di indagine presenta carenze ed errori; in particolare, ciò attiene, per i motivi che cercherò di spiegare, alla specificità dei temi portuali, tra loro collegati, quali Carbonile, tombamento calata Concenter, Terminal Rinfuse.
Nessuno degli atti viene predisposto con la mia fattiva partecipazione né con quella dei miei uffici. Tutte le proposte arrivarono da soggetti terzi e furono elaborate e valutare dagli uffici secondo i termini di legge.
In particolare:
- la durata della concessione di Terminal Rinfuse fu determinata dagli uffici secondo criteri normativi ed operativi. Lo ricorda il Commissario Piacenza in una telefonata agli atti delle indagini, prevedendo, per altro, possibili ricorsi vincenti in sede di Tar ove il Comitato Portuale si fosse discostato dalle valutazioni tecnico-economiche dell’istruttoria.
- le esigenze di tombamento delle calate sono funzionali agli sviluppi del porto, programmate dalla Autorità Portuale, le esigenze di spazi per materiali di scavo (Tunnel sub-portuale e altri cantieri) dettate dalla struttura del Commissario Bucci, cosi come i tempi della loro realizzazione.
- le attività di trattativa per cessioni di quote del gruppo Spinelli furono più volte riportate nelle telefonate e nelle chiacchiere, senza tuttavia che le istituzioni e men che meno la Presidenza della Regione ne avesse ricevuto informazione, per altro non dovuta;
- tali informazioni non furono, peraltro mai ricercate.
- viene dato risalto al fatto che taluni incontri avvengono sullo yacht di Spinelli, quasi fosse un luogo nascosto e lussuoso di piacere. Basta conoscere le abitudini di vita e lavoro di Spinelli per sapere che la barca è da sempre utilizzata come succursale dell’ufficio, essendo essa più vicina fisicamente ai terminal del Gruppo della abitazione di Spinelli.
- la proposta di assegnazione del Carbonile Enel al Gruppo Spinelli fu predisposta dagli uffici di Autorità Portuale e non soggetta a valutazione né amministrativa né tecnica degli uffici della Regione. Che tale attribuzione fosse giusta e legittima, per altro, viene riconosciuto anche da uno dei legali di Aponte, incaricato di trattare con Gruppo Spinelli e Autorità Portuale una risistemazione delle aree portuali in cambio del ritiro di una istanza presentata dal gruppo Msc per quella stessa area portuale.
Alla luce di tutto questo, e anche dal quadro complessivo delle indagini, si evince che il mio intervento sulle vicende non inerì gli atti stessi e la loro qualità, ma fu una semplice opera di mediazione e sollecitazione alla realizzazione di un interesse squisitamente pubblico e segnatamente:
- consentire nelle more della realizzazione della Diga foranea e degli altri investimenti portuali di continuare a far lavorare il Terminal Rinfuse (per altro posseduto a metà tra Spinelli e Aponte) senza ricadute negative sulla forza lavoro e sugli investimenti. Si rilevi che, alle attività di istruttoria pubblica della Autorità portuale circa il rinnovo della concessione, nessun altro Gruppo aveva manifestato il proprio interesse alla gestione dello stesso.
- agevolare i lavori infrastrutturali necessari alla coesistenza di più cantieri (tunnel sub-portuale, diga, ecc) lavori sollecitati per tempistica e concatenazione dalla Autorità Portuale e dal Commissario Bucci.
- consentire ai principali operatori logistici del mondo di lavorare e investire nel porto di Genova al fine di aumentare i volumi di traffico e dunque lavoro, investimenti con un beneficio finale anche per l’Erario.
- Si tenga conto che il Porto di Genova risulta essere il primo contribuente italiano.
- Evitare che guerre commerciali o, peggio, il contenzioso legale tra gruppi (nello specifico Spinelli ed Msc) sfociando in contenziosi legali, amministrativi o civili (o addirittura penali) rallentassero o peggio bloccassero la vita del porto con grave nocumento alla economia ligure.
Alla luce di questo, la mia attività, e quella dei miei collaboratori, fu improntata alla sola opera di supervisione, mediazione e sollecitazione della attività in corso, per le quali i tempi di approvazione e realizzazione non erano fattore irrilevante. Senza parzialità, come si evince dalle alternative rimostranze e felicitazioni delle parti in causa verso l’attività stessa; questa appare dunque chiaramente priva di favoritismi, e senza alcuna connessione con i versamenti fatti (Aponte negli ultimi anni non ha versato nulla eppure molte delle sue richieste vengono tenute in conto anche maggiormente di quelle di Spinelli) e senza alcuna pressione esercitata anche solo a mero titolo di influenza politica come ammesso dallo stesso Commissario La Mattina.
Le accuse a mio carico
Venendo ad analizzare per sommi capi quanto mi viene contestato, osservo quanto segue.
La corruzione impropria
Nelle pagine che precedono ho cercato di rappresentare e spiegare che la mia volontà è sempre stata quella di servire esclusivamente il bene pubblico. Come emerge chiaramente dagli atti, nel rapportarmi con Aldo Spinelli, mi interessai alle questioni da lui sollevate in modo spesso disconnesso dal contesto e totalmente estraneo allo spirito della conversazione, attraverso un intervento sempre dettato dallo spirito di pubblica utilità e spesso addirittura in contrasto con gli interessi di Spinelli stesso ma a favore – di fatto – di altri operatori: per perseguire lo sviluppo economico del Porto nella sua complessità era necessario trovare un accordo tra le parti tale da evitare il contenzioso tra gli stessi; un’eventuale vertenza sarebbe stata assai pericolosa in un momento di grande trasformazione e investimenti per il porto.
In riprova di ciò mi sia permesso di citare alcuni aspetti:
- non vi è mai stato alcun mio intervento nel merito della durata della concessione, per altro elaborata dagli uffici tecnici di Autorità portuale senza alcuna intromissione della Regione.
- la durata di trenta anni viene ritenuta equa dagli uffici, ma viene ritenuta equa anche dall’ex Procuratore della Repubblica Cozzi (Corriere della Sera del 12 maggio U.S.)
- dalle intercettazioni appare chiaro che i maggiormente contrari in Comitato Portuale sono Carozzi e Canavese. Il secondo personaggio è notoriamente uomo vicino alla Famiglia Gavio, concorrente diretto in quanto terminalista, con forti interessi sul porto di Savona, Vado Ligure e sul terminal merci ferroviario di Rivolta Scrivia. Nelle stesse intercettazioni ( telefonata con Fratello) si riferisce ai responsabili di quelle infrastrutture in termini di dipendenza gerarchica così come appare particolarmente attento ad aggiornare sulla trattativa il Dott. Cornetto, all’epoca dei fatti amministratore dello scalo di Vado del Gruppo Apm terminal, diretto concorrente degli altri soggetti coinvolti nelle vicende.
Dalle stesse indagini si può ricavare che Canavese muta la sua posizione complessiva rispetto al Gruppo Spinelli non appena contattato da Spinelli stesso per aprire una trattativa’, sia sulle rinfuse, sia sulla possibilità di dirottare traffico merci del nuovo socio di Spinelli, il Gruppo Tedesco Hapag Loyd sullo scalo di Vado Ligure. Allo stesso modo, Carozzi, appare influenzato degli interessi e dalla posizione del Gruppo Aponte con il quale, per il tramite del dott. Lavarello, vi è un fitto scambio di informazioni e il costante allineamento delle strategie In particolare attraverso i dialoghi si apprende la fattiva collaborazione del Carozzi affinché Msc presenti addirittura una istanza concorrente per contrastare quella di Spinelli.
Abbandonata questa ipotesi, Carozzi concorda con il dott. Lavarello stesso la clausola di garanzia che consentirà di trovare poi l’accordo all’interno del comitato portuale e allo stesso promette di inviare in anticipo la delibera che sarà portata in Comitato. In cambio il dott. Lavarello, nelle stesse conversazioni, lascia comprendere chiaramente la gratitudine del gruppo di Ginevra per il lavoro di interdizione svolto, tanto che la conversazione si chiude con la promessa di parlare di … ‘altro’ davanti ad un caffè a quattrocchi e Carozzi rincara dicendo di aspettarsi almeno una ‘bottiglia di champagne’.
Ritengo importante sottolineare gli aspetti sopra ricordati per rilevare la necessità di un interessamento circa i lavori del Comitato Portuale e una attività di conciliazione di interessi tanto divergenti da risultare potenzialmente confliggenti con l’interesse pubblico di crescita del sistema portuale ligure.
In questo contesto vorrei inoltre specificare:
- non ho mai partecipato alle riunioni tecniche svolte, da un lato, per esaminare la concessione, dall’altro per concatenare le varie attività: rinfuse, Carbonile, tombamento. A tali riunioni partecipano Porto e Commissario Bucci, sole istituzioni direttamente coinvolte. L’unico intervento diretto con il commissario La Mattina si risolve, stando alle stesse intercettazioni di La Mattina, in una disamina sul futuro del Porto come eminente interesse pubblico della città. Senza alcuna pressione come dichiarato esplicitamente dallo stesso La Mattina.
- nel periodo oggetto delle indagini non ho mai incontrato né parlato o altrimenti contattato Carozzi. Allo stesso modo nessuno dei membri di prima linea del mio staff lo ha fatto per quanto a mia conoscenza. Non conosco personalmente Carozzi e credo di averlo incontrato in una sola occasione, peraltro conviviale, durante la mia legislatura 2015-2020. Le presunte pressioni, gli asseriti interessi e rapporti riportati dalle parole intercettate del Carozzi, affermazioni per altro ondivaghe e spesso contraddittorie, sono evidentemente frutto di sentito dire o di opinioni riportate.
- come peraltro confermato dagli atti di indagine, io non sono mai intervenuto direttamente nel merito degli atti in elaborazione né sulle valutazioni effettuate dagli organi competenti, non ho mai presenziato alle riunioni tra Commissario, Porto e parti in causa.
- anzi, proprio per mantenere un equilibrio istituzionale non sono mai intervenuto direttamente né alle riunioni tecniche né in alcun mondo diretto e indiretto sui due rappresentanti del comitato portuale nominati dai sindaci di Savona e Genova. Entrambi, non hanno mai parlato con me o con persone del mio staff. L’unico contattato fu con il prof La Mattina, perché nominato da Regione. L’incontro ebbe i contenuti del confronto e non della pressione politica, come ammesso dallo stesso La Mattina.
- il mio intervento si è limitato ad assumere informazioni circa lo stato della situazione, a caldeggiare un accordo il più possibile equo tra le parti in causa, al fine di evitare grave danno agli interessi della città. A riprova di ciò, è da ricordare, come emerge negli atti della inchiesta, la mia richiesta a Signorini di rallentare la pratica per l’attribuzione delle Concessioni a Spinelli. Tale intervento viene attribuito erroneamente alla presenza di una delegazione del Pd ad un incontro con Spinelli. Al contrario, tale intervento, come si evince dalla lettura complessiva degli atti, fu effettuato al solo fine di consentire alle delegazioni di Spinelli ed Aponte di raggiungere un accordo. Un eventuale contenzioso, una guerra commerciale o anche solo la maturazione in uno dei soggetti dell’idea di ostilità per la propria azienda da parte del porto, avrebbe potuto portare a dirottare altrove investimenti e traffici con danno per il lavoro portuale.
Una volta raggiunto l’accordo tutto fu poi approvato senza alcun tipo di intervento fattivo da parte mia.
Ultima e fondamentale considerazione. Appare evidente dalla narrazione contenuta nella ordinanza di custodia cautelare e dalle carte delle indagini che sono intervenuto non solo nei confronti di Spinelli, ma anche di tutti gli altri operatori coinvolti. Ciò risulta dai colloqui intercorsi e, a maggior ragione, dai complimenti per l’impegno messo, da parte dell’uomo di Aponte, dott. Lavarello che riconosce il mio contributo per il buon esito del contenzioso.
Non può definirsi, per logica, diversamente il mio intervento nei confronti di Spinelli rispetto a quello verso Aponte.
In entrambe i casi la mia azione deve ritenersi nella sua realtà fattuale quale attività volta a perseguire il primario interesse del porto.
Contestualità del pagamento
Il tema dell’asserita contestualità tra il pagamento e il mio intervento, viene erroneamente elevato a paradigma dalla prospettiva accusatoria e interpretato del tutto fuori contesto. Tale contesto infatti è da considerarsi in un arco temporale lungo, dal 2015 in poi, nel quale si può facilmente ricavare l’assenza di qualsivoglia prassi di contestualità tra richieste di ‘attenzione’ da parte di un donatore e sollecitazione di sostegno materiale per l’attività politica. Lo stesso discorso vale nel più ristretto ambito temporale delle indagini.
La maggior parte delle attività liberali infatti si spalmano nel tempo in modo totalmente decontestualizzato rispetto ai colloqui presi i esame dalla accusa: in particolare la prima elargizione del Gruppo Spinelli alle campagne politiche del mio partito risale addirittura alla prima campagna elettorale (2015) quando io non ero ancora Governatore e si sono succedute nel tempo con cadenze semmai legate agli eventi politici della Regione (elezioni comunali, regionali o manifestazioni varie) e non legate a specifiche situazioni economiche o alla compresenza di vicende di interesse per Spinelli.
Tale modalità di diffusione nel tempo delle donazioni, identica per ogni donatore, qualifica lo spirito liberale e di sostegno politico alle nostre iniziative in Regione e sul territorio. Sicuramente nella costruzione dell’animus con cui la donazione avviene incide la precisa politica di attenzione dell’amministrazione per le esigenze delle imprese e dei cittadini, intesa come politica generale di cui ogni soggetto per sua parte può beneficiare, ma certamente non incide la presunzione di specifiche utilità legate ad una singola e specifica situazione, men che meno di atti contra legem.
Appare altresì chiaro che il fatto di sostenere la nostra attività politica non viene ritenuta da nessun imprenditore, neppure dallo stesso Spinelli, cosi come da altri (Amico), motivo ostativo per impedire che esso, in occasione di contatti personali e telefonici, possa utilizzare quel momento per sottolineare o informare il Governatore o un suo collaboratore di un problema, un progetto o una esigenza della sua attività, senza tuttavia un rapporto causa – effetto della sua donazione, come dimostra il fatto che lo stesso soggetto ha effettuato più donazioni in momenti e tempi diversi.
A ciò si aggiunga anche in questo caso l’evidenza che, registrando ogni versamento, non solo da parte del Comitato Toti ricevente, ma anche della impresa o del soggetto donatore, appare chiaro che il donatore stesso non considera in alcun modo la sua dazione di denaro come merce di scambio o pagamento di un interesse illecito, attività che anche egli stesso con la pubblicità del versamento si incaricherebbe di denunciare. Si aggiunga, infine, e lo si è già visto che la disponibilità verso il mondo imprenditoriale e dei privati, in generale, è sempre stata data a prescindere anche dalla sola prospettiva di ottenere un contributo: l’ascolto e l’appoggio erano indistinti e funzionali a creare un beneficio di prospettiva per l’interesse pubblico.
Spinelli e il ruolo di altre forze politiche e di altri soggetti
- occorre anche rilevare che, sempre all’interno delle intercettazioni, cosi come nelle dichiarazioni rese davanti al Gip lo stesso Spinelli sottolinea l’abitudine del Gruppo a contribuire alla vita politica della Regione attraverso elargizioni liberali destinate nel tempo a moltissimi soggetti.
- anche in questa ottica e proprio per forzare la posizione attendista delle istituzioni, che evidentemente non si sentono portatrici di interessi privati del Gruppo Spinelli, nonostante esso sia tra i contributori dei Comitati Toti, che Spinelli stesso cerca una sponda nell’ex Governatore Burlando e in una delegazione da lui introdotta ad Aldo Spinelli, caso vuole proprio nei momenti più caldi della vicenda. La coincidenza di tempi può fare apparire il pranzo come elemento usato da Spinelli proprio per trovare un mezzo di pressione per i propri interessi, vista la carenza, a suo dire di attenzione, delle istituzioni, per le sue specifiche ragioni.
- non sfugge neppure che allo stesso pranzo partecipi Giulio Schenone, rappresentante del gruppo Psa in Italia e imprenditore in porto con diversi interessi. Lo stesso, considerato da sempre amico personale e politicamente contiguo all’ex Governatore Burlando, e rappresentante in Confindustria dei terminalisti, in quei giorni interveniva, anche a mezzo stampa, in funzione esplicitamente contraria agli accordi per la risistemazione delle banchine di Sampierdarena e in modo meno netto, ma comunque noto, contro gli investimenti della Diga e dello spostamento dei depositi chimici.
E’ anche in questo caso evidente che Schenone, attraverso la mediazione di Burlando era interessato a conoscere gli sviluppi della situazione per trarne vantaggio per il proprio gruppo e (allargamento del terminal di Pra e destino del terminal Sech che sarebbe stato depotenziato dall’ accordo Spinelli-Aponte e dagli altri investimenti). Altrettanto chiara l’intenzione di Spinelli di concordare tutti i passaggi con un potenziale rivale oppositore dei suoi piani di sviluppo del terminal, così come evidente appare la volontà di Burlando e della sua parte politica di mediare tali rapporti.
Voto di scambio
– per quanto riguarda il voto di scambio è da evidenziare che vinsi le elezioni con circa 380 mila voti. Il sostegno della comunità Riesina si sostanzia, nelle indagini, con una certa approssimazione, di 400 voti, giusto per proporzione e per capire che l’apporto non è tale da turbare l’equilibrio democratico del voto, per altro particolarmente irrilevanti nel caso del candidato, Ilaria Cavo, a cui viene attribuito il mio appoggio.
– i fratelli Testa venivano presentati come attivisti politici con incarichi in Regione Lombardia da due Onorevoli. Nel loro curriculum vi erano incarichi politici legati alla Giunta regionale lombarda. Entrambi gli Onorevoli (Sorte e Benigni) ne garantivano le qualità personali.
– gli stessi, sui social (e credo formalmente) erano rappresentanti ufficiali della Comunità Riesina nel Mondo: il fatto di essere riesini e loro rappresentanti non può equivalere ad essere considerati come persone di malaffare. Analoga attenzione a gruppi organizzati rappresentanti cittadini di comune estrazione (Lucani, calabresi nel mondo) è prestata dalla politica di ogni colore al fine di raccoglierne il consenso.
– ebbi occasione di incontrare i fratelli Testa al massimo due volte. Il loro interesse era rivolto all’ attenzione possibile per una comunità, quella Riesina, spesso soggetta a tutte le difficoltà legate ad immigrazione e integrazione in regioni diverse. Certamente ho dato mandato ai miei collaboratori di dare loro attenzione nei termini di legge. Ma mai di offrire utilità in cambio di voti. La mera generica promessa di una condizione personale e sociale migliore non può essere considerata quale merce di scambio ma consueto frutto dell’attività politica, specie in periodo elettorale;
– atteso che non ho saputo, se non ora, delle promesse fatte ad alcuni (limitatissimi) componenti della comunità, la segnalazione ad imprese private di taluni di loro in qualità di muratori o manovali (per altro mai assunti), tale attività se fosse stata da me conosciuta, e non lo era, senza essere stato io al corrente di eventuali accordi precedenti, sarebbe stata interpretata come sostegno a persone di difficoltà. E anche la richiesta di spostamento di residenza da una casa popolare all’ altra (per altro già assegnata) appare come mero sostegno informativo ad una persona dalle evidenti scarse capacità nel destreggiarsi nella pubblica amministrazione. Spostamento per altro non ci risulta mai avvenuto.
– Alla fine di una lunga ricostruzione, nessuna utilità specifica è andata alla comunità Riesina, né in posti di lavoro né altro. Trattandosi come si evince dalle stesse indagini di persone insistenti per comportamenti ed espressioni, possibile che alcune battute anche tra me e lo staff siano state interpretate fuori dal contesto con cui il tema dei riesini veniva affrontato nelle riunioni.
Il recupero di edifici
Il recupero di edifici abbandonati ad uso turistico corrisponde ad un eminente interesse pubblico legato da un lato alla riqualificazione urbanistica del litorale tramite il recupero di edifici spesso di pregio storico e architettonico, dall’altro a potenziare l’offerta turistica ed abitativa, soprattutto di altro livello, considerando il numero di occupati per metro quadro che fornisce quel tipo di alloggio turistico e l’indotto che irradia nelle strutture circostanti.
In tale senso la coalizione che mi ha sostenuto ha inserito tale obiettivo tra i piani di legislatura e la Giunta e il Consiglio lo hanno recepito più volte nei documenti programmatici.
Nella consapevolezza che per molti anni tali edifici non avevamo trovato acquirenti e sviluppatori immobiliari disponibili ad investire in simili operazioni ad alta concentrazione di capitali perché spesso intimoriti e dissuasi, in passato, da vincoli e pregiudizi, la Giunta Toti ha accompagnato nello stesso modo tutti i progetti di rigenerazione urbana delle ex colonie. In particolare, al fine di dimostrare che nessun trattamento di favore è stato rivolto al Progetto Spinelli mi preme citare alcuni esempi:
- recupero colonia Marinella. Gruppo Bulgarella immobiliare. Attenzione in ogni pratica edilizia ed anche nella contestuale messa in sicurezza del torrente Parmignola così da riclassificare con rischio idraulico minore l’intera area. Coordinamento nella trattativa per poter dotare la struttura di una piscina, indispensabile ad un hotel 5 stelle. Interlocuzione nei rapporti con gli uffici del Comune di Sarzana al fine di poter individuare lecitamente una porzione di spiaggia libera da dedicare alla struttura.
- investimento pubblico di recupero di Villa Zanelli a Savona. In questo caso l’edificio liberty di proprietà dell’ente regionale Arte è stato recuperato con fondi pubblici per poi metterlo a bando di gara per individuare un gestore per l’hotel di lusso realizzato. Anche in questo caso la Regione si è confrontata con il Comune di Savona al fine di verificare la possibilità di assegnare in concessione privata una porzione di spiaggia attualmente libera. Ciò nella consapevolezza che una spiaggia privata sarebbe stata indispensabile al buon esito della gara. Anche in questo caso la spiaggia è ancora pubblica e libera.
Come è evidente il progetto Spinelli, che prevedeva alloggi di lusso con pertinenti servizi di ristorazione e tempo libero e annesso hotel di lusso non ha avuto nessuno specifico trattamento di favore. Al contrario preme sottolineare che la spiaggia in questione è tutt’ora una spiaggia libera, segno che la mia attenzione si limitava al mero interessamento sulle possibilità esperibili per legge per aiutare l’investimento, nel pubblico interesse. Per altro, come si desume dai convergenti racconti di Roberto Spinelli (davanti al Gip, per come emerso dalla stampa) e del Consigliere Regionale Bozzano (intervista al Secolo XIX) l’elargizione liberale di Spinelli avviene molto tempo dopo (oltre due mesi) dalla verifica tecnico legislativa sulla impossibilità di trasformazione della spiaggia. Verifica, per altro, come sarebbe stato dichiarato da Roberto Spinelli, già effettuata rilevandone l’impossibilità, ben prima che il padre lamentasse con me la scarsa attenzione delle amministrazioni per il suo investimento.
Conclusione
Quanto al riferimento di Spinelli al contributo del 2 per mille è una mera informazione (per altro relativa ad altro movimento politico nazionale e non alla lista Toti). La frase ‘un po’ di robe’ (termine da me utilizzato gergalmente in maniera piuttosto lata con differenti significati e declinazioni, come risulta dalle stesse intercettazione) maliziosamente interpretata si riferisce ovviamente a tutti gli altri piani di impresa che per altro lo stesso Spinelli e Aponte avevano illustrato alle autorità e chiesto un fattivo supporto.
La differenza tra ‘ufficiale e il resto dopo’ nel linguaggio di Spinelli tende a diversificare le fonti e modalità di finanziamento entrambe ufficiali visto che ogni versamento appare registrato. Quando alla volontà riportata più volte di schermare i finanziamenti usando più società appare evidente che corrisponda ad una volontà di non rendersi troppo visibili alla stampa (Roberto Spinelli, ‘belin, danno tutti ma sui giornali finiamo solo noi’) e non certo ad eventuali controlli che facilmente sarebbero risaliti alle fonti registrate.
Quanto ai telefoni lasciati fuori dalla imbarcazione, nelle foto non si vede il mio telefono. Telefono che per altro era con me in molte occasioni anche sulla barca e a dispetto dell’atteggiamento altrui, visto che volevo essere sempre reperibile. D ’altra parte nel caso di Punta dell’Olmo, o, della prima chiamata a Signorini per informazioni sulla calendarizzazione del Terminal rinfuse, appare evidente che avessi con me il cellulare visto che chiama dalla stanza dove si trova con gli Spinelli. E’ possibile che in rare situazioni Spinelli abbia chiesto di lasciare il cellulare, perché, come si è poi saputo, temeva di essere spiato da concorrenti a cui evidentemente non voleva far conoscere il suoi piani di impresa che discuteva con le istituzioni.
Spinelli nel ringraziare Signorini del buon esito del Comitato sottolinea ancora una volta che la soluzione trovata è comunque penalizzante per lui (meno anni e clausola di salvaguardia) ‘nonostante quello che avete scritto’. Da ricordare simile soddisfazione espressa dal Gruppo Msc, segno che, attraverso l’equilibrio tra le parti, ha prevalso l’interesse pubblico.
Spinelli ricorda gli interessi specifici di Canavese che ha voluto e realizzato il terminal concorrente a Genova di Vado Ligure con 200 milioni pubblici e lavora direttamente e indirettamente per il Gruppo Gavio tra i principali concorrenti di Spinelli. Tanto da chiederne l’espulsione dal Comitato portuale per incompatibilità e conflitto di interessi.
Da una telefonata tra Spinelli e Cosulich appare evidente la conferma di ogni assenza di collegamento tra la vicenda terminal e i versamenti, tanto che Cosulich (che negli anni , tranne il caso di una nave trasportante barre di ferro sequestrata dai Russi non ha mai avuto temi aperti con le amministrazioni) ha fatto negli anni più versamenti registrati utilizzando anche lui varie società per non gravare evidentemente su un’unica azienda del gruppo. Non solo, Spinelli ribadisce di ritenere ‘regolari’ in suoi versamenti.
Infine, lo stesso Spinelli in una intervista, allegata agli atti, spiega del perché della donazione: essa è destinata alla campagna di Bucci in primavera, ‘Perché Toti e Bucci stanno insieme’. (Bucci all’epoca dei fatti, essendo lontane le elezioni, non ha un contenitore giuridico in grado di ricevere donazioni). La riceverà dal Comitato Toti in occasione della successiva campagna in primavera per un ammontare simile alla donazione di Spinelli, quindi seguendo lo spirito annunciato da Spinelli nella intervista.