Il Pubblico Ministero Veronica Meglio ha chiesto l’archiviazione, dall’accusa di abuso d’ufficio, per il Sindaco di Imperia Claudio Scajola e per l’ex dirigente del settore urbanistica del Comune di Imperia Ilvo Calzia. La vicenda giudiziaria in oggetto è quella della demolizione di un balcone in via della Repubblica, a Imperia, per la quale il primo cittadino avrebbe fatto pressioni su funzionari e dirigenti comunali.
Imperia: abuso d’ufficio, chiesta l’archiviazione per Claudio Scajola e Ilvo Calzia
Nel corso delle indagini, la Procura ha acquisito in Comune la documentazione relativa al balcone e ha sentito, come persone informate sui fatti, due funzionari comunali e l’ex dirigente dell’ufficio Urbanistica, Ilvo Calzia, la cui firma compariva in calce all’ordinanza di demolizione oggetto dell’inchiesta. Al termine degli accertamenti il Pubblico Ministero ha optato per la richiesta di archiviazione non ravvisando reati.
La ricostruzione della vicenda
Il proprietario del balcone di via della Repubblica è un imprenditore edile del capoluogo. Nel dicembre del 2019, dopo aver concordato l’intervento con condomini e amministratore di condominio, presenta una pratica Scia in Comune a Imperia, presso l’ufficio Urbanistica, per l’ampliamento del balcone della casa di proprietà. Il Comune non solleva alcuna contestazione e i lavori (con tanto di ponteggi, ben visibili dalla pubblica via) partono regolarmente e vengono terminati senza intoppi (il balcone viene allargato, dall’affaccio di una porta finestra a tre finestre).
Poi succede qualcosa. Il Comune di Imperia, improvvisamente, dispone un sopralluogo sul balcone il 17 giugno del 2020 e il 15 dicembre del 2020 avvia il procedimento con il quale annulla d’ufficio gli effetti prodotti dalla Scia presentata nel dicembre del 2019. L’imprenditore, nel frattempo, è all’oscuro di quello che sta accadendo. Il 15 febbraio del 2021 l’ufficio urbanistica, decadute le autorizzazioni, avvia il procedimento di demolizione del balcone. Il 24 marzo del 2021 il dirigente Ilvo Calzia firma l’ordinanza.
L’imprenditore viene contattato dal Comune. Gli viene consegnata una lettera con la quale viene informato che i titoli autorizzativi sono stati annullati e che dovrà demolire il proprio balcone. Dai lavori di ampliamento è passato oltre un anno.
L’impresario non si arrende e contatta un legale, l’avvocato Luca Saguato, esperto amministrativista, presentando ricorso al Tar. Il Tribunale, come noto, accoglie il ricorso e annulla tutti gli atti, condannando il Comune, non costituitosi in giudizio, al pagamento delle spese legali, quantificate in 3 mila euro (non è la prima volta che il Comune soccombe al Tar in tema di edilizia, nel novembre del 2021 il Tribunale, accogliendo il ricorso della società Artù, dichiarò illegittimo il regolamento edilizio del Comune).
Nel mirino degli inquirenti una riunione “infuocata”
Nel mirino degli inquirenti era finita una riunione piuttosto accesa tra il Sindaco Claudio Scajola, il dirigente del settore Urbanistica, Ilvo Calzia, e un funzionario, responsabile del procedimento, nel corso della quale il primo cittadino avrebbe criticato duramente (lo stesso fece pochi mesi più tardi in consiglio comunale) l’operato dei tecnici per la gestione della pratica relativa al balcone di via della Repubblica, il cui ampliamento avrebbe deturpato la facciata di un palazzo storico nel centro di Oneglia, chiedendo l’adozione di provvedimenti. Alla riunione avrebbero poi fatto seguito gli atti dell’ufficio urbanistica, culminati con l’ordinanza di demolizione.