“Il quadro epidemiologico è in netto miglioramento, tutti i dati relativi al Covid sono in calo e quindi la situazione in Liguria è buona. La nostra regione viene confermata in zona gialla e sarà così ancora per lungo tempo: la zona bianca ha parametri da cui siamo ancora lontani e quella arancione non è più un tema all’ordine del giorno anche se lo è stato in alcuni momenti di picco di questa quarta ondata ma grazie al lavoro della task force, di tutte le aziende sanitarie e ospedaliere e di tutti i nostri operatori, impegnati non solo nella gestione ospedaliera ma anche nella campagna vaccinale e nell’attività legata ai tamponi, abbiamo retto ad un gennaio abbastanza pesante in modo straordinariamente efficace”. Così il presidente della Regione Liguria e assessore alla Sanità Giovanni Toti ha tracciato il quadro della situazione dell’emergenza covid nella nostra regione.
Covid, Liguria rimane in zona gialla: parla Toti. “Tutti gli indicatori in netto miglioramento”
“In tre province su quattro – aggiunge Toti –l’incidenzasettimanale scende sotto i 900 casi ogni 100mila abitanti, cala costantemente nei numeri anche la pressioneospedaliera, con una diminuzione talvolta meno che proporzionale su alcune specialità come le terapieintensive: questo è dovuto anche al fatto che, come diciamo da tempo, alcuni pazienti sono ricoverati ‘con’ il covid riscontrato nel momento dell’accesso in ospedale ma non ‘per’ il covid e quindi la loro degenza dipende da altre patologie. Su questo aspettiamo che il Governo possa opportunamente intervenire adeguando la normativa in modo da poter avere un cruscotto di dati maggiormente veritiero. Abbiamo avuto un alleggerimento anche negli screeningscolastici che stanno tornando ad un livello di migliore accettabilità anche se il numero di tamponi rimane elevato”. Il presidente Toti aggiunge: “Auspico che nelle prossime settimane il Governo proceda con ulteriori aggiornamenti normativi rispetto ai temi posti ai tavoli tecnici per addivenire a qualche soluzione: penso, ad esempio, ad una semplificazione sia del regime degli isolamenti e delle quarantene sia della casistica e della contabilità dei pazienti Covid nei nostri ospedali”.
“Ora non c’è più l’obbligo di mascherine all’aperto – aggiunge il governatore – e penso che questo vada festeggiato come un segnale psicologico di liberazione anche se la prudenza è sempre opportuna. Per la terza volta dall’inizio della pandemia, lo sforzo del sistema sanitario regionale sarà quello di rimettersi in moto per garantire il ritorno alla piena normalità nelle prestazioni sanitarie in elezione, che in quest’ultima ondata non si sono mai interrotte e quindi siamo più vicini agli obiettivi. Il piano Restart, varato l’estate scorsa quando speravamo in un inverno più tranquillo di quello che abbiamo vissuto, ha comunque prodotto buoni risultati in alcune specialità con prestazioni che sono tornate ai livelli pre pandemici. Non dimentichiamo – conclude – che abbiamo in pancia ancora 700 pazienti circa, quindi lo sforzo dei nostri sanitari è tutt’altro che finito”.
Filippo Ansaldi, direttore generale Alisa
“Il quadro epidemiologico nelle ultime due settimane è stato caratterizzato da una diminuzione della pressione ospedaliera. Si vede bene dall’andamento dei ricoveri covid-19: in due settimane abbiamo perso il 25% dei nuovi ingressi in ospedale. Questo si riflette ovviamente su quello che accade a livello dei posti letto occupati. Rispetto al picco del 25 gennaio c’è un numero di posti occupati in media intensità diminuito del 17%. Rispetto al picco delle terapie intensive, registrato intorno al 10 gennaio, il calo è del 36%.
Osservando l’andamento della pandemia nelle diverse zone della Liguria: Confermiamo che in Asl 1 e 2 l’epidemia è stata precoce: picco a metà gennaio. A fine gennaio c’è stato il picco in area metropolitana genovese, così come nel levante, in Asl 4 e 5, dove però il numero di ricoveri in rapporto al numero di abitanti è stato molto più basso: poco più della metà rispetto alle altre aree della Liguria. Ma anche qui la curva ha iniziato a scendere”.
Angelo Gratarola, responsabile Dipartimento interaziendale regionale di emergenza-urgenza e direttore dell’Unità Operativa di Anestesia e Rianimazione dell’Ospedale Policlinico San Martino
“Si chiudono queste settimane con una decisa riduzione della circolazione virale, in cui gli ospedali iniziano a vedere un rallentamento del passaggio di pazienti con sintomatologia Covid correlata. La riduzione nella media intensità è in atto ormai da circa 15 giorni in maniera decisa, mentre la terapia intensiva tende a fare più fatica. Questo è legato a due ordini di ragioni: la prima è che i malati in terapia intensiva, per la complessità dei quadri clinici, tendono ad avere tempi di degenza e criteri di dimissibilità molto più complicati rispetto alla media intensità. La seconda ragione è che noi abbiamo ormai ricoverato una quota che supera il 20% di pazienti che sono positivi al Covid; pazienti che non hanno la malattia, ma essendo positivi devono essere necessariamente posizionati nelle terapie intensive che abbiamo dedicato a questo tipo di patologia. Vedremo ridursi nelle prossime settimane il numero nelle terapie intensive, ma con una lentezza maggiore rispetto a quello che accadrà nella media intensità. Le prossime settimane saranno strategiche perché gli ospedali dovranno necessariamente cominciare a ritrasformare i posti letto e ridare la mission originale ai reparti, per lavorare e gestire al meglio i pazienti non Covid, tornando così alle condizioni originarie. Si spera che questo avvenga il più rapidamente possibile”.
Matteo Bassetti, responsabile del Dipartimento interaziendale regionale di Malattie Infettive e direttore della Clinica di Malattie Infettive dell’Ospedale Policlinico San Martino
“La situazione nei reparti di Malattie Infettive è di assoluta calma. In questa settimana ci sono state più dimissioni che ricoveri, mentre la durata dell’ospedalizzazione si è ulteriormente ridotta rispetto alla settimana scorsa, arrivando ad avere degenze della durata di 3-4 giorni. Ciò significa che sia la variante Omicron, che oggi è il 98% in Liguria, che la grandissima protezione vaccinale incidono moltissimo anche sulla durata delle ospedalizzazioni. Ancora questa settimana dobbiamo purtroppo piangere decessi nel nostro reparto di persone non vaccinate, anche di età molto avanzata. Trovare un signore di 80 anni nel febbraio 2022 non vaccinato fa molto male sia a chi si è speso per la campagna vaccinale sia per chi ha deciso di non vaccinarlo. Questa settimana è iniziata la somministrazione del Paxlovid, il secondo farmaco antivirale orale a nostra disposizione, così come è continuata la somministrazione del Molnupiravir e degli anticorpi monoclonali, anche se per questi farmaci si è registrata una flessione nell’uso, legata inevitabilmente alla riduzione dell’incidenza e anche delle richieste e delle necessità. Vi riporto il report di AIFA, che colloca la Liguria nuovamente al primo posto in Italia per la prescrizione del Molnupiravir.
Sottolineo inoltre come abbia funzionato e stia continuando a funzionare molto bene la collaborazione con i medici di medicina generale, che ringrazio per lo straordinario lavoro svolto. Un ultimo dato sull’organizzazione del reparto di Malattie Infettive: noi siamo già da 10 giorni al 75% di patologia non Covid e al 25% di patologia Covid. Non dimentichiamo infatti che le malattie infettive continuano ad essere molto frequenti. La capacità di invertire la rotta e recepire pazienti non Covid sarà fondamentale per dare una risposta a tutti quelli che soffrono anche delle altre malattie infettive. Preciso, infine, che al San Martino abbiamo sempre avuto almeno il 50% dei posti letto, anche nel momento delle più grandi emergenze, destinati ai pazienti non Covid”.